Pubblicato il 21 novembre 2024 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Ci sono curve di invecchiamento fuori dal comune, e poi c’è qualsiasi cosa stia combinando Jasmine Paolini in questo momento. Le giocatrici più forti hanno la tendenza a imporsi verso la fine dell’adolescenza. Ho scritto in precedenza di una “fioritura improbabile” della ventiduenne Emma Navarro.
Paolini ha 28 anni. All’età che ha adesso Coco Gauff (20 anni), Paolini era appena tra le prime 300, sconfitta da poco al primo turno di un ITF $25k in Bulgaria. All’età che ha adesso Iga Swiatek (23 anni), era finalmente entrata tra le prime 150, in direzione qualificazioni di Wimbledon (per poi perdere al primo turno anche li). All’età che ha adesso Aryna Sabalenka (26 anni), usciva da una striscia di quattro sconfitte contro avversarie come Jil Teichmann e Irina-Camelia Begu, costretta quindi ad abbandonare le prime 50. Appena sedici mesi fa, Paolini era di nuovo fuori dalle prime 50. Per essere una ribattitrice di 163 cm senza colpi speciali, ha comunque ottenuto risultati notevoli. Poco però lasciava pensare che potesse salire molto più in alto. Cresceva la corporatura media delle avversarie, il gioco si faceva ancora più aggressivo e stava arrivando all’età in cui le stelle della WTA iniziano a immaginarsi una vita dopo il professionismo.
E poi…ha incominciato a vincere. Dalla fine di Wimbledon 2023, ha portato a casa 66 partite sulle 99 giocate, tra cui due semifinali Slam e cinque vittorie contro giocatrici tra le prime 10. Ha incamerato il suo primo 1000 e raggiunto altre quattro finali. Ha portato l’Italia a trionfare nella Billie Jean King Cup, cimentandosi sia in singolare che in doppio. In modo così sorprendente, è la numero 4 del mondo. E come se non fosse abbastanza, è anche tra le prime 10 della classifica del doppio. Nulla di questo sarebbe dovuto accadere. L’ascesa alle prime 30 della fine del 2023 era un traguardo, tutto quello che è successo dopo ha semplicemente dell’incredibile. Come ci è riuscita? È un colpo di fortuna o la vedremo di nuovo alle Finali di stagione 2025?
Opportunismo in azione
Una premessa: Paolini, come visto con Taylor Fritz, ha preso in mano la classifica ufficiale come se fosse un violino Stradivari. Nel 2024 ha giocato tre finali, ma due sono state in tornei Slam e l’altra in un 1000. Una bella dose di punti è arrivata dalla vittoria in semifinale contro Mirra Andreeva al Roland Garros, da quella da nervi d’acciaio contro Donna Vekic a Wimbledon, e poi dal titolo a Dubai in cui non ha dovuto affrontare nessuna delle prime 10. Questo non vuol dire che quanto ottenuto da Paolini abbia meno valore: ha battuto chi era dall’altra parte della rete e, nel caso di Andreeva, anche con grande enfasi. Voglio dire che il quarto posto alla fine dell’anno è più legato a un tempismo acuto che a un livello di gioco costantemente dominante. Le mie valutazioni Elo offrono supporto, con un algoritmo che si basa sulla qualità delle avversarie rispetto al torneo in questione o il turno. Paolini è al nono posto, appena davanti a Madison Keys e Diana Shnaider, ma ben dietro a Jessica Pegula e Elena Rybakina. Un’ottima stagione senza dubbio, ma un po’ meno straordinaria. Ancora più revisionista è la classifica dei punti totali guadagnati. Prima della Billie Jean King Cup, Paolini aveva vinto il 51.8% dei punti totali della stagione. È una frequenza di tutto rispetto, specialmente per una giocatrice che per la maggior parte della carriera si è attestata intorno al 50%. Non è però tipicamente materiale da prime 5 o anche da prime 10, come mostrato dalla tabella.
