Pubblicato il 10 febbraio 2022 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
A inizio anno, Jeff Sackmann si è imbarcato in un immenso progetto di elaborazione di una classifica dei 128 giocatori e giocatrici più forti di tutti i tempi, ponendosi l’obiettivo di terminare a dicembre 2022. Con una media di più di 2000 parole per singolo profilo, si tratta di una vera e propria enciclopedia di chi è chi nel tennis, dalla sua nascita a oggi. Per limiti di tempo e più evidenti limiti di talento, settesei.it propone una selezione delle figure maggiormente rappresentative per vicinanza d’epoca e notorietà, n.d.t.
Li Na [CHN]
Data di nascita: 26 febbraio 1982
Carriera: 1999-2014
Gioco: destro (rovescio a due mani)
Massima classifica WTA: 2 (17 febbraio 2014)
Massima valutazione Elo: 2160
Slam in singolo: 2
Titoli WTA in singolo: 9
// Si tende a pensare a Li Na come a una giocatrice esplosa tardi. È entrata nelle prime 10 a quasi ventotto anni, il suo primo Slam è arrivato dopo un altro anno e ha aggiunto il secondo solo a un mese dal suo trentaduesimo compleanno. Un fondo di verità esiste: la migliore giocatrice che la Cina abbia prodotto non ha espresso il suo potenziale se non molto in ritardo rispetto alla tradizionale traiettoria di carriera nel tennis femminile.
Di contro, da juniores Li era considerata una stella in Cina, in grado di primeggiare nelle competizioni nazionali oltre a vincere ben 14 titoli ITF in singolare prima dei vent’anni. Nulla di questo dava garanzia che la nativa di Wuhan potesse arrivare fino al numero 2 della classifica mondiale. Era chiaro però che da quelle basi il desino di Na fosse un proscenio mondiale. Poi, all’improvviso, abbandona il tennis!
Fare da sola
È difficile leggere la storia di Li con occhi recenti ignorando quanto accaduto a Peng Shuai. Dopo aver accusato, nel novembre 2021, di violenza sessuale Zhang Gaoli, un pezzo grosso del Partito Comunista Cinese, il suo nome è stato censurato online e Peng è immediatamente uscita dalla scena pubblica. Da quel momento, le uniche apparizioni ufficiali, compresa quella con il capo del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, hanno dato la forte impressione di essere manipolate ad-hoc dal governo. Peng ha varcato quel limite che, in Cina, significa vivere costantemente nella minaccia di ulteriori azioni intimidatorie da parte del governo.
Anche se Peng è più giovane di qualche anno di Li, le sue vittorie in doppio sono coincise con l’ultima stagione di Li, nel 2014. Nell’arco di dodici mesi, Li ha vinto gli Australian Open e Peng il doppio a Wimbledon, al Roland Garros e alle Finali di stagione. Il successo di Li, Peng e delle medaglie di bronzo in doppio a Pechino 2008 Zheng Jie e Yan Zi ha decretato la Cina come potenza in ascesa del tennis. Dopo le Olimpiadi, queste quattro giocatrici hanno acquisito l’insolito — per gli standard cinesi — diritto a “fare da sole”, cioè gestire le proprie carriere in autonomia, costi compresi, in cambio della possibilità di tenersi la maggior parte dei guadagni invece che cederne il grosso alla Federazione. In precedenza, la Federazione infatti controllava ogni minuzia della carriera dei suoi giocatori, proprio come fanno le altre organizzazioni nazionali in praticamente tutti gli sport.
A gennaio 2022, l’architetto dissidente cinese Ai Weiwei si è pronunciato sulla situazione di Peng in Cina: “È una personalità sportiva, che equivale a essere un soldato dell’esercito. Qualsiasi atleta è considerato proprietà del Partito”. Li non ha mai dovuto soggiacere al volere del Partito come è stato per Peng, e si spera che non abbia nemmeno mai dovuto affrontare niente che la portasse lontanamente a un’accusa così pesante come quella della sua collega. L’iconoclastia di Li è stata spesso appoggiata, o anche indicata come esempio di nuovo tipo di celebrità Cinese. Ma non per nulla si è definita “una testarda dal carattere difficile” e anche solo accenni di individualismo hanno generato reazioni dei tifosi e dei funzionari. “Fare da sola” o meno, ci si aspettava comunque da Li un certo grado di obbedienza militare
Primo ritiro
Verso la fine dell’adolescenza, Li ha iniziato a comprendere le limitazioni alla sua libertà. Almeno agli occhi delle autorità, era a tutti gli effetti un soldato. Ma non mirava certo a questo quando a sette anni un allenatore ne ha riconosciuto la predisposizione e convinto la famiglia che il futuro di Li sarebbe potuto essere in uno sport diverso.
Li si è ritirata per la prima volta nel 2002. Con una classifica appena dentro le prime 200 poco dopo il ventesimo compleanno, ha lasciato le competizioni per andare a studiare giornalismo alla Huazhong University. Ha continuato ad allenarsi sporadicamente e, nei successivi due anni, a ricevere visite di compagne di squadra e allenatori fino a che non ha ceduto alla pressione del rientro sul circuito.
Le sue prestazioni hanno a malapena risentito della lunga interruzione. Nel 2004, con una sequenza di 34 vittorie e 3 sconfitte, ha vinto cinque titoli ITF, tra cui un torneo in Mongolia giocato su campi in terra (non quella rossa, ma proprio la terra). Nuova era la mentalità. Da quanto racconta, ha iniziato a giocare più per sé, con un metodo di lavoro che in due anni l’ha portata fino alle prime 20, siglando record dopo record per una giocatrice cinese.
Individualismo
Dopo la semifinale a Pechino 2008, per lei le regole del gioco sono cambiate. Di fronte ai diritti e alle responsabilità di “fare da sola”, ha assunto per la prima volta un allenatore dedicato, Thomas Hogstedt, facendo sempre più affidamento su assistenza medica e riabilitazione in Europa. Solo all’età di 26 anni quindi, si è conquistata quel supporto individuale che le giocatrici più avanti di lei in classifica davano per scontato. Cinque anni dopo, Li era campionessa del Roland Garros e una delle prime 5 del mondo. Nel 2013, l’ex amministratore delegato della WTA Stacey Allaster, l’ha definita “la giocatrice più importante di questo decennio”, mettendo il suo impatto sullo stesso piano di personaggi del calibro di Venus Williams e Serena Williams. Pur avendo fatto da sola, la scia che ha aperto dietro di sé rappresenta un cambiamento epocale.
L’impatto di Li sul tennis femminile infatti è stato enorme. Wuhan non avrebbe mai ospitato un torneo di quel livello, o forse nemmeno uno da circuito maggiore. O neppure ci sarebbe stata una presenza così folta di tornei cinesi nel calendario da generare una copertura mediatica mondiale della reazione della WTA al trattamento di Peng da parte del governo. Allo stesso tempo però, la giocatrice Li non aspirava a rivestire il ruolo di simbolica celebrità globale.
Nella sua autobiografia, Li commenta le affermazioni di chi ha definito la vittoria al Roland Garros un trionfo per la Cina con queste parole: “Non posso farmi carico di una nazione intera…non rappresento nessuno e non ne ho intenzione, voglio solo giocare per me”. Si fa fatica a separare i risultati ottenuti in campo dal suo percorso fuori campo. Probabilmente non c’è nessun altro giocatore o giocatrice de I 128 del tennis a essersi fermato un paio di anni da giovane e aver raggiunto il massimo a 29.
Ingresso al vertice
Vale la pena approfondire la carriera di Li anche solo per vedere cosa in più avrebbe potuto fare. Non ci sono stati solo i due anni dell’università a rallentare la corsa di Li. Problemi al ginocchio che si trascinava da tempo l’hanno costretta a un’operazione a metà del 2007, con altre due a seguire. Anche in questo caso si è poi scatenata al rientro a gennaio 2008, vincendo il torneo di Gold Coast e battendo in finale una giovanissima Victoria Azarenka. Dovrà però aspettare il 2010 per sentirsi davvero tranquilla con il ginocchio.
Pur in assenza di un preciso momento di passaggio da giocatrice di seconda fascia a presenza fissa al vertice, si può assegnare il ruolo di spartiacque al primo titolo sull’erba a Birmingham nel 2010 in finale contro Maria Sharapova, in una vittoria in due set, che le ha consentito di entrare nelle prime 10 (anche se poi ne è uscita rapidamente) e che è stata l’anticipazione di una prestazione convincente a Wimbledon, conclusasi ai quarti di finale contro Serena.
Già a inizio carriera, c’erano pochi dubbi che Li potesse competere con le migliori. La prima partita contro una delle prime 10 è stata nel 2004, dopo aver passato le qualificazioni del torneo di Pechino e sorteggiato subito la numero 5 Svetlana Kuznetsova, arrivando alla palla match e perdendo poi solo al tiebreak del terzo set. Tra il 2007 e il 2010, ha vinto 17 delle 35 partite contro le prime 10, con sei sconfitte andate al set decisivo. Al momento della vittoria in Inghilterra, aveva già battuto Serena, Venus, Kim Clijsters, Caroline Wozniacki, Jelena Jankovic e Elena Dementieva. Alla fine di quel periodo, Li aveva 28 anni e la stessa età della pluri-vincitrice Slam Serena, di Clijsters e Justine Henin. Eppure aveva giocato una sola intera stagione, il 2009.
