Pubblicato il 18 marzo 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Era solo una questione di tempo prima che Jack Draper inanellasse una progressione così. Per mesi, o forse ancor di più, è stato tra i favoriti del sistema Elo. Infortuni, ritiri e l’occasionale riposo autoimposto gli hanno impedito di accumulare punti per la classifica ufficiale. Elo però sapeva che, una volta messo piede in capo, raramente avrebbe perso in malo modo. Era quinto prima dell’inizio di Indian Wells, ma dopo due vittorie contro uno dei primi 5 e la vittoria del torneo è salito al quarto posto. I suoi ritiri hanno mascherato il livello di solidità raggiunto: in presenza di un circuito dove, a eccezione di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, regna discontinuità di rendimento, Draper ha evitato sconfitte a sorpresa per un periodo di almeno sei mesi. L’ultima volta che ha perso una partita che “doveva” vincere, non considerando i ritiri, è stato a settembre, in Coppa Davis di misura contro Francisco Cerundolo. Con Draper che ha vinto il 49% dei punti, non si può di certo considerarla una figuraccia.
Da quel momento, ci sono stati alti e bassi, ma con risultati quasi sempre positivi. Quando si muove a pieno regime, riesce a essere tanto potente quanto Sinner. Nel quarto turno di Indian Wells contro Taylor Fritz, nel primo set ha vinto tutti i punti con la prima di servizio. È stata una delle tre partite del torneo, tra cui la finale (!), in cui ha vinto almeno il 90% dei punti con la prima. Riesce ad aggiungere continuità di prestazione simile anche alla risposta: sempre contro Fritz, dal 4-5 del primo set ha vinto sette game di fila. Tutta la finale contro Holger Rune è stata poi una striscia vincente, a incominciare dai 24 punti su 26 con la prima, inclusi 10 ace, a cui si sono aggiunti 20 vincenti in meno di 100 punti totali. Ha conquistato inoltre quasi la metà dei punti sul servizio dell’avversario, convertendo 3 palle break su 7. Si è trattato del sigillo a due settimane in cui Draper ha perso un solo set in sei partite, battendo quattro giocatori dei primi 20, e anche il super emergente Joao Fonseca.
Pur di fronte a questi risultati, il gioco di Draper rimane un po’ in lavorazione. Con il servizio può dominare quasi come chiunque altro, alternando però giornate immarcabili a giornate decisamente mediocri. E non sempre la tattica viaggia di pari passo al talento. Se con la prima abbondano le opportunità per chiudere il punto con il +1, contestualmente si ritrova in scambi prolungati pensando di poterli risolvere come Andy Murray. Proviamo a capire meglio.
+4(4)
Chiariamo che Draper in modalità passiva è comunque un’imitazione di Murray con notevole talento. Per compensare una statura poco generosa in gran parte della carriera juniores, ha sviluppato un efficace gioco difensivo. Ora è arrivato a 193 cm ed è capace di servire a 210 km/h, ma si fatica a estirpare le cattive abitudini. È evidente che Draper si è formato seguendo una traiettoria diversa da quella, ad esempio, di Fritz o Ben Shelton, che ha sconfitto nei quarti di finale. Draper può giocarsela anche negli scambi lunghi. Possiede un po’ della lucentezza che si ritrova nello stile di Alcaraz, resistendo sotto pressione per una mezza dozzina di colpi e venendo poi a rete per chiudere con una spettacolare volée smorzata vincente. È una buona combinazione di cui fregiarsi, ma non è necessariamente una valida indicazione tattica. La tabella riepiloga la percentuale di punti vinti da Draper in funzione della lunghezza dello scambio nelle ultime 52 settimane.
Lungh. scambio %PV
1-3 colpi 53.3%
4-6 colpi 48.1%
7-9 colpi 50.3%
10+ colpi 48.6%
Se la cava bene negli scambi lunghi, ma è la prima riga l’evidenza del successo. Il 53% di scambi corti vinti non significa semplicemente che un giocatore vince molti punti rapidi al servizio: è naturale che sia così, e per tutti i giocatori. Significa invece che ne vince più punti di quanti ne conceda agli avversari. Anzi, solo in quattro con presenza stabile nel circuito fanno meglio di lui in quella categoria.
Giocatore %PV 1-3
Hubert Hurkacz 55.0%
Jannik Sinner 54.4%
Taylor Fritz 54.2%
Novak Djokovic 53.7%
Jack Draper 53.3%
Alexander Zverev 53.0%
Matteo Berrettini 52.8%
Carlos Alcaraz 52.5%
Lorenzo Sonego 52.5%
Jakub Mensik 52.2%
Giocatori come Hubert Hurkacz, Fritz, Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego costruiscono l’intera strategia di partita nella massimizzazione di questa statistica (anche se probabilmente non ne parlerebbero in questi termini), che misura l’esecuzione di un tennis +1 sul servizio insieme all’efficacia difensiva alla risposta contro lo schema +1.
Risultati negativi
Al massimo della forma, Draper sa essere cinico come chiunque altro di quel gruppo. Nel sesto game della finale contro Rune, ha tenuto il servizio colpendo in totale sei colpi, quattro prime di servizio e un vincente di dritto. Alla risposta però, o quando la prima non va a bersaglio, Draper tende a rimanere passivo. Un numero di sintesi per Draper è il -38 di Indice di Offensività, cioè quanto spesso un giocatore conclude il punto, a suo vantaggio o svantaggio, escludendo il servizio. Un numero più alto riflette uno stile di gioco più aggressivo, con la media che si attesta intorno allo zero. Nelle ultime 52 settimane, Denis Shapovalov è a +47, mentre Daniil Medveded è a -96. Si riesce a vincere anche con un indice basso, ma con un gioco dominante: Sinner ad esempio Sinner, é, sorprendentemente, intorno a -30, e Alexander Zverev (molto meno sorprendentemente) è intorno a -40. Il grafico dell’immagine 1 raccoglie i 25 giocatori con le migliori percentuali di punti vinti con la prima tra i primi 50 e il loro Indice di Offensività.
IMMAGINE 1 – % Punti vinti con la prima vs Indice di Offensività

In tutta onestà, mi aspettavo una relazione più evidente, anzi direi anche semplicemente un qualche tipo di relazione! Immaginavo infatti che chi è più potente al servizio avesse il gioco più aggressivo, almeno come regola generale. Nicolas Jarry ci sta provando e Reilly Opelka, la cui classifica lo lascia fuori da questo gruppo, è ancora più aggressivo. Non c’è un profilo identificativo del giocatore con un basso Indice di Offensività. Sinner ha pazienza perché consapevole di poter surclassare l’avversario. Fritz nasconde bene la capacità di aspettare l’errore altrui, pur non possedendo i colpi da fondo per giocare in un’altra modalità. Zverev e Gael Monfils potrebbero adottare qualsiasi tattica, ma sono naturalmente inclini alla passività. Sarei sorpreso se, da qui a un paio di anni, Draper fosse ancora accanto a Zverev in questo grafico. Forse è così che si trova più a suo agio, ma è probabile che cambi il suo gioco in funzione dei risultati. Se da una parte è abbastanza sicuro che non si sposterà in zona Shapovalov, dall’altra nelle giornate più solide l’indice sconfina su valori positivi. Contro Rune è stato quasi neutro a -1, e anche la demolizione di Fritz è rimasta da quelle parti, a -14. Nella finale di Vienna 2024 vinta contro Karen Khachanov, l’indice è andato sopra lo zero. Sull’erba la scorsa estate ha avuto quattro partite di fila con almeno +25, tra cui semifinale e finale vittoriosa a Stoccarda.
Il percorso più rapido per un valore più alto dell’indice, che Draper ha mostrato in passato di poter intraprendere, è quello di fare un passo avanti con la seconda di servizio. La prima è già a regime, ma non entrano tutte: tra i primi 50 è nel terzo inferiore per prime valide. Anche se non raggiunge il 53.3% di punti vinti negli scambi corti, può migliorare il rendimento complessivo spostando qualche punto in più in questa categoria e diminuendo quelli lunghi.
