Pubblicato il 26 giugno 2019 su Tennis with an Accent – Traduzione di Edoardo Salvati
// Sembra che tutti abbiano un’opinione sull’utilizzo da parte degli organizzatori di Wimbledon di una formula specifica per superficie per assegnare le teste di serie del tabellone di singolare maschile. Non è questa una decisione necessariamente negativa, ma comunque degna di approfondimento. Inoltre, la ridotta durata della stagione sull’erba del circuito attuale induce a ritenere ragionevole che proprio l’erba, più di qualsiasi altra superficie, meriti una formula a parte.
Poco tempo fa su Tennis with an Accent ho ripreso in un articolo alcune idee espresse su Twitter: tutti gli Slam dovrebbero usare una formula, eliminando il sorteggio dei tabelloni a favore di una struttura a sezioni nella maniera della NCAA (National Collegiate Athletic Association).
Il fatto che nei quattro tornei più importanti si giochi su tre (abbastanza) diverse superfici, significa che legare ciascuna a una formula separata onora la natura peculiare di ciascun evento. Questa è una argomentazione a sostegno di specifiche formule per l’assegnazione di teste di serie.
Si potrebbe però facilmente replicare in questo modo: i campi sono più omogenei in termini di velocità e di qualità del rimbalzo (o ricettività ai rimbalzi) rispetto al 1985? Senza ombra di dubbio. È quindi possibile sostenere che l’unicità di superficie dei campi non è poi così pronunciata come lo era un tempo, e che quindi non serve usare quel tipo di formule. Assolutamente ragionevole.
C’è poi un’altra ragione a favore: l’assegnazione delle teste di serie senza formule (in altre parole, come normalmente accade nei tornei) rende merito a dodici mesi di lavoro e risultati sul circuito. È positivo che vengano riconosciuti, no? Certamente.
Non è o giusto o sbagliato
Il tema di fondo di queste osservazioni è semplice: il dibatto tra ricorrere alle formule e farne a meno è un confronto tra posizioni che hanno entrambe ragion d’essere. Le formule vanno bene, ma anche la classifica è un giusto criterio. Non siamo di fronte a un nemico che va battuto, perché è tutto plausibile e agevolmente spiegabile.
In questo senso, non dovremmo essere ossessionati dal dibattito. Possiamo e dobbiamo averlo, ma non dovrebbe essere totalizzante. Sopratutto se esiste un problema a Wimbledon che è reale e dà vita a una vera parzialità nonché profonda ingiustizia.
Di cosa sto parlando? Non è difficile capirlo: gli uomini ricevono le teste di serie secondo una formula, le donne invece in assenza di formule. Non ci vuole uno scienziato, no? È un torneo con un tabellone maschile e uno femminile, i premi partita sono identici, il programma di gioco alterna partite praticamente su tutti i campi. Perché l’assegnazione delle teste di serie deve seguire due criteri distinti?
Sulla base dei 1200 punti conquistati con la finale dell’edizione 2018, Kevin Anderson ha ottenuto la numero 4 invece della numero 8 che gli sarebbe arrivata in assenza di una formula specifica per l’erba. Si tratta di un bel salto in avanti e un grande vantaggio, perché non dovrà affrontare nessuno dei Grandi 3 prima delle semifinali. Naturalmente, non è in discussione se Anderson meriti, o non meriti, la sua testa di serie. Il punto invece è che la campionessa di Wimbledon 2018 Angelique Kerber non riceve lo stesso trattamento. Se la formula fosse applicata anche per le donne, Kerber sarebbe più in alto della numero 5, come Serena Williams sarebbe più in alto della numero 11. Stesso discorso per la 18 di Julia Goerges.
Per entrambi o per nessuno
È bizzarro e deludente che l’attenzione sia rivolta quasi esclusivamente alla diatriba della formula o non formula, quando si dovrebbe unicamente fare pressione affinché, a partire dal 2020, Wimbledon applichi le sue regole in modo equo, onde evitare di creare un contesto di gioco per gli uomini e uno di altro tipo per le donne. Kerber non è da meno rispetto a Anderson. Oltretutto, ha vinto Wimbledon, mentre Anderson ha perso in finale. Eppure lui riceve una testa di serie più alta che a Kerber è negata.
Parità? Giustizia? Sono grandi ideali, che però Wimbledon non sta rispettando, almeno non in questa circostanza. La disputa è sbagliata se ci si concentra di più sulla testa di serie di Roger Federer e Rafael Nadal che sul trattamento favorevole concesso ad Anderson e non a Kerber.
Ahimè, il tennis ancora una volta ha commesso una sciocchezza (è toccato a Wimbledon) proprio prima di uno Slam. La morte, le tasse e l’autolesionismo del tennis alla vigilia di uno Slam. Un storia vista e rivista. ◼︎