Secondo questo indice, Paolini è al 19esimo posto delle prime 50, dietro a una manciata di giocatrici che non sono entrate nemmeno tra le prime 20 della classifica WTA. Questo non vuol dire ovviamente che è la diciannovesima migliore giocatrice del circuito, perché ha affrontato uno dei calendari più duri in assoluto. Per quanto abbia un debole per Yulia Putintseva e per i ragionamenti controintuitivi, non cercherò di convincervi che Putintseva ha avuto una stagione migliore. Però la posizione di Paolini nella classifica dei punti vinti totali vinti (PVT) è un indicatore del modo in cui ha vinto. Non ha subìto molte sconfitte eclatanti, né al contrario vinto molte volte con ampio margine (certamente non ha l’abitudine di schiaffeggiare le avversarie come fanno Swiatek e Sabalenka). In dieci vittorie è andata al terzo set. Due, tra cui la semifinale a Wimbledon, sono arrivate nonostante un bilancio negativo negli scambi complessivi. Non si tratta di vittorie di misura che lasciano ipotizzare una buona dose di fortuna (per quanto la partita contro Vekic sarebbe potuta finire tranquillamente nell’altro verso). Invece, è l’opera magistrale di Paolini che l’ha catapultata al vertice. Visto che non possiede un tennis in grado di stracciare le avversarie, ha dovuto mettere insieme molte cose nel modo giusto per vincere 42 partite. E per continuare a vincere a ritmo di due o tre partite di fila, dovrà mantenere un livello di esecuzione della nuova strategia vicino alla perfezione.
La nuova strategia
Non è così immediato isolare le modifiche chiave al piano d’azione di Paolini perché, come Qinwen Zheng, è già più brava in tutto di quanto lo fosse prima del decollo. Detto questo, emergono alcuni aspetti. Osserviamo il numero di punti vinti prima del 2024 per lunghezza dello scambio (dalle partite del Match Charting Project con statistiche punto per punto) a confronto con quelli della stagione che si è appena conclusa.
Anni % V 1-3 % V 4-6 % V 7-9 % V 10+
2016-23 49.1% 46.5% 51.0% 49.4%
2024 49.8% 54.3% 56.6% 49.1%
Se il miglioramento negli scambi da 7 a 9 colpi è significativo, quello negli scambi da 4 a 6 colpi è enorme. Invece i punti molto corti e i quelli molto lunghi sono rimasti sostanzialmente invariati. Specialmente per le categorie degli scambi più corti, non dobbiamo dimenticare cosa misurano queste percentuali di vittoria. Può essere comodo pensare al tipico scambio corto e immaginare che sia Paolini a vincerlo, invece che la sua avversaria. La lunghezza di un determinato punto però non è stabilita per imposizione divina. Quando una giocatrice come Paolini prende a vincere più punti più corti, è perché riesce a terminarli prima che diventino punti lunghi, e/o riesce a evitare che le avversarie li vincano velocemente. È difficile altresì che possa iniziare a collezionare punti da un solo scambio (servizi senza risposta) o chiudere il punto con il +1 con continuità, anche se lo fa più spesso di prima. Ormai da esperta doppista invece può impostare punti che si avvicinino in via incrementale a opportunità di conclusione. Chiamiamolo tennis +2, costruzione aggressiva del punto adatta a ribattitrici dal fisico minuto.
Il dritto +2
La tattica è una questione: Paolini è tra le prime 10 perché eccelle nel metterla in pratica, e il dritto è uno dei principali motivi. Chiude i punti con il dritto con una frequenza molto più alta di quanto facesse negli anni scorsi, con una crescita clamorosa nella diagonale a uscire.
Anni % V DR % V LUL % V DU FHP/100
2016-23 11.7% 17.7% 6.2% 2.9
2024 17.5% 25.2% 13.3% 10.2
Con vincenti in questo caso si intendono sia vincenti diretti che colpi che generano un errore forzato. Fino al 2023, il 12% di vincenti/errori forzati dal dritto confinava Paolini al quarto inferiore tra le giocatrici più presenti sul circuito maggiore. Il 17.5% la fa salire nel primo terzo, non molto distante da Swiatek e Keys. La stessa statistica relativa ai dritti a uscire (% V DU) non è così generosa con lei, ma riflette ancor meglio il cambiamento tattico. Raramente prima Paolini lo usava come colpo offensivo, ora è parte integrante della sua azione di gioco. Una sintesi definitiva la danno i numeri legati alla Potenza del Dritto (Forehand Potency o FHP/100). I punti che Paolini vince con il dritto sono più che triplicati nel 2024, dal periodo precedente: non è la spiegazione completa del passaggio da una delle prime 50 a una tra le prime 5, ma non serve guardare molto oltre.
