Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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Il nuovo opportunismo di Taylor Fritz

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Pubblicato l’11 novembre 2024 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Il Taylor Fritz delle ultime stagioni è stato incredibilmente continuo: nel 2022 ha terminato al nono posto della classifica mondiale, l’anno scorso al decimo ed è quinto alla vigilia delle Finali di stagione (raggiungendo la finale a Torino, chiuderà il 2024 al quarto posto, suo record personale, scavalcando Daniil Medvedev, n.d.t.). Guardate le sue statistiche principali per i tre anni considerati, in ordine secondo i punti vinti totali (PVT). Siete in grado di dire quale definisce la sua attuale stagione, che è anche la migliore in carriera?

Anno  %V     %1ma   %2nda  PVR    PVT  
???   68.8%  78.4%  54.3%  37.7%  53.0%  
???   70.4%  78.3%  55.8%  36.2%  52.8%  
???   69.1%  76.4%  52.6%  38.2%  52.4%

Potreste lasciarvi tentare dalla prima riga, quella in cui ci sono più punti vinti. Ma il margine è ridotto, e nella seconda ha vinto partite più frequentemente. Attenzione però: ha portato a casa più punti alla risposta (PVR) nella terza stagione, e più break sono cruciali per un giocatore che si attesta intorno al 36-38%. Non vi faccio aspettare oltre, quella del 2024 è data dalla seconda linea. Guardiamo di nuovo le stesse statistiche, stavolta rispetto alla stagione.

Anno  %V     %1ma   %2nda  PVR    PVT  
2024  70.4%  78.3%  55.8%  36.2%  52.8%  
2023  68.8%  78.4%  54.3%  37.7%  53.0%  
2022  69.1%  76.4%  52.6%  38.2%  52.4% 

A 27 anni, Fritz sta chiaramente giocando in un modo la cui efficacia non è catturata dalle classiche statistiche. Passare dal numero 10 al 5 è un incremento notevole, pensando che l’anno scorso non si è nemmeno qualificato per le Finali di stagione e quest’anno ha perso solo all’ultima partita contro Jannik Sinner. Come lo si spiega?

Vincere le partite giuste

Il sistema adottato per la classifica ufficiale determina una marcata disparità di tornei e di partite. Battendo Frances Tiafoe nei quarti di finale di Acapulco 2023, Fritz ha guadagnato 90 punti. Quando invece lo ha sconfitto quest’anno agli US Open per un posto in finale, i punti incamerati sono stati ben 480! Non servirebbe aggiungere altro. 480 punti sono la differenza tra il suo totale e l’ottavo posto. Se si arrivasse a 560 punti, scenderebbe al decimo posto presentandosi a Torino come semplice riserva. Le statistiche cambierebbero marginalmente, ma la stagione assumerebbe un aspetto sicuramente diverso. Non è solo la partita contro Tiafoe, e va oltre la finale agli US Open: il 2024 è stato l’anno in cui Fritz ha reso secondo le aspettative in tutti gli Slam. La tabella riepiloga il totale delle vittorie Slam fino al 2018.

Anno    Vittorie                  
2024    17                  
2023    8                  
2022    8                  
2021    6                  
2020    6  * no Wimbledon  
2019    4                  
2018    4

Un giocatore dei primi 10 non sarebbe mai contento di 8 partite Slam vinte. Già solo raggiungere il quarto turno porta il totale a 12. Nel 2022 ha perso al quinto contro Stefanos Tsitsipas e Rafael Nadal, per poi cedere a un Brandon Holt sugli scudi a New York. L’anno scorso è uscito due volte al secondo turno, in entrambi i casi al quinto set contro Alexei Popyrin in Australia e Mikael Ymer a Wimbledon. All’inizio del 2024, Fritz aveva solo due quarti di finale Slam a suo nome e il record al quinto set era 8 vinte e 10 perse. Poi, ha aggiunto altri tre quarti di finale (tra cui quello per la finale agli US Open). Ha vinto cinque partite al quinto contro una sola sconfitta, prendendosi la rivincita contro Tsitsipas e battendo due volte a sorpresa Alexander Zverev, contro cui aveva perso cinque delle ultime otto partite.

