Pubblicato il 17 ottobre 2024 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Qualche settimana fa, Agustin Lebron si è espresso in questi termini: “I miglioramenti strategici più significativi nello sport sono stati in direzione di un aumento della varianza e della gestione degli effetti che ne sono conseguiti (un miglior VA). Nel baseball, questo si è tradotto in più battute extra base a discapito delle smorzate. Nel football americano, in un gioco con più passaggi rispetto ai lanci e al tentativo sul quarto down. Nel golf, in un aumento della velocità di palla con il driver. Nel basket, in più tiri da tre punti. Nel tennis, in servizi e colpi a rimbalzo più potenti. Nello snooker, in aperture più aggressive per allungare la serie. Negli scacchi, in sequenze di nicchia sub-ottimali ma che generano guadagno”.
VA sta per Valore Atteso o, a grandi linee, probabilità di successo. Grazie alla rivoluzione sabermetrica nel baseball e alla sua influenza in altri sport, abbiamo una comprensione più approfondita di come giocatori o squadre raggiungano la vittoria. Ogni sportivo professionista insegue il Valore Atteso, che sia in modo consapevole o inconsapevole. L’affermazione di Lebron è un po’ più specifica, cioè che giocatori e allenatori, a prescindere dallo sport, si avventurano in tattiche più rischiose perché la ricompensa finale è più alta. Nel baseball, la smorzata di sacrificio rende più probabile che una squadra ottenga il singolo punto ma meno probabile che collezioni più punti. Il tiro da due nel basket ha una percentuale realizzativa maggiore di quello da tre, ma il richiamo del punto addizionale è più invitante del possibile errore. Nell’hockey su ghiaccio, gli allenatori tolgono il portiere ben prima ormai, confidando che l’uomo in più pareggerà la partita, a fronte di una decisione che potrebbe voler dire un goal facile a porta vuota degli avversari. Molti altri esempi e controesempi sono stati fatti nella conversazione che il tweet di Lebron ha scatenato e nei commenti su Marginal Revolution. È meno chiaro che il tennis debba essere associato a questi sport. Se è vero che i giocatori hanno in generale servizi più potenti, o che tirano dritti più forti dei predecessori, è altrettanto vero che la ricerca del Valore Atteso li costringe a correre più rischi?
Le tendenze al servizio
Dal 1991, da quando cioè l’ATP ha iniziato a tenere statistiche come ace e doppi falli, gli ace sono effettivamente aumentati. Nel primo anno, circa il 5% di punti sono stati ace e, arrivati al 2000, la percentuale era del 7%, fino all’8% del 2014. Da quel momento si è rimasti abbastanza stabili, con un 7.7% dell’anno in corso. Un modo per servire più ace è avvicinarsi al limite: mirare le righe, colpire la pallina con più forza possibile e accettare che ci saranno più errori. È uno scenario che si sposa bene con l’ipotesi di un aumento della varianza, solo che non è quello che è successo. Gli ace sono saliti, ma è aumentata anche la percentuale di prime valide.
IMMAGINE 1 – Ace contro prime valide, 1991-2024
L’ipotesi di aumento di varianza regge per il 1991-2000, con più ace al prezzo di più prime sbagliate. Dopo però, i giocatori hanno iniziato a servire più ace (anche se di poco) mettendo anche più prime in campo. Sicuramente gran parte della ragione è in racchette e corde tecnologicamente più evolute: si può servire più forte che mai, con più rotazione che mai e comunque controllare direzione e profondità della pallina. Ma non è tutto qui, perché per ogni miglioria tecnologica, i giocatori potrebbero rischiare di più mettendo ancor più ace pur sbagliando più prime. Per quasi venticinque anni, non è stata questa la linea decisionale tenuta dai professionisti. Seconde di servizio e doppi falli evidenziano lo stesso risultato.
