Pubblicato il 25 gennaio 2024 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Nel quarto di finale degli Australian Open 2024 contro Hubert Hurkacz, Daniil Medvedev ha centrato la seconda vittoria al quinto set del suo torneo: il livello di Hurkacz è calato, mentre Medvedev ha tenuto da fondo convertendo l’unica palla break concessa dall’avversario. Quattro ore di tennis compresse in un paio di momenti decisivi, e Medvedev è in semifinale.
Fino a poco tempo fa, la reputazione di Medvedev nei set decisivi era di disappunto: nel 2022 aveva perso 11 partite su 15 al terzo o al quinto set, e il quarto di finale è stata la prima volta dopo nove — tornando indietro agli Australian Open di due anni fa — in cui ha battuto uno dei primi 10 vincendo l’ultimo set. È facile cedere all’esagerazione di fronte a sequenze negative come queste. Per prima cosa, tre di quelle otto sconfitte consecutive sono arrivate alle Finali di stagione 2022, dove è riuscito, incredibilmente, a perdere il tiebreak del terzo set in tutte le partite del girone. Di certo non il modo migliore per affrontare la pausa invernale, ma nemmeno una diminuzione della sua abilità di rimanere in partita fino alla fine contro i migