Pubblicato il 15 aprile 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Il 2024 non è andato secondo i piani di Lorenzo Musetti: ha iniziato la stagione uscendo dai primi 20, senza vincere due partite di fila fino a Miami. Il momento negativo è continuato poi sulla terra, con eliminazioni al primo turno a Estoril, Barcellona, Madrid e Roma. È riuscito a trovare la forma sull’erba, con la semifinale a Wimbledon, per poi conquistare la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi. È stato sufficiente a farlo rientrare nei primi 20 e con la finale al Monte Carlo Masters, è in procinto di entrare nei primi 10. Elo lo mette già così in alto, e anche se salterà Barcellona, probabilmente farà l’ingresso nei primi 10 al prossimo aggiornamento di classifica (per 90 punti è ancora undicesimo, n.d.t.).
Si possono attribuire i passaggi a vuoto a fattori esterni, come essere diventato padre proprio in quel periodo (per quanto non spieghi la decisione di giocare dei Challenger dopo le sconfitte a Madrid e Roma). Ha ancora solo 23 anni, e magari quindi è la pressione del circuito. Serve tempo per prendere le misure — specialmente con così tanto tennis sul cemento — e il suo successo iniziale ha probabilmente creato troppe aspettative premature. L’aspetto più inusuale però è la combinazione di superfici. In precedenza, ho introdotto una statistica per misurare la “sensibilità alla superficie”, cioè quanto i risultati di un giocatore siano influenzati dalla velocità della superficie. Non solo la tipologia, ma la capacità di dominio al servizio su quella superficie. In quella fase, Musetti era il più specialista di tutti sui campi lenti. Giocatori come Rafael Nadal, Alejandro Davidovich Fokina e Stefanos Tsitsipas mostravano una forte preferenza per le superfici più immobili, ma Musetti andava oltre chiunque di loro. Poi non ha quasi più vinto sulla terra mentre ha collezionato 12 vittorie a fronte di 3 sconfitte sull’erba. Come si dice, fare previsioni è difficile, soprattutto sul futuro.
Eppure il profilo di superficie di Musetti si sta definendo da solo. Ha fatto benissimo alle Olimpiadi di Parigi e per una fredda vendetta dei miei numeri sulla sensibilità, gli è mancato solo un set per vincere a Monte Carlo il primo torneo davvero importante. Li si trovano i campi più lenti di qualsiasi torneo di quella fascia e non è un caso che anche Tsitsipas e Davidovich Fokina vi abbiano ottenuto grandi risultati. Ci si chiede dunque se il 2024 è stata un’anomalia e Musetti è ora il re dei terraioli o invece possiede un gioco che va oltre l’efficacia sulla terra battuta.
Una sola mano
Il colpo d’autore di Musetti è il rovescio a una mano, e in questo senso è il giocatore con la classifica più alta, davanti a Tsitipas al 16 e Grigor Dimitrov al 17, peraltro tutti dei discepoli di Roger Federer. Quasi per definizione, il rovescio di Musetti è un piacere per gli occhi. Nessun vincente ha un aspetto migliore come un colpo di rovescio a una mano da circoletto rosso, e Musetti ne regala in gran numero. Dobbiamo però chiederci: quanto è valido? A prima vista, è molto valido, ma la vista non è necessariamente affidabile quando si tratta di rovesci a una mano. Fortunatamente sono d’accordo anche le statistiche. Per mio indice di Potenza del Rovescio (Backhand Potency o BHP), che rapporta i vincenti (e gli errori forzati) agli errori non forzati, oltre ai colpi precedenti dell’uno o dell’altro, Musetti è nel primo terzo dei giocatori con presenza regolare sul circuito.
IMMAGINE 1 – BHP/100 nelle ultime 52 settimane

Il grafico mostra il BHP per 100 rovesci per quei giocatori con almeno dieci partite nel database del Match Charting Project nelle ultime 52 settimane, tra cui cinque dotati di rovescio a una mano (in arancione). Di questi, solo Denis Shapovalov si avvicina a Musetti, gli altri sono in territorio negativo (per fare qualche esempio di giocatori simbolo, Federer e Stan Wawrinka sono più o meno neutrali, mentre Richard Gasquet è a +2.0, vicino al livello attuale di Musetti). Non possediamo il BHP per ogni partita, ci sono però segnali che a Monte Carlo il rovescio di Musetti è stato particolarmente incisivo. È arrivato infatti a un +5.5 sia nel secondo turno contro Jiri Lehecka, che in finale contro Carlos Alcaraz. Quali siano in generale i limiti del rovescio a una mano, certamente non stanno frenando la corsa di Musetti.
La miglior difesa…
Il rovescio pieno con effetto da sopra (topspin), anche il più bello, va usato con moderazione. Di fronte alla scelta, praticamente tutti tranne forse Alexander Zverev si sposterebbero per colpire di dritto. È molto importante scegliere i punti giusti per colpirlo visto che richiede più tempo di preparazione, oltre a lasciare meno margine quando la sequenza temporale non è perfetta. Anche se non è una regola universale, idealmente un giocatore gira intorno ad alcuni rovesci a favore del dritto e sceglie di colpirne altri tagliati invece che andare in topspin. La tabella riepiloga la prestazione di Musetti nell’ultimo anno rispetto agli avversari — e ai numeri di alcuni grandi di sempre — misurata dai dritti (DR) su colpi a rimbalzo (CR) e rovesci tagliati su rovesci totali.
Giocatore DR/CR % Tagliati
Grigor Dimitrov 48.5% 55.4%
Lorenzo Musetti 50.5% 39.4%
Stefanos Tsitsipas 52.4% 22.3%
Mpetshi Perricard 55.1% 32.4%
Denis Shapovalov 56.8% 32.4%
Carriera:
Roger Federer 48.8% 37.0%
Richard Gasquet 45.0% 22.9%
Stan Wawrinka 49.9% 31.3%
I numeri di Federer sono lì per ricordare che il rapporto tra dritti colpiti su colpi a rimbalzo non significa quanto spesso un giocatore vorrebbe tirare di dritto. Gli avversari mirano al rovescio e, peggiore è il rovescio, più insistono. Quindi il 48.8% di Federer è la risultanza della situazione in cui più della metà dei colpi è stata indirizzata al suo rovescio e lui si è spostato tante volte per colpire di dritto quante riuscisse a fare. Musetti è sorprendentemente vicino sia a Federer che a Wawrinka. Riesce a colpire qualche dritto in più, forse perché i dati che abbiamo sono su più partite sulla terra, e usa il rovescio tagliato più di Federer. È un indizio dell’abilità che mostra sull’erba, perché il rovescio tagliato lo aiuta a prolungare lo scambio. Anche la ricerca del dritto è un segnale dell’ascesa di Musetti. La tabella elenca la frequenza di dritti per colpi a rimbalzo in una selezione di recenti e più significative partite su terra.
Partita Risultato DR/CR
2025 Monte Carlo F P vs Alcaraz 62.0%
2025 Monte Carlo R32 V vs Lehecka 56.0%
2024 Olympics BR V vs FAA 49.2%
2024 Olympics SF P vs Djokovic 44.9%
2024 Olympics QF V vs Zverev 44.8%
2024 Umag F P vs Cerundolo 41.8%
Quella contro Alcaraz è una partita difficile da analizzare perché le statistiche incorporano il tentativo di Musetti di giocare pur con infortunio. Nonostante la sconfitta, ha tenuto testa ad Alcaraz per la prima decina di game, colpendo solo due +1 di rovescio in tutto il primo set. Quale sia il ruolo della finale di Monte Carlo, dovrebbe essere chiaro ora che esiste una grande differenza tra il 45% e il 55% di dritti. Al 45%, gli avversari cercano di sfruttare il lato debole ma il giocatore si sente tranquillo a colpire rovesci, nello stile di Zverev o Daniil Medvedev. È possibile che finalmente Musetti abbia preso spunto dai connazionali Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego nel risparmiare il rovescio per i momenti in cui ne ha effettivamente bisogno.
Duro sul duro?
Se Musetti vuole entrare nei primi 10 per rimanerci, allora deve vincere di più sul cemento. Può anche riuscirci con una magistrale manifestazione di forza nella stagione della terra, specialmente se poi continua a vincere anche sull’erba. Ma l’erba è sempre un’incertezza e non ci sono abbastanza tornei sulla terra oggigiorno perché uno specialista trovi la gloria. Musetti ha vinto una volta sul cemento a Napoli nel 2022, battendo Berrettini in condizioni non troppo veloci. Ha aggiunto poi una finale nel 2024 a Chengdu, su campi più veloci, pur non avendo dovuto affrontare nessuno dei primi 40.
Visione d’insieme: sul cemento Musetti è 3 vinte e 11 perse contro i primi 10, e non sono tre vittorie che ispirano fiducia. Ha eliminato uno Zverev svogliato a Vienna l’anno scorso, battuto Casper Ruud a Parigi e Diego Schwartzman nel 2021. In quelle 14 partite ha vinto meno del 57% dei punti al servizio. Ha sempre perso un set nelle vittorie e non ne ha mai vinto uno nelle sconfitte. Diciamo pure che il suo gioco è disegnato per la terra, visto che è anche uno dei più difensivi del circuito. La tabella riepiloga i giocatori meno aggressivi sulla base dell’Indice di Offensività, una misura di quanto spesso un giocatore conclude il punto (a suo favore o perdendolo) in una scala da -100 a +100, nelle ultime 52 settimane e con minimo dieci partite nel database del Match Charting Project.
Giocatore Offensività
Daniil Medvedev -93
T M Etcheverry -79
Alex de Minaur -73
Lorenzo Musetti -58
Sebastian Baez -53
Rafael Nadal -53
Alexander Zverev -47
Gael Monfils -46
Novak Djokovic -46
Marcos Giron -45
Musetti è meno offensivo di Zverev, meno di Sebastian Baez e in due anni non è andato sopra la media in nemmeno una partita che non fosse su erba. In altre parole, subisce il gioco e così poi accade. La superficie più diffusa nel circuito rischia di essere il tallone d’Achille per il rovescio a una mano. È ovvio che si può vincere anche sul cemento, come Federer ha mostrato in quasi vent’anni di professionismo. Semplificando eccessivamente, lo ha fatto nascondendo quel rovescio. La rinascita di Tsitsipas a Dubai è concisa con la massima aggressione dal quel lato del campo. Si può vincere sul cemento con un tennis passivo — forza Medvedev! — o si può vincere con un rovescio a una mano ben protetto. È sempre più evidente però che non si può vincere facendo entrambe le cose. Musetti ha fatto vedere il potenziale su entrambe le superfici naturali, con un assortimento di colpi a rimbalzo in topspin e tagliati. Gli può bastare per essere praticamente tra i primi 10. Per vincere sul cemento però avrà bisogno di tattiche più alla Federer, oltre all’ispirazione che ha preso dal suo rovescio. ◼︎