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Il servizio di Sinner è una fortezza inespugnabile

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Pubblicato il 28 gennaio 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Si potrebbe parlare di molte cose dopo l’ennesima dimostrazione di potenza di Jannik Sinner. Il secondo titolo agli Australian Open ha esteso la sua eccezionale forma sul cemento ormai a tredici mesi e, sulla base delle mie valutazioni Elo, sono solo otto i giocatori che nell’era Open hanno raggiunto un livello superiore. È passato un anno da quando ho scritto che Sinner era veramente forte. Se possibile, è cresciuto ulteriormente: tiene il servizio più spesso di chiunque sul circuito, anche più di Giovanni Mpetshi Perricard, ma non ha senso definirlo monodimensionale. Aggiunge infatti colpi a rimbalzo di valore assoluto da entrambi i lati del campo e ottiene break con la settima frequenza più alta di tutti.

Un aspetto in particolare colpisce dalla vittoria contro Alexander Zverev. In tre set e 15 game al servizio, non ha mai dovuto fronteggiare una palla break. Zero palle break da annullare è una di quelle statistiche che illuminano una partita, se poi si guarda più da vicino, il risultato assume contorni ancora più strabilianti. Zverev è uno dei primi 10 giocatori alla risposta, strappa il servizio all’avversario in quasi il 25% dei game, arriva a circa 0.6 palle break per game, cioè tre per ogni set. A Melbourne, Sinner non ne ha concessa nemmeno una. In ogni stagione ci sono un paio di centinaia di partite in cui chi vince non deve salvare nessuna palla break. Però si parla principalmente di partite al meglio dei tre, che spesso coinvolgono wild card o qualificati sopraffatti dall’importanza della posta in palio. Nel 2024, sono state solo cinque le partite in cui uno dei primi 10 non è riuscito ad avere neanche una palla break in più di dieci game alla risposta, e due volte la vittima era Hubert Hurkacz, probabilmente il giocatore più debole nel fondamentale tra quelli di vertice. Un’altra prova sbiadita è arrivata da Casper Ruud che è rimasto a mani vuote contro Zverev alle Finali di stagione. Le altre due eccezioni appartengono allo stesso Sinner. L’anno scorso nella semifinale degli Australian Open e poi nella finale del Master di Shanghai ha completamente annientato Novak Djokovic. E le partite più recenti in cui Sinner ha demolito al servizio Zverev sono proprio i loro scontri diretti. Che considerazioni possiamo trarre dall’ultimo episodio della serie di Sinner?

Consapevolezza della situazione

Dodici mesi fa, Sinner si stava facendo una reputazione da funambolo del punteggio. Aveva battuto Daniil Medvedev in cinque set nella finale degli Australian Open, vincendo appena un punto in più. Due volte era riuscito a eliminare Djokovic a novembre 2023, la prima vincendo esattamente lo stesso numero di punti, la seconda ben quattro in meno. Aveva sviluppato un’inclinazione ad annullare le palle break. La maggior parte dei giocatori fanno più fatica sulle palle break rispetto agli altri punti al servizio, perché chi è più forte alla risposta tende a generare più occasioni per fare il break (e, inoltre, le palle break si manifestano più frequentemente in passaggi a vuoto, almeno per quei giocatori a cui ogni tanto capita di essere umani). Sinner però salvava palle break con una frequenza maggiore di quella con cui vinceva gli altri punti al servizio: erano momenti in cui alzava il volume, e funzionava.

Nel riconoscere quella dinamica un anno fa, avevo in qualche modo cercato di placare gli animi con una dose di realtà, scrivendo che dopo una stagione in cui si salvano più palle break del solito, si scende dall’Olimpo. Analizzando infatti 2600 stagioni-giocatore dal 1991, 582 giocatori (il 21.7%) avevano salvato più palle break di quanti punti avessero vinto complessivamente al servizio; 183 (il 6.8%) avevano ottenuto una frequenza maggiore di due punti percentuali di quella dei punti vinti al servizio, come nel caso di Sinner. Lo sentite quel suono? È Darren Cahill che si sta facendo beffe di noi. Sinner non è andato avanti proprio con la stessa andatura, ma continua a servire meglio quando deve salvare una palla break rispetto agli altri servizi. Vince il 71.5% dei punti al servizio, primo nel circuito, e passa al 72.5% quando l’avversario lo mette alle corde (il 71.5% è il valore più alto, non lo è il 72.5%: Ben Shelton è al 73.1%. A quanto pare però nessuno lo ha detto a Sinner, perché in semifinale a Melbourne ha convertito 6 palle break su 13). Chiaro che in finale non gli è servito, perché appunto non ha dovuto fronteggiare palle break. Del resto, se si ha a disposizione un talento così schiacciante da tirar fuori nei passaggi chiave, perché aspettare a usarlo fino a che è strettamente necessario, e non prima?

Fuori dalla escape room

Alcuni giocatori, specialmente i mancini, servono sul lato dei vantaggi con più efficacia rispetto a quello delle parità, traendo beneficio nel salvare palle break, visto che la maggior parte (30-40 e vantaggi esterni) si verifica in quel lato del campo. Sinner è destrimane. Nelle più di 250 partite di cui possiedo punto per punto, è un po’ più efficace a servire sul lato delle parità, come mostra la tabella.

