// 200 articoli per quasi 202 mila parole, con una media di 1008,55 parole ad articolo e una mediana di 944.
293 grafici e 71 tabelle.
19 autori di 5 diversi paesi: per il 97% Stati Uniti, poi Antille Olandesi, Austria, India e Italia.
Questi sono i principali traguardi raggiunti nei pochi mesi di attività del blog.
Il conforto dei numeri
Decisamente più ricco di significato è l’ingente quantitativo di informazioni messo a disposizione degli appassionati che desiderano affidarsi al conforto dei numeri per prendere parte – nelle parole dell’Economist, il settimanale inglese fondato nel 1843 – a un’ardua contesa tra l’intelligenza, che spinge in avanti, e una timida immeritevole ignoranza che ostruisce il progredire.
Si è scoperto ad esempio il vero motivo della popolarità del tennis a Basilea e quale sia stato il vantaggio addizionale del suo più noto cittadino, Roger Federer, nella vittoria su Rafael Nadal agli Australian Open 2017.
Si è visto anche come il calendario, almeno quello maschile, trarrebbe beneficio da una radicale riorganizzazione che garantisca migliori condizioni e favorisca la prevenzione di quegli infortuni che stanno pesantemente incidendo sulla stagione in corso.
O come due tra i giocatori più promettenti dovrebbero migliorare rispettivamente il gioco in risposta, Nick Kyrgios, e i risultati sul cemento, Dominic Thiem.
Ancora, che Angelique Kerber sta giocando peggio nei momenti importanti rispetto allo scorso anno e che Jelena Ostapenko è in corsa per diventare la giocatrice del circuito più votata all’attacco.
E, sorprendentemente, che in tutte le partite Slam degli ultimi 17 anni il punteggio in cinque set più frequente è quello in cui il vincitore perde i primi due set per poi aggiudicarsi i tre successivi.
E che la durata media del quinto set agli US Open è superiore di 6 minuti rispetto alla durata media del quinto set a Wimbledon, nonostante a New York sia previsto il tiebreak all’ultimo set.
Sfatare miti e credenze
Soprattutto, si è fatta luce su alcune (spesso errate) convinzioni di fondo radicate nella saggezza popolare tennistica.
È il caso del tiebreak (circostanza di punteggio da cui il blog prende nome), nel quale influiscono molti più fattori dell’avere a disposizione un ottimo servizio e nel quale i giocatori alla risposta hanno un vantaggio, seppur minimo.
O delle situazioni di gioco nei game, dove c’è poca evidenza all’opinione diffusa che il primo punto rivesta più importanza del suo mero ruolo di iniziatore del punteggio, o che vincere o perdere il settimo game abbia un vantaggio psicologico degno di nota sul resto del set.
C’è un insieme di credenze affrontate e chiarite – va ammesso a volte con riferimenti statistici non immediati – nella serie ‘I 22 miti del tennis di Klaassen & Magnus’.
Infine, c’è una metodologia di valutazione dei risultati dei giocatori derivata dagli scacchi, il sistema Elo, la cui radiografia dello stato di forma espresso da un giocatore in un determinato momento è molto più precisa della classifica ufficiale adottata dai due circuiti.
Un nuovo format per emergere dal torpore
Questa è solo la superficie – la quota periscopio – di un vasto oceano ancora da esplorare. Sembra che Albert Einstein, certamente più dotato con in mano un arco da violino che una racchetta, abbia detto: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”.
Convogliando in lingua italiana l’immenso patrimonio di conoscenza tennistica prodotta nel mondo anglosassone, non si è inventato nulla, ma l’approccio è quello di chi, da sprovveduto, ha creato un format per provare a emergere dal torpore della passività di fruizione del tennis da cui si è circondati.
Con orgoglio quindi, e con un po’ di ironia, settesei.it si autoproclama il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico, nel filone di precursori come TennisMyLife, Raoul Ruberti e Diego Barbiani che quotidianamente s’impegnano a diffondere spunti e approfondimenti su base numerica meritevoli di lettura e condivisione. ◼︎