IMMAGINE 2 – Doppi falli contro punti vinti con la seconda, 1991-2024
Quando si deve servire una seconda, si ha l’opportunità di rischiare ulteriormente. Cercando un ace ma sbagliando, si perde il punto. Però i giocatori hanno in generale preferito provare a vincere lo scambio tenendo il servizio in campo. I doppi falli sono crollati dalla metà degli anni ’90 e sono attualmente al minimo di sempre. Eppure si è quasi al massimo storico nei punti vinti con la seconda. Ci sono stati, negli ultimi dieci anni, esempi di giocatori — Nick Kyrgios o Alexander Bublik per citarne un paio — che a volte sfidano la sorte con una seconda super aggressiva. Su 129 partite del Match Charting Project, Kyrgios ha servito ace sul 4% di seconde, di fronte a una media del circuito dell’1%. Nemmeno lui pensa che sia meritevole di una modifica sostanziale al suo profilo di rischio. In carriera, la frequenza di doppi falli è del 4.2%, sopra la media ma non tale da farsi notare rispetto ai colleghi. Kyrgios ha compreso che la seconda evolve per un determinato motivo. Servire una seconda potente, in altre parole servire due prime, è una modalità di gioco con Valore Atteso negativo. La si può provare per scambiare le carte in tavola, ma niente più di questo.
Ed eccoci finalmente a Matteo Berrettini. Dall’alto dei suoi 196 cm, Berrettini è l’apoteosi del servizio bomba, dritto bomba, strategia del +1. È il tipo di giocatore a cui Lebron poteva pensare quando ha accostato il tennis agli altri sport dell’elenco. Nonostante tutta la potenza che sprigiona dal fondo, Berrettini non potrebbe essere più conservativo. Il 12.3% di ace in carriera è un numero notevole, apparentemente però senza che questo sia un rischio, perché mette quasi il 64% delle prime. Vince anche più punti della media con la seconda, nonostante una minuscola frequenza di doppi falli del 2.4%. Avvicinandosi ai trent’anni, il suo gioco si è fatto ancora più cauto: nel 2024 sta servendo più ace (il 12.8%) con ben più prime valide (il 68.6%) e meno doppi falli (il 2.0%). Se deve essere una figura rappresentativa, significa che il tennis sta diventando grandi servizi e grandi dritti. Tuttavia, in merito al servizio, la varianza si muove nella direzione opposta.
Aggressività nello scambio
Che cosa si può dire dei colpi a rimbalzo? Praticamente tutti oggigiorno parlano del +1. Il servizio — quando non chiude immediatamente lo scambio — dà la possibilità di farlo con il colpo successivo. Quando si presenta, non si può pensare di buttare via quell’opportunità! La strategia assume un aspetto diverso nelle mani di Berrettini che, per dire, Jelena Ostapenko, ma mai come prima ci si muove in termini di identificazione e conversione di opportunità di finire il punto. Con il servizio valido in campo, è in effetti vero che alcuni giocatori hanno adottato un approccio a varianza più alta che probabilmente non ha precedenti. Ostapenko, la più audace nello spingere il colpo, conclude circa due terzi dei punti di sua mano, cosa che inevitabilmente la porta a sbagliare molto spesso. Il suo punteggio di 182 di Indice di Offensività (su una scala teorica che va da -100 a 100) la posiziona al primo posto tra le giocatrici in attività ed è decisamente più alto di quello di chiunque altra abbia iniziato la carriera intorno al 2005.
Siamo purtroppo qui molto limitati dall’assenza di dati. Ho parlato del circuito maggiore maschile perché i dati sugli ace e sui doppi falli per le donne non vanno indietro più del 2010, e la situazione è ancora più frustrante con i colpi a rimbalzo. Seppur ormai nel Match Charting Project ci sono oltre 14.000 partite, relativamente poche sono state giocate prima del 2010. E si tratta di partite pesantemente concentrate su alcune delle più forti. Si può comunque fare qualche paragone. Lindsay Davenport e Maria Sharapova, di una o due generazioni prima di Ostapenko ma della stessa natura di battitrici libere, avevano un Indice di Offensività di -40, un valore più basso di quello di Iga Swiatek. Riflettiamo un momento su questo concetto: la regina moderna della rotazione estrema e della solidità in palleggio gioca con altrettanta aggressione di due giocatrici del passato emblema del colpo ad alto rischio. Anche qui osserviamo gli effetti di una migliore tecnologia a disposizione. Quando Ostapenko tira forte, c’è circa un 60% di probabilità che il colpo finisca sul rettangolo di gioco, nel qual caso probabilmente è un vincente. Quando era invece Davenport (o ancora di più le giocatrici prima di lei) a trovare un colpo con una probabilità 60/40 di rimanere in campo, non era così forte, né tantomeno era carico di rotazione. Non solo, era molto meno probabile che chiudesse il punto subito, e che lo facesse in suo favore. La possibilità di errore era sempre alta; le racchette moderne e le corde hanno aumentato le circostanze in cui vale la pena correre quel rischio.
