Pubblicato il 12 ottobre 2011 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Il terzo articolo della serie Gemme degli US Open.
A parità di condizioni, è preferibile servire più forte.
Importa davvero quanto più forte?
È una domanda più complessa di quanto sembri, e non posso ancora dire di avere una risposta. Nel frattempo però condivido i risultati di qualche analisi numerica.
Nelle partite degli US Open 2011 tracciate da Pointstream, ci sono stati più di 9000 punti sulla prima di servizio. Il giocatore al servizio ha vinto quasi esattamente il 70% di quei punti. Circa l’11% sono stati ace e un altro 24% servizi vincenti.
Per verificare l’incidenza della velocità del servizio, ho analizzato quattro esiti: gli ace, i servizi vincenti, gli scambi brevi (al massimo tre colpi) e i punti vinti. Non stupisce che i valori di ciascuna delle tipologie siano più alti sui servizi più veloci.
La tabella riepiloga ogni valore per diverse velocità di servizio. Il risultato che mi colpisce è la variazione minima nei punti vinti al servizio tra l’intervallo di velocità 153-159 km/h (95-99 mph) e quello 185-192 km/h (115-119 mph). Il modesto aumento o, in altre parole, la sorprendente efficacia dell’intervallo 153-167 km/h (95-104 mph), può derivare da servizi esterni strategici, o da un gioco di scambio migliore dei giocatori che servono a velocità inferiori.
Come ho detto, rimane ancora molto studio da fare, identificare l’incidenza di servizi più veloci in funzione del singolo giocatore, analizzare le differenze tra lato della parità e dei vantaggi (per destri e per mancini) e i risultati per diverse direzioni di servizio. ◼︎