Un nuovo equilibrio

La stranezza nella stagione di Fritz è che il successo negli Slam è stato offuscato da risultati non altrettanto scintillanti negli altri tornei. Ritorniamo all’osservazione iniziale: Fritz ha vinto nove partite in più negli Slam rispetto al 2023, ma la sua percentuale di vittorie si è a malapena spostata, e invece di perdere da Yemer o Holt al meglio dei cinque set, ha steccato contro Matteo Arnaldi ad Acapulco, Thiago Seyboth Wild a Miami e Alex Michelsen a Ginevra, e in altre situazioni. È stato un cambiamento favorevole, per quanto certamente non premeditato: ti puoi allenare avendo in mente di ben figurare negli Slam, di sicuro uscire male in un primo turno di un 250 non è di grande speranza per vincere il quarto di finale dello Slam successivo. C’è un’altra categoria però nella quale Fritz sembra aver usato una strategia più efficace per chiamare a sé un po’ più di “fortuna”. La tabella mostra il suo record nei tiebreak dal 2021.

Anno   V-P TB   %TB  
2024   21-11    65.6%  
2023   25-17    59.5%  
2022   24-20    54.5%  
2021   20-15    57.1%

Il 59% del 2023 corrisponde al livello che dovrebbe esprimere Fritz, sulla base della frequenza con cui normalmente vince punti al servizio e alla risposta, combinata con le partite nelle quali si trova a fronteggiare un tiebreak. Il 2024 è stata la prima stagione con un rendimento nei tiebreak superiore alle attese di un margine rilevante. Potrebbe trattarsi di fortuna. C’è molta alternanza nei record dei tiebreak e sono molto pochi i giocatori che si pongono a lungo sopra o sotto le aspettative. Ma Fritz potrebbe aver trovato la chiave di volta. Nel campione di sue partite del 2024 del Match Charting Project (insieme a molte altre dagli Slam), nei tiebreak ha servito molto meglio che in passato.

Anno   TB PVS  
2024   80.3%  
2023   65.6%  
2022   70.9%  
2021   65.0% 

L’80% è territorio di John Isner. Nell’improbabile caso in cui Fritz riesca a mantenere numeri così rilevanti, uniti a una solida frequenza del 38% di punti vinti alla risposta, dovrebbe vincere ancora più tiebreak. Non voglio però porre eccessiva enfasi sui tiebreak, perché dopotutto i 21 vinti e gli 11 persi sono solo uno o due in più di quanti ci si aspetta che ne vinca. E d’altra parte è facile passare in rassegna i risultati di Fritz, compresi gli Slam, e vedere come uno o due tiebreak potrebbero cambiare lo scenario. A Melbourne ha vinto il tiebreak del primo set contro Tsitsipas, mentre a Wimbledon contro Zverev uno lo ha vinto e uno lo ha perso, per poi vincerli entrambi nella loro partita a New York. Togliamone anche solo uno e, come detto, avrebbe potuto presentarsi alle Finali di stagione da riserva.

Resistere a Zverev

Con o senza fortuna decisiva nei tiebreak, le due vittorie Slam contro Zverev sono state un punto di svolta nella stagione. In entrambe le occasioni, né le quote né le mie valutazioni Elo avevano previsto una sua vittoria. Stiamo parlando di due giocatori molto alti con un servizio potente, che consentirebbe di chiudere il game anche con quattro veloci punti diretti dalla battuta. Una differenza chiave tra i due è che Zverev è più paziente e a suo agio negli scambi lunghi. Non è necessariamente un punto di forza, ci sono volte in cui non è nell’interesse di Zverev che la partita prenda quella direzione. Se però c’è da scegliere a chi far giocare punti da fondo, non c’è dubbio che sia Zverev. Nel quarto di finale agli US Open però 39 punti sono andati oltre i 10 scambi e Fritz ne ha vinti 20. Nel tiebreak del quarto set, dopo tre ore e mezzo di battaglia, ne ha vinti due: un punto senza tregua da 24 colpi terminato con discesa a rete e uno da 12 colpi sulla palla match che Zverev ha regalato commettendo un errore non forzato di dritto.

