Pubblicato il 9 aprile 2016 su StatsOnTheT – Traduzione di Edoardo Salvati
// Un’analisi del Mito 5.
Le dichiarazioni marcatamente sessiste rilasciate da Raymond Moore durante l’Indian Wells Masters 2016 – che lo hanno poi costretto a dare le dimissioni da direttore del torneo – hanno portato alla ribalta il problema della disparità tra sessi nel tennis con maggiore intensità rispetto alla diplomazia caratteristica di simili momenti istituzionali. Giocatori del passato e del presente hanno prontamente espresso la loro opinione sulla faccenda, seguiti dal solito rimpallo di accuse tra ATP e WTA.
In questo contesto, non sono riuscita a trattenere un moto di imbarazzo di fronte al Mito 6 del classico della letteratura statistica sul tennis Analyzing Wimbledon di Klaassen e Magnus, quello per cui la probabilità che un servizio sia valido è la stessa tra singolare maschile e singolare femminile. Al giorno d’oggi, quando moltissimi dei paragoni tra uomini e donne nel tennis sono un implicito tentativo di ricerca della superiorità di una versione sull’altra e viceversa, qualsiasi specifico raffronto basato sulla diversità di sesso rischia di annoiare oltremodo.
Un confronto però supportato da statistiche concrete permette di comprendere con più precisione quali siano gli elementi in comune tra tennis maschile e femminile e quali siano invece le differenze. Il Mito 6 di Klaassen e Magnus si inserisce nella logica di genuino interesse scientifico per la questione, ed è il motivo per cui ritengo valida una rivisitazione dei risultati da loro ottenuti.
Mito 6: “La probabilità che un servizio sia valido è la stessa tra singolare maschile e singolare femminile”
Con i dati delle partite di singolare tra il 1992 e il 1995 a Wimbledon, Klaassen e Magnus hanno trovato che le donne tendono a servire più prime in campo (il 60.8% contro il 59.4% degli uomini) e hanno sostanzialmente la stessa efficacia degli uomini sulle seconde di servizio (l’86.0% contro l’86.4% degli uomini). Considerando che una seconda di servizio non valida comporta automaticamente il doppio fallo, quest’ultima statistica indica anche quanto differisca la probabilità di doppio fallo sulla seconda di servizio tra i due circuiti. Grazie a uno studio accurato sulle prestazioni al servizio a Wimbledon, Klaassen e Magnus concludono che, rispetto a una seconda di servizio, la probabilità di fare doppio fallo è statisticamente identica tra tennis professionistico maschile e femminile, nelle partite singolari.
Il Mito 6 analizza anche la probabilità di fare doppio fallo su un punto al servizio, un aspetto leggermente diverso dalla probabilità di doppio fallo sulla seconda di servizio. Infatti, la probabilità di doppio fallo su un punto al servizio genericamente inteso deve tenere in considerazione quanto spesso un giocatore si trovi a servire la seconda: un’alta percentuale di prime di servizio e/o una bassa percentuale di doppio fallo sulle seconde di servizio potrebbero diminuire la probabilità di fare doppio fallo su un punto al servizio quando il giocatore si appresta a servire.
Klaassen e Magnus non riscontrano differenze sostanziali nella probabilità di doppio fallo su un punto al servizio e descrivono questo risultato come ‘un fatto notevole, che richiede ulteriore indagine’. In assenza di una spiegazione esplicita da parte dei due autori sul perché questo fatto sia degno di attenzione, si può ipotizzare che si aspettassero di osservare una differenza più marcata tra i due circuiti sulla frequenza di doppi falli.
Una rivisitazione del Mito 6
Di fronte ai profondi cambiamenti nell’attrezzatura, nella tenuta fisica dei giocatori e negli stili di gioco rispetto agli anni ’90, ero curiosa di vedere se la frequenza sull’erba di una prima e seconda di servizio valide all’inizio degli anni ’90 potesse avere riscontro anche nel tennis attuale e anche su altre superfici. Utilizzando le statistiche di Tennis Abstract, ho messo insieme le percentuali sulla prima e seconda di servizio di tutte le partite dei primi 100 giocatori del mondo tra il 2006 e il 2014 (il periodo con maggiore completezza di dati sia per l’ATP che per la WTA).
Prima di servizio
L’immagine 1 mostra la percentuale nella prima di servizio per tipologia di superficie e circuito. La frequenza di una prima di servizio valida è rimasta relativamente stabile sulla terra e sul cemento per entrambi i circuiti, ma le medie si discostano per superficie, con i due circuiti che registrano la percentuale più alta sull’erba e quella più bassa sul cemento. Le differenze non sono importanti (in realtà un punto percentuale al massimo) ma comunque presenti. Negli anni più recenti, le donne hanno avuto un punto percentuale in più sulle prime palle, in percentuale, rispetto agli uomini sulla terra e sul cemento. Le differenze sull’erba sono meno evidenti, specialmente dal 2010 in avanti.
IMMAGINE 1 – Prima di servizio valida
Sull’erba, complessivamente, il circuito femminile ha avuto una percentuale di prime di servizio valide del 63.8%, contro il 63.2% degli uomini. Rispetto ai risultati di Klaassen e Magnus dei primi anni ’90, i due circuiti presentano un’efficienza (intesa come capacità di controllo) con la prima di servizio sempre più ravvicinata.
Seconda di servizio
Relativamente alla percentuale sulla seconda di servizio, la situazione è molto diversa. Il livello di esecuzione è in generale molto elevato, come ci si può attendere da un colpo solitamente conservativo. Se per la prima le percentuali erano intorno al 61-63%, la seconda di servizio si attesta intorno all’86-87% per la WTA e il 91-92% per l’ATP. La terra è la superficie in cui entrambi i circuiti raggiungono la maggiore efficacia, quindi il minor numero di doppi falli. Complessivamente, gli uomini hanno avuto una percentuale sulla seconda di servizio superiore di circa 5 punti percentuali. Il vantaggio è rimasto stabile sulla terra e sul cemento, ma sembra in riduzione sull’erba.
IMMAGINE 2 – Seconda di servizio valida
Rispetto ai primi anni ’90, l’efficienza al servizio, specialmente sulla seconda, presenta dinamiche di altro livello. È aumentata la capacità di controllo, ma sono cresciute anche le differenze tra circuiti. È difficile evidenziare una singola causa di queste differenze, visto che sono molteplici i fattori che determinano la semplice statistica ‘valida’ o ‘non valida’, tra cui la tecnologia delle racchette, le tipologie di servizio (con effetto, rotazione, etc.), la propensione a rischiare, etc. Queste analisi confermano però che, nei dibatti tra generi nel tennis, è più sicuro commentare con “è complicato”. ◼︎