Berrettini però mostra ancora una volta che è un rischio non necessario. Il suo Indice di Offensività è di 24, cioè sopra la media ma non di molto. In parte è un numero basso perché fatica a creare occasioni di vittoria del punto quando è alla risposta (o quando con il servizio non riesce a costruire), ma in parte anche perché sbaglia poco. Per ragioni grossomodo simili, anche Roger Federer è in quell’intervallo di valore. La tecnologia attuale consente la ricerca di sempre più vincenti con sempre meno rischio. Jannik Sinner, con un valore in carriera di -24 e Carlos Alcaraz con +8, fanno intravedere un futuro con una varianza inferiore, almeno tra gli uomini.
Alti e bassi, servizi e volée
Il più grosso limite dell’ipotesi di aumento di varianza è che non spiega la fine del servizio e volée. Ci sono poche tattiche nello sport a più alta varianza del buon vecchio approccio a rete a ogni punto tipico del servizio e volée. Pensiamo a Boris Becker a Wimbledon. Serviva una bomba e, se c’era una risposta, spesso si allungava anche fino a gettarsi sull’erba cercando semplicemente di intercettare la pallina. Le discese a rete moderne non sono così movimentate, ma rimangono un tentativo ad alto rischio. A ogni volée facile corrisponde un passante vincente intoccabile. Inoltre, la forma di servizio e volée che più sposava la causa, il “Big Game” di Jack Kramer, era uno schema di gioco chiaramente a Valore Atteso, la creatura di un vero ingegnere decenni prima che qualcuno pensasse ad accostare nella stessa frase le parole sport e statistiche. Kramer e il suo compagno di club Cliff Roche avevano studiato tutti gli angoli e le probabilità, e i risultati in campo furono così incredibilmente positivi che altri americani si sbrigarono a imitarli. Per merito di un incontro di Coppa Davis del 1946, il gioco di Kramer cambiò anche il corso del tennis australiano, ispirando Frank Sedgman e definendo indirettamente lo stile di innumerevoli speranze, tra cui Rod Laver.
In mani giuste, il servizio e volée era una tattica intelligente, per ragioni che però non sono più presenti. Chi era alla risposta non aveva molte difese contro il servizio. Le condizioni del terreno rendevano gli scambi da fondo soggetti a imprevedibilità: si giocava molto più spesso sull’erba, che però non era in condizioni impeccabili come a Wimbledon. Andare a rete era l’unico modo per evitare di perdere il punto a causa di un cattivo rimbalzo. C’è un filo diretto che lega Kramer, passando da Laver e Pete Sampras, fino ai primi anni di carriera di Federer, che abbandona il servizio e volée solo quando appare sulla scena Lleyton Hewitt con un’incrollabile e precisa difesa — resa possibile, di nuovo, dai miglioramenti tecnologici — in grado di trasformare una solida discesa a rete dietro al servizio in una proposizione a VA negativo.
Il tema di fondo qui è che i professionisti continueranno a inseguire il Valore Atteso, così come hanno fatto per un secolo. Se non lo fanno, arriveranno altri con una strategia migliore e li rimpiazzeranno. Sulle tattiche che funzionano in una determinata era incide pesantemente la tecnologia, e potrebbero, come non potrebbero, andare nella direzione di una varianza maggiore. Di converso, il tennis femminile segnala il potenziale di un gioco ad alto rischio. Ci sono così tante giocatrici di vertice impegnate in soluzioni tutto per tutto che una come Swiatek, la cui propensione offensiva è storicamente alta, sembra a confronto eccedere in cautela. Lo stile furioso di Ostapenko non ha nulla del servizio e volée, ma ne condivide la filosofia: chiudi il punto prima che la tua avversaria abbia la possibilità di farlo.
Invece, il gioco maschile sta diventando sempre più preciso. Sinner e Alcaraz non hanno un Indice di Offensività ridotto perché giocano passivamente. È solo che non sbagliano spesso. Berrettini è più aggressivo, ma non di molto. Pochi servono così forte o bersagliano gli angoli così persistentemente. Ancora meno sono tanto implacabili nello sfruttare un colpo corto. Eppure sembra riuscirci senza prezzo. Ha diverse limitazioni, gli infortuni e un rovescio in versione ridotta per iniziare, ma non sono di natura tattica. Come i suoi colleghi, Berrettini ha compreso che un rischio più alto non vale la pena. Probabilmente hanno ragione loro. ◼︎