Si possono trarre due lezioni. Primo, Fritz è in grado di difendersi da fondo contro uno dei più forti nello scambio prolungato a rimbalzo, almeno sul cemento. Secondo, non sembra che il fattore fatica riduca l’efficacia della sua tenuta da fondo, aspetto che invece può aver causato in passato difficoltà al quinto set. C’è un terzo elemento forse ancora più importante: invece del numeratore — 20 punti vinti — consideriamo il denominatore, 39 punti giocati. Nella loro prima partita in uno Slam, a Wimbledon 2018, appena una metà degli scambi è stata così lunga pur con una durata complessiva di gioco maggiore. Certamente la superficie ha contribuito, ma non per un fattore moltiplicativo di due. All’inizio della carriera di Fritz, nel torneo di Washington, una superficie simile a quella degli US Open, contro Zverev solo uno scambio ha raggiunto i dieci colpi in tutta la partita. Quella volta a Wimbledon 2018, Fritz era riuscito a tenere testa negli scambi lunghi, vincendone 9 su 21, il problema era stata la fretta nel cercare di evitarli. Aveva infatti commesso 56 errori non forzati rispetto ai 36 di Zverev, che generalmente li mantiene bassi perché è in grado di aspettare, spingendo l’avversario a rischiare di più, pena rimanere tutto il giorno bloccati in infiniti scambi da fondo. La maggior parte dei giocatori simili a Fritz, tra cui Fritz stesso in passato, preferiscono rischiarsela, e solitamente perdono, motivo per il quale Zverev è il numero due del mondo. Fritz ha lavorato sui colpi a rimbalzo e sulla preparazione fisica tanto da non aver più bisogno di ricercare soluzioni a bassa percentuale di rischio. Non è garanzia di vittoria — dopo tutto Fritz ha vinto solo il 50.9% dei punti nei quattro set a New York — ma è una proposizione migliore rispetto all’alternativa di cui sopra.

Giochiamone dieci

C’è una conclusione macro, valida non solo per Fritz. Si tende a pensare alla capacità di vincere scambi lunghi come un chiaro talento. Ed è vero che alcuni giocatori sono più bravi di altri, ma non con un margine così ampio. La tabella elenca la percentuale di vittoria negli scambi lunghi (almeno 10 colpi) per i primi 10, sulla base dei dati delle ultime 52 settimane del Match Charting Project.

Giocatore          %V 10+  
Alex de Minaur     57.4%  
Carlos Alcaraz     57.1%  
Jannik Sinner      55.8%  
Daniil Medvedev    55.0%  
Grigor Dimitrov    54.2%  
Novak Djokovic     52.8%  
Andrey Rublev      51.8%  
Casper Ruud        50.2%  
Alexander Zverev   50.2%  
Taylor Fritz       46.8%

Prima di quest’analisi, mi sarei aspettato una dispersione molto più marcata. Ogni possibile infinitesimale vantaggio conta, questo in particolare non è cruciale tanto quanto è il credito che gli si attribuisce. Meno di un punto su dieci arriva a essere uno scambio lungo, quindi anche i divari più estremi, come quello tra Fritz e Alex de Minaur, possono determinare l’indirizzo solo delle partite più equilibrate. Ancora più significativo, ipotizzo, è la volontà di giocare quel tipo di punti. Fritz non entrerà mai tra i primi 5 di una lista come questa. Gli va dato atto che è riuscito a raggiungere il massimo livello di resistenza dello scambio che il suo fisico e il suo talento gli assegnano. E comunque un 47% di probabilità di vittoria di uno scambio lungo è meglio che cercare colpi a bassa percentuale per evitare di trovarsi in uno scambio lungo. Giocatori con la stessa efficacia al servizio di Fritz tendono a essere considerevolmente meno resistenti da fondo, e professionisti in possesso di colpi a rimbalzo (adeguati quando non eccelsi) sono spesso meno inclini a farci esclusivo affidamento. Chi è mono-dimensionale grazie a un servizio bomba quasi mai approda nei primi 5. Eppure Fritz ci è riuscito, avendo affiancato al servizio quell’acume tattico che valorizzasse il resto della sua bravura. ◼︎

The Newly Opportunistic Taylor Fritz

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