Draper scontento
Non ho ancora parlato del fatto che Draper è mancino, anche se non è un elemento che definisce il suo gioco. Il dritto che preferisce colpire sembra essere quello a uscire, cioè sul dritto di un avversario destrimane. In teoria i mancini dovrebbero avere un vantaggio sulle palle break, in virtù della possibilità di servire molto esternamente sul lato dei vantaggi, costringendo chi è alla risposta a una posizione molto defilata. Rafael Nadal ha reso famosa questa tattica e la generazione di Draper è cresciuta guardando Nadal eseguirla alla perfezione. Non è il caso di Draper però, perché serve serve esterno sulle palle break un po’ meno del 50% delle volte, e in generale meno rispetto a tutti i servizi sul lato dei vantaggi (e meno di Nadal, che si attestava sul 60%). Che sia per via della direzione o per altro, l’effetto finale è stato scadente. Mentre è dodicesimo tra i primi 50 per punti vinti al servizio, è 44esimo per palle break salvate: vince solo il 59.4% di quei punti, meno di Sebastian Baez. In un certo qual modo è una circostanza sorprendente. I punti chiave sono più importanti degli altri, e un giocatore può dare una spinta ai suoi risultati vincendo un numero sproporzionato di punti nelle fasi cruciali, come nei tiebreak o sulle palle break. Draper è entrato nei primi 10 nonostante perda molti game al servizio che, senza un rendimento così negativo sulle palle break, avrebbe invece vinto. Anche a Indian Wells ha dovuto compensare la situazione perché, se si esclude la partita contro Fonseca, il computo totale è stato di 6 palle break salvate su 13. L’immagine 2 mostra la tipica relazione tra punti vinti al servizio e palle break salvate per i primi 25 dell’ATP.
IMMAGINE 2 – Punti vinti al servizio vs palle break salvate

Tipicamente, un giocatore vince meno punti sulle palle break da salvare perché chi è più bravo alla risposta si procura più occasioni per fare il break. Il rapporto però è abbastanza pronosticabile. I giocatori sopra la linea (salutiamo Shelton!) hanno servito meglio nei momenti più caldi, di converso quelli sotto alla linea hanno fatto peggio. Nessuno è lontano dalla linea quanto Draper. La frequenza di circa il 68% dei punti vinti al servizio lascia intendere che avrebbe dovuto salvare circa il 66% di palle break, e non meno del 60% effettivo. L’anno scorso si è trovato di fronte a circa 300 palle break, perdendo il servizio circa venti volte in più di quanto la percentuale di punti al servizio avrebbe indicato. È tanto di meno! È un break aggiuntivo al servizio che ha dovuto recuperare ogni tre partite giocate. Ci sono due possibili spiegazioni. La prima, è solo fortuna. Quei giocatori che hanno risultati estremi nei momenti topici tendono a rientrare in media. Così come chi ha l’80% di vittoria nei tiebreak difficilmente la mantiene a lungo, Draper probabilmente inizierà a salvare più del 59% di palle break. Semplicemente ritornando in media in questa categoria otterrà miglioramenti, senza la necessità di cambiamenti tecnici o tattici. La spiegazione alternativa è che le palle break sono i punti in cui Draper subisce di più la mancanza di offensività. Nella teoria succede che, nei momenti chiave, la maggior parte dei giocatori diventa più conservativa, non tutti i servizi sono vincenti e gli scambi si allungano. Il punto si sposta dalla categoria 1-3 colpi in una delle altre. Draper ha già l’inclinazione a essere passivo, quindi è ancora più soggetto del solito a sacrificare il vantaggio di un servizio potente come il suo.
Non so dire se questo è vero. I dati del Match Charting Project — che sono stati sempre preziosi fornendo la lunghezza degli scambi e alimentando l’Indice di Offensività — non sono di conforto. Draper vince il 64% delle palle break affrontate, no il 59%. La tendenza sulle palle break nelle partite del database non ci dice granché, non sono queste le partite problematiche! Per oggi, la conclusione è un po’ salomonica: sospetto infatti che sia una combinazione di fortuna e passività. Le partite del database sono tra le più importanti che ha giocato, se crollasse sotto pressione in modo evidente, emergerebbe come tendenza di fondo. Non è così, dunque la fortuna è un fattore. Allo stesso tempo, Draper è più conservativo di quanto dovrebbe essere, un limite che chi è alla risposta è in grado di sfruttare a proprio favore. È ovvio che la soluzione consiste nel distruggere gli avversari in 70 minuti senza concedere una palla break. Non funzionerà sempre, ma Draper ha mostrato a Indian Wells di saper rimuovere completamente dal gioco le situazioni ad alta leva, e lo farà ancora. Sono le altre partite, quelle cariche di tensione, che determineranno quanto in alto Draper può arrivare. ◼︎