Pubblicato il 19 agosto 2016 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Negli ultimi anni commentatori e spettatori di tennis hanno beneficiato di statistiche relative alla distanza percorsa dai giocatori in una partita (distance run stats) o – di solito – nei punti di maggiore intensità.
Si tratta di una delle varie possibilità fornite dalle molteplici telecamere puntate su un campo da tennis. Per lungo tempo gli appassionati hanno desiderato avere informazioni di questo tipo, specialmente per gli scambi più lunghi.
Come accade però spesso per nuove tipologie di dati a disposizione, nessuno sembra essersi chiesto se abbiano davvero un significato. Grazie a IBM (e non avrei mai pensato di dirlo!), ora possiamo andare oltre le semplici curiosità numeriche per trovare delle prime risposte.
Nello svolgimento del Roland Garros e di Wimbledon 2016, è stata calcolata la distanza percorsa per ogni punto su diversi campi principali. Per questi due Slam ci sono quindi numeri sulle distanze per 103 dei 254 incontri di singolare maschile. È disponibile anche un campione significativo per le partite femminili, che sarà oggetto di futura analisi.
Una prima introduzione
Si può iniziare a prendere confidenza con alcuni di questi numeri. Delle partite concluse senza ritiri, la distanza più breve è stata percorsa da Rafael Nadal nel primo turno a Parigi contro Sam Groth. Nadal ha corso per 960 metri contro i 923 di Groth, l’unica partita in cui la distanza totale percorsa non ha superato i due chilometri (km).
All’estremo opposto, nel quarto turno del Roland Garros Novak Djokovic ha corso per 4.3 km contro Roberto Bautista Agut, il quale a sua volta ha percorso la notevole distanza di 4.6 km. Anche la finale del Roland Garros tra Djokovic e Andy Murray è tra le partite con maggiore distanza percorsa, per un totale di 6.7 km, suddivisi quasi equamente tra i 3.4 km di Djokovic e i 3.3 km di Murray.
Murray è abbonato alle maratone: ha giocato in ben quattro dei primi dieci match di questa speciale lista. (Occorre specificare che, per merito della finale a Parigi e della vittoria a Wimbledon – con 14 partite Murray è eccessivamente rappresentato).
In media, in una partita due giocatori percorrono in totale 4.4 km o poco più di 20 metri a punto. Se si riduce l’analisi ai punti con 5 o più scambi (un metodo valido, per quanto sempre di approssimazione, per eliminare gli scambi brevi in cui è il servizio ha determinare in larga parte la conclusione del punto), la distanza mediamente percorsa è di 42 metri a punto.
Ovviamente, sulla terra di Parigi i punti tendono a essere più lunghi e i giocatori a correre di più. Al Roland Garros durante una partita vengono in media percorsi 4.8 km contro i 4.1 di Wimbledon (nel campione considerato però le partite del Roland Garros sono quasi il doppio di quelle di Wimbledon e questa disparità si riflette sui numeri complessivi). Rapportato al singolo punto, sono 47 metri sulla terra e 37 metri sull’erba.
Non è una delle chiavi della partita
Se percorrere una grande distanza all’interno di un singolo scambio può risultare fondamentale, fare più strada dell’avversario non è condizione sufficiente per vincere una partita. Infatti, solo poco più della metà (53) delle 103 partite del campione considerato è stata vinta dal giocatore che ha percorso la distanza maggiore.
È possibile che alcuni giocatori traggano maggiore o minore vantaggio dalla distanza effettivamente percorsa rispetto a quella dell’avversario. Sorprendentemente, Murray ha percorso una distanza inferiore del suo avversario in 10 delle 14 partite giocate, tra le quali anche le vittorie al Roland Garros contro Ivo Karlovic e John Isner (i giocatori dal servizio bomba, dotati generalmente di una minore facilità di spostamento, possono costringere l’avversario a fare meno distanza, visto che moltissimi dei loro colpi sono del tipo “botta vincente-o dentro-o fuori”. Va detto che a Wimbledon Murray ha fatto più distanza di Nick Kyrgios, un altro giocatore con il servizio bomba).
Si pensa che giocatori fisici e di resistenza come Murray o Djokovic, in grado di coprire velocemente tutto il campo, costringano i loro avversari a fare lo stesso o di più. Nelle dieci partite giocati tra il Roland Garros e Wimbledon, Djokovic ha percorso più distanza del suo avversario solo due volte, nella finale a Parigi contro Murray e al secondo turno di Wimbledon contro Adrian Mannarino.
In generale, percorrere una distanza inferiore dell’avversario non sembra portare automaticamente alla vittoria, ma può essere così per alcuni giocatori del calibro di Murray e Djokovic.
Sulla stessa falsariga, la distanza complessivamente percorsa può rivelarsi una statistica valida. Per quei giocatori il cui tennis è fatto di scambi lunghi e fisicamente dispendiosi, la distanza totale percorsa può rappresentare un’indicazione della loro effettiva abilità nel direzionare la partita su un piano prettamente fisico.
Ma può anche essere che che i numeri, in aggregato, non rivelino più che delle semplici curiosità. Mediamente, in una partita la differenza di distanza percorsa tra i due giocatori è stata di 125 metri, cioè un giocatore ha percorso solo il 5.5% in più di distanza. Come vedremo a breve, una differenza così ridotta può dipendere semplicemente dal fatto che un giocatore ha raccolto più punti diretti al servizio.
Considerazioni a livello di singolo punto
Nella maggior parte dei punti, il giocatore in risposta fa molta più strada di chi è al servizio. Chi serve infatti costringe l’avversario a iniziare per primo la corsa e, nel tennis maschile moderno, il giocatore al servizio raramente deve fare grandi spostamenti per il suo colpo successivo.
In media, chi è in risposta deve percorrere un po’ più del 10% di distanza aggiuntiva rispetto a chi serve. Quando entra la prima di servizio, la differenza sale al 12%, mentre sulla seconda scende al 7%.
Per estensione, ci si potrebbe attendere che il giocatore che copre più distanza perda più facilmente il punto. Questo non tanto perché fare più distanza sia necessariamente un aspetto negativo, ma per il vantaggio intrinseco di chi è al servizio, elemento che si riflette anche nelle statistiche sulla distanza percorsa. E questa assunzione risulta infatti corretta: il giocatore che percorre la distanza maggiore in un singolo punto perde il punto il 56% delle volte.
Anche restringendo l’analisi agli scambi da cinque o più punti si nota che una maggiore distanza percorsa comporta la perdita del punto. Negli scambi lunghi infatti il giocatore che fa più strada perde il punto il 58% delle volte.
Conclusioni
Come abbiamo visto, negli scambi brevi parte della distanza percorsa “in più” può essere attribuita al fatto di trovarsi alla risposta, facendo dipendere quindi da questo elemento – invece che dalla distanza in più – la perdita del punto.
Ma è così anche negli scambi molto lunghi, quelli da 10 o più colpi: il giocatore che percorre più strada tendenzialmente perde poi il punto. Anche a livello di singolo punto, rimane valida l’idea che un giocatore fisico abbia successo nel costringere l’avversario a uno sforzo ancora superiore al proprio.
Con appena 100 partite a disposizione e con un campione di dati in qualche modo parziale, non sono molte le conclusioni a cui si può giungere.
Alcune partite giocate sui campi principali di due prove Slam ci permettono però di dare un inquadramento generale sulla validità di questi numeri e degli spunti interessanti su quale possa risultare il giocatore migliore. La speranza è che IBM continui a raccogliere questo tipo di dati e che lo stesso facciano l’ATP e la WTA. ◼︎