Sconfitte e miglioramenti
La mancanza di esperienza si rifletteva nella necessità di migliorare la gestione delle sconfitte più dure e riprendere a vincere. Dopo Wimbledon 2010, in tre dei successivi quattro tornei ha perso da giocatrici come Klara Koukalova, Yanina Wickmayer e Kateryna Bondarenko. All’inizio del 2011 ha raggiunto la finale degli Australian Open, per poi perdere tutte le partite fino ad aprile. Il titolo al Roland Garros ha avuto conseguenze ancora peggiori, vincendo solo sette partite in otto tornei nel resto della stagione.
Finalmente nel 2012 Li ha mostrato la sua sostanza in una stagione giocata interamente. Pur vincendo un solo torneo a Cincinnati, ha perso non più di un paio di volte al primo turno, dovendo competere nelle altre occasioni con avversarie particolarmente forti e non avendo un sorteggio favorevole. Sono arrivate sconfitte da Serena, Azarenka (tre volte), Sharapova (tre volte), Clijsters, Wozniacki e Agnieszka Radwanska, ma non ha mai smesso di lottare: ben 10 delle 17 sconfitte infatti sono andate al set decisivo.
Il Match Charting Project offre un assaggio dei punti di forza su cui Li ha fatto leva. In assenza di un servizio eccezionale, il gioco alla risposta è diventato profondo ed efficace come quello di chiunque. Nella finale di Montreal 2012 contro il servizio potente di Petra Kvitova, quasi nove su dieci risposte sono andate oltre la linea del servizio e metà hanno raggiunto la zona della linea di fondo. Sul dritto, Li ha risposto per ben due terzi vicino alla linea di fondo, rispetto a una media del circuito del 40%.
Kvitova non è stata l’unica avversaria contro la quale Li ha scatenato un contrattacco immediato. I volontari del progetto hanno raccolto punto per punto di 28 partite, tra cui molte finali. Stando all’Indice di Profondità di Risposta (IPR), Li viene solo dopo Wozniacki tra le contemporanee, prova del fatto che è stata in grado di neutralizzare il servizio alla pari o meglio delle altre giocatrici.
Una carriera parziale ma illustre
Li ha mantenuto questa continuità per il resto della stagione e per metà della carriera. Ha mostrato di sapersi migliorare anche oltre i 30 anni, lavorando con l’allenatore Carlos Rodriguez per essere più offensiva soprattutto a Wimbledon dove, nell’edizione 2013, ha perso nei quarti di finale contro Radwanska, a fronte però di 71 discese a rete. I dati del Match Charting Project indicano che nel corso della carriera non è andata a rete più di 13 volte a partita, e circa solo metà di quelle per scelta. Nel 2014 ha vinto gli Australian Open, e un mese dopo è arrivata al numero 2 del mondo. Dopo quattro mesi, un altro infortunio al ginocchio la costringe al ritiro definitivo.
Aveva 32 anni, nulla di fuori dall’ordinario per una stella del tennis. Però è facile indugiare su quanto ancora avrebbe potuto vincere. A questo proposito, la sua traiettoria di carriera avrebbe più senso se fosse appartenuta a una giocatrice di cinque anni più giovane. Invece di una ventiduenne a far razzia di tornei ITF e a spuntare dal nulla per quasi vincere contro Kuznetsova, proviamo a pensare a una diciassettenne; e le giocatrici di 23 anni hanno più probabilità di quelle di 28 anni di aprirsi la strada alla vetta. Con un aggiustamento di cinque anni, Li avrebbe avuto 27 anni nel 2014, in cui ha vinto il secondo Slam ed espresso la classifica massima. Questa giocatrice fittizia più giovane avrebbe superato l’intervento per tornare nel 2015 e provare a vincere altri Slam. E avrebbe potuto ancora far parte del circuito nel 2022. Verosimilmente, ne I 128 del tennis sarebbe una dozzina di posizioni più in alto.
Non solo Li ha costruito una carriera tra le più illustri, ma lo ha fatto essenzialmente in una frazione di tempo. Una carriera parziale, che però ha cambiato il volto del tennis cinese, alterato la geografia internazionale della WTA e avvicinato centinaia di milioni di nuovi appassionati allo sport. Non male per una “ragazza di Wuhan testarda e dal carattere difficile” che giocava solo per sé. ◼︎