Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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È vero che le seconde di servizio servono a poco?

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Pubblicato il 21 marzo 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Durante gli Australian Open 2025, il giocatore di Challenger (e stella di YouTube) Karue Sell si è lanciato in una provocazione.

Grazie Sell per il post: è sempre molto utile poter leggere opinioni specifiche sulle dinamiche di gioco da chi è alla ricerca della strada per la vittoria. Giuste o sbagliate, affermazioni che possono essere oggetto di analisi aiutano a indirizzare la conoscenza verso una dimensione superiore.

Quindi: giusto o sbagliato?

Le seconde di servizio stanno diventando quasi inutili? Da un primo sguardo ai dati, la risposta è no, o quantomeno non stanno diventando più inutili di quanto non lo fossero già prima. L’immagine 1 mostra la percentuale di punti vinti con la seconda di servizio sul circuito maggiore dal 1991.

IMMAGINE 1 – Percentuale di punti vinti con la seconda sul circuito maschile

Non è importante la tendenza, ma la vicinanza dei valori. La differenza tra i massime e minime del grafico è solo di tre punti percentuali, e nella metà dei casi si verifica prima del 2000. Può cambiare la potenza e la strategia, e ci arriviamo, non cambiano i risultati. Se proprio c’è una conclusione è che le seconde sono diventate (leggermente) meno utili. È una tendenza che non subisce alterazioni in caso di eventuale modifica parametrica. Vero, la combinazione di superfici dei tornei del circuito è diversa dagli anni ’90. Se però si considerano solo le partite sul cemento, c’è un intervallo di medie annuali ancora più ristretto, tra il 48.9% e il 51.2%. Per i Challenger che gioca Sell possiedo dati solo fino al 2010. Nel periodo intercorso, la frequenza di punti vinti con la seconda si è mossa meno di un punto percentuale, dal 49.7% al 50.6%. Non posso non notare che la percentuale di Sell di punti vinti con la seconda sul circuito Challenger è un ottimo 52%. Sono convinto che a volte gli possa sembrare desolante: l’ultima partita giocata prima del suo tweet è stata una sconfitta al secondo turno di qualificazioni in cui ha ottenuto meno del 40% dei punti con la seconda. Nonostante una statura bassa per il tennis moderno (183cm), nel 2024 Sell ha vinto più punti con la seconda in partite del circuito maggiore di quanto abbia fatto Matteo Berrettini, certo contro avversari meno forti.

Rischio e ricompensa

Nessuno si accontenta di avere risultati da media storica. Inevitabilmente, qualcuno ha commentato citando l’idea di due prime di servizio.

No, due prime di servizio non sono la soluzione. Sell identifica un possibile rimedio: almeno in teoria, si dovrebbe rischiare di più sulla seconda (e forse anche sulla prima), tirando più forte e vincendo più punti al costo di più doppi falli. Se i sondaggi d’opinione alimentassero le tendenze nel tennis, avremmo già controprova della strategia a due prime. Sono convinto che a nessuno venga in mente di dire che si dovrebbe essere più conservativi con la seconda, a meno di non riferirsi a un giocatore specifico con problemi al servizio. Quello che conta in ogni caso è ciò che succede in campo, e non ci sono segnali di un aumento dei doppi falli.

IMMAGINE 2 – Percentuale di doppi falli rispetto alla seconda di servizio

Anche qui, il contesto importa poco. I numeri sono più o meno gli stessi a prescindere dalla superficie, e i giocatori del circuito Challenger si sono mossi nella stessa direzione. Anzi, finora nel 2025 la frequenza nei Challenger è del 9.8%, la prima volta in cui è scesa sotto la doppia cifra. In tutta onestà, non mi aspetto variazioni improvvise. Una generazione di giocatori è cresciuta imparando a servire in un certo modo e ad applicare determinate tattiche, e non c’è molto che possano fare ora per cambiarle. Un’equazione è in grado di stabilire che, ad esempio, un giocatore vincerebbe il 56% dei punti con la seconda di servizio, dovendo accettare di contro una frequenza di doppi falli del 12%. Si può davvero affermare però che gli atleti hanno un controllo così granulare dei rischi che intendono prendersi? Sospetto di no, che significa che potrebbe passare un’altra generazione prima di vedere realmente una strategia da “1 prima e 1 prima e mezzo”.

È obbligatorio servire a 160 km/h?

Che velocità deve avere una seconda? Nessun giocatore rifiuterebbe una media con la seconda sopra i 160 km/h (100 miglia orarie o mph), ma siamo estremamente lontani da quel livello. La colonna più a destra della tabella mostra le velocità medie della seconda agli US Open 2024 per ogni giocatore che è arrivato al terzo turno.

Solo in 4 su 32 sono andati oltre le 100 mph e solo in 5 hanno raggiunto almeno le 96 mph (155 km/h). Jannik Sinner, che ha vinto il torneo dominando, ha superato di poco le 90 mph di media (145 km/h). Può essere anche che i sensori (o le palline, le condizioni umide o un’altra qualsiasi variabile) abbiano misurato velocità inferiori: gli US Open da questo punto di vista sono tipicamente più lenti di diversi km/h di Wimbledon, anche a parità di giocatore. La differenza però non è tale da spingere la velocità media di più del 25% dei giocatori dell’elenco sopra le 100 mph. Sell però potrebbe aver ragione sulla tendenza, se non sul singolo dettaglio. Forse le seconde stanno diventando più veloci, o seconde più lente si traducono più facilmente nella perdita del punto. Tuttavia, i dati relativi agli US Open suggeriscono che le seconde sono rimaste grossomodo uguali. Possiedo dati specifici fino al 2014 e poi per il 2011. Raggruppando la velocità delle seconde in intervalli da più di 100 mph, 95-99 (153-159 km/h), 90-94 (145-151 km/h) e così via, è difficile individuare una dinamica precisa.

IMMAGINE 3 – Velocità della seconda agli US Open

(Purtroppo i dati per il 2012-13 sono comprensivi della velocità ma non distinguono tra prima e seconda). Lo stesso accade con la frequenza di punti vinti. Come per il resto dei tornei, anche agli US Open la percentuale di punti vinti con la seconda è rimasta stabile. L’immagine 4 mostra la frequenza complessiva anno per anno e per il sottogruppo 85-89 mph (137-143 km/h), sull’assunto che se chi è alla risposta stesse approfittando di una seconda relativamente debole, ce ne sarebbe evidenza.

IMMAGINE 4 – Percentuale di punti vinti con la seconda agli US Open

La curva per il sottogruppo 85-89 è altalenante, per il resto però non c’è molto da aggiungere. Complessivamente, la percentuale di punti vinti nel 2024 è quasi identica a quella di 13 anni fa. C’è un po’ di margine tra le seconde a 89-85 mph nel 2011 e quelle nel 2024, ma non molto più di questo. Certamente più si tira forte meglio è, e non è cambiato nulla. In ciascuna edizione, la frequenza di punti vinti con servizi sopra le 100 mph è maggiore di quella con servizi sotto le 85 mph di almeno 5 punti percentuali, e la differenza è salita fino a 10 punti percentuali nel 2020, anno del Covid. Però ancora si fatica a trovare riscontro dell’idea che la velocità delle seconde o che il conseguente esito sia diverso da quanto lo fosse dieci, tredici o anche trent’anni fa.

Si serve più spesso sul dritto?

Finalmente possiamo dire…uhm, forse? Ho preso dal database del Match Charting Project tutte le partite sul cemento tra destrimani dal 2014 (sul cemento perché sulla terra è molto più facile girare intorno al rovescio per rispondere di dritto; dal 2014 perché è l’anno di avvio del progetto, e quindi non c’è troppa dedizione a grandi giocatori o partite importanti; destrimani perché i mancini, pur intriganti, complicano di molto l’analisi). La direzione del servizio è classificata in tre categorie: esterna o a uscire, al corpo, al centro. Le seconde “al corpo” di solito non sono molto efficaci, perché è l’insieme di quei servizi che non hanno trovato gli angoli. Tra gli uomini, si tratta del 35-40% delle seconde. È difficile evincere dalla mappatura — e talvolta anche dal video stesso — esattamente a quale lato ha mirato chi era al servizio, perché è così facile per chi è alla risposta fare uno o due passi intorno alla palla e colpire di dritto. Oggigiorno comunque chi serve lo fa più probabilmente sull’angolo del dritto.

IMMAGINE 5 – Frequenza di seconde di servizio sul dritto dell’avversario sul circuito maschile

Lo spostamento non è enorme, ma sembra a tutti gli effetti reale. Se escludiamo la stagione 2020 affetta dal Covid, negli ultimi anni appare un cambiamento ancora più drammatico. Però, più seconde sull’angolo del dritto non significano meno seconde sull’angolo del rovescio. I servizi aggiuntivi verso il dritto arrivano a spese di seconde mediocri “al corpo”. L’angolo del rovescio riceve comunque dal 30% al 35% di seconde, e quel valore negli ultimi dieci anni non si è spostato. Sarei più propenso a dire quindi che i giocatori sono diventati un po’ più bravi e hanno scelto di sfruttare le capacità acquisite per non dare troppi riferimenti a chi è alla risposta con qualche seconda in più sul lato del dritto.

Troppo bravi con il rovescio?

Sell è convinto che arrivino più seconde sul dritto, perché il rovescio ormai non è più un punto debole. Possiamo usare lo stesso sottoinsieme di dati del Match Charting Project per vedere come si sono comportati i giocatori (destrimani) alla risposta con la seconda sul loro angolo del rovescio.

IMMAGINE 6 – Percentuale di punti vinti alla risposta sulla seconda sul lato del rovescio dell’avversario sul circuito maschile

Di nuovo, il 2020 è strano ma, a parte quello, si continua a osservare solo molto rumore (sembra quasi la scia di una M&M’s blu ubriaca). La media di lungo periodo di questa statistica è il 50.6% e in 10 stagioni su 12, il valore del singolo anno era nell’intorno di mezzo punto percentuale. Se le risposte di rovescio si sono fatte più incisive, allora i servizi stanno avanzando tanto quanto.

E in conclusione?

Perché Sell dovrebbe identificare dinamiche che, per la maggior parte, hanno così poca riprova? Per prima cosa, il circuito è diventato più forte, nelle risposte di rovescio e in tutto il resto. Alcuni servizi che sarebbero stati vincenti nel 2005 o nel 2015 oggi tornano in campo. Come abbiamo visto, chi è al servizio riesce a mantenere un certo equilibrio, ma è facile subire qualche risultato negativo e concludere che si è assistito a cambiamenti drastici. Inoltre, lo stesso Sell ha giocato il suo miglior tennis l’anno scorso, entrando nei primi 300 per la prima volta e giocando una dozzina di tabelloni principali di Challenger. Vale a dire, si è trovato davanti avversari più forti che mai. Il circuito dei Challenger è terreno di caccia per ribattitori da fondo con un rovescio d’acciaio. Non c’è molta distanza tra la bravura in risposta degli avversari attuali di Sell e quella del tennis di vertice che va in televisione. Nel passaggio dai tornei ITF ai Challenger alcuni punti di forza non lo sono più e, soprattutto per chi è fisicamente meno dotato, servono nuove tattiche. Mi piacerebbe vedere Sell, o chiunque altro, provare seriamente a servire “1 prima e 1 prima e mezzo”. Tirare più forte la seconda, attaccare più spesso il dritto e accettare più doppi falli. È possibile che il futuro delle seconde di servizio sia quello ipotizzato da Sell, ma non ci siamo ancora arrivati. ◼︎

Are Second Serves Mostly Useless?

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