Lato       %Ace   %PVS  
Parità     7.6%   66.6%  
Vantaggi   6.5%   66.3%

Lo scostamento nei punti vinti non giustifica una strategia ad-hoc, ma il divario nella frequenza di ace suggerisce che possa esserci una differenza significativa. A Melbourne, il successo si è presentato sotto un nuovo aspetto. Sulla base delle cinque partite degli Australian Open presenti nel Match Charting Project, ecco le stesse statistiche.

Lato       %Ace   %PVS  
Parità     8.9%   74.6%  
Vantaggi   9.4%   70.8%

Si è invertita la frequenza di ace, ma quattro punti percentuali sul resto, mamma mia! Il 70.8% dei punti vinti al servizio è notevole, migliore di chiunque altro nelle ultime 52 settimane. Il 74.6%? Beh, è di un altro pianeta, è superiore anche alla migliore stagione di John Isner. Potrebbe essere solo un caso, dopotutto sono cinque partite e i risultati di Sinner su entrambi i lati del campo sono stati praticamente uguali nel 2024. Sospetto però che sia parte di una precisa scelta tattica.

A fondo scala

Ho notato lo scorso anno come Sinner serva più forte di fronte a una palla break: 202 km/h contro 196 km/h. Cosa si può dire per gli altri momenti chiave? Agli US Open 2024, Sinner ha preferito il lato delle parità, vincendo il 72.7% di punti contro il 71.3% di quelli sul lato dei vantaggi. Non è stato un tema di potenza, visto che le velocità medie sono rimaste pressoché identiche (rispettivamente 188.9 km/h e 189.4 km/h). Differenze di velocità emergono però a un’analisi più granulare. La tabella riepiloga la sua velocità sulla prima di servizio sulla base della tipologia di punti che ha dovuto giocare più spesso.

Punteggio   Km/h  
15-30       194.7  
40-40       193.6  
40-15       193.1  
0-15        192.6  
30-30       192.1  
40-30       189.9  
30-15       189.4  
30-0        188.2
15-0        187.6  
0-0         187.6  
15-15       186.3  
40-0        181.8

(Lo so, sarebbe bello avere 30-40, 40-AD, 15-40, ma stiamo parlando di Sinner, non si presentano così spesso). Con l’eccezione di 40-15, si tratta di un’approssimazione per importanza quasi perfetta di situazioni di punteggio. Più delicato il momento, più forte il servizio di Sinner, senza che, apparentemente, ci sia una scelta più ovvia. Ha messo più prime della media sul 15-30 e sulla parità, pur con una velocità maggiore. Quello che voglio dire è che quando Sinner sente la necessità di ricorrere al servizio, possiede l’abilità di farlo a piacimento. Per la maggior parte dei giocatori non è così: i risultati non migliorano nei momenti più critici, o perché hanno già raggiunto il massimo sui punti di transizione del game, o perché anche gli avversari possono alzare il livello tanto quanto. Il due volte campione degli Australian Open invece ha una riserva maggiore di qualunque altro avversario.

Durante l’ascesa al vertice, Sinner riservava una marcia in più per le palle break. Ora che è il favorito in ogni partita, può essere ancora più aggressivo. Servendo più forte sul 15-30 o sul 30-30, probabilmente non si espone comunque a troppi rischi. Con la possibile eccezione di Alcaraz o di un Djokovic che sale sulla macchina del tempo, nessuno può fare molto quando Sinner alza la velocità della prima, nemmeno se non è la prima che vedono arrivare.

Arsenale completo

Con questa dotazione, si fa presto a concludere che Sinner continuerà a risalire la classifica dei più grandi di sempre. In termini di massima forma raggiunta, è appena dietro a Andy Murray.

Class.   Giocatore          Elo Max  
1        Bjorn Borg         2473  
2        Novak Djokovic     2470  
3        John McEnroe       2442  
4        Ivan Lendl         2402  
5        Roger Federer      2382  
6        Rafael Nadal       2370  
7        Jimmy Connors      2364  
8        Andy Murray        2347  
9        Jannik Sinner      2325  
10       Boris Becker       2320

Sinner vince più punti al servizio di chiunque altro, anche senza spingere. In aggiunta, è uno dei migliori alla risposta. Si sono visti pochi giocatori con caratteristiche al servizio simili. Anche Pete Sampras trovava una scorta extra nei momenti finali del set, ma faceva ricorso al talento nei tiebreak più di Sinner perché il suo gioco alla risposta era mediocre. Roger Federer era un passo avanti: dominante al servizio e affidabile sotto pressione, più competitivo alla risposta. Nick Kyrgios ha mostrato uno dei servizi più elettrizzanti di sempre e l’abilità di sintonizzare l’attenzione nelle fasi più delicate. Eppure è uno dei più monodimensionali del gruppo. Anche con meno problemi fisici, l’inefficacia alla risposta lo avrebbe penalizzato.

Sinner ha un dominio al servizio che non sembra avere evidenti punti deboli. Non vincerà sempre e non rimarrà in cima per sempre, semplicemente ora è difficile pensare a chi potrebbe fermarlo. ◼︎

The Locked-Down Serve of Jannik Sinner

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