Nessuna paura del dritto
Una ricaduta positiva della strategia incentrata sul dritto è che Paolini ha meno paura di quello delle avversarie. Anche qui sta facendo tutto meglio. Ad esempio, il 22% delle prime non ha avuto risposta valida nel 2024, contro il 20% del passato. È un piccolo ma utile incremento, che però non si nota guardando solo un paio di partite. Un cambiamento più grande riguarda la distribuzione delle prime.
Anni % V 1ma % V <=3 % V RIG % 1ma Est PA % 1ma Est VA
2016-23 20.2% 28.1% 48.3% 25.0% 45.7%
2024 21.8% 34.8% 53.4% 37.4% 44.8%
Osserviamo la frequenza con cui colpisce prime esterne sul lato delle parità (% 1ma Est): dal 25% al 37% è una variazione enorme, e una che per un altro tipo di giocatrice risulterebbe pericolosa. Sul lato delle parità, il servizio al centro è quello conservativo, perché mira al rovescio di chi è alla risposta (giocatrice destrimane): visto che la pallina arriva al centro del campo, non c’è la possibilità di sfruttare particolari angoli di ribattuta. Il servizio esterno è esattamente l’opposto, andando a stuzzicare il dritto di avversarie come Sabalenka, Rybakina o Zheng, che hanno l’opportunità di sfruttare angoli vincenti. Quello che sa Paolini — da doppista avveduta — è che la maggior parte delle giocatrici finirà per non approfittare di quelle occasioni, anche se qua e la produrranno un vincente di dritto da presa televisiva.
Paolini non è entrata tra le prime 5 facendo saltare il banco contro le giocatrici di vertice. La maggior parte delle 42 vittorie è maturata contro avversarie che sono appena sotto quel gruppo, spesso vittime della propria discontinuità di rendimento. Le ha spinte fuori dal campo, ponendole davanti alla scelta di sparare a tutta (e sbagliare spesso) o rimandare un colpo che Paolini ha gestito con il dritto (migliorato!). Tutti quei servizi esterni sul lato delle parità spiegano come Paolini abbia raccolto molti più vincenti +1 (la colonna % Vin <=3) e convertito complessivamente così tante risposte in gioco (% Vin RIG). Ogni singolo servizio esterno è una scommessa, ma Paolini ha scoperto che, al netto, l’esito ripaga il rischio.
Verso il futuro
Sono un po’ sorpreso nel trovarmi a concludere che sì, Paolini potrebbe mantenere questo livello, anche se è altamente improbabile una classifica a fine anno nelle prime 5: si è trattato di un’allineamento tra tabelloni agevoli e tempismo (anche se forse accidentale) nel raggiungere la forma massima nei momenti più importanti. Ma il 52% dei punti totali? Tra le prime 10 a fine anno?Forse! Non appena ho realizzato che leggere il gioco in singolare di Paolini in termini di strategia da doppista aveva senso, tutto è stato più chiaro. La sua capacità di anticipo è rara e, come per il resto, migliorata dallo scorso anno. Riesce spesso a vincere punti senza dover fare troppa fatica, ed è nel posto giusto per terminare il punto al quinto o sesto colpo dello scambio (e sempre più spesso a rete, con più discese nel 2024 e più punti vinti che in passato). Anticipare il colpo non è una qualità che si deteriora nel tempo, e nemmeno una che le avversarie possono facilmente neutralizzare.
Una nuova tattica fatta di punti più corti, dritti aggressivi e servizi a uscire sul lato delle parità non le regalerà molti scalpi importanti, così come è stato sinora. Le giocatrici più forti — non è un caso che siano anche quelle con il dritto che più incute timore — sono più brave a trarre vantaggio alla risposta sui servizi esterni, forzando Paolini a dover spostarsi dalla linea di fondo per andare più spesso a colpire di rovescio. Una stagione da prime 10 non richiede necessariamente una montagna di vittorie contro le prime 10. Nel 2024, Paolini ne ha ottenute 3 a fronte di 6 sconfitte, e una vittoria è stata contro una Ons Jabeur in declino e una Rybakina arrugginita nel torneo di Riyadh. È il record di 38-15 contro le altre su cui ha fatto leva per il suo successo. Pur nell’improbabilità di un debutto tra le prime 10 a 28 anni, Paolini ha costruito uno schema complessivo di gioco che può consentirle di ripetersi anche nel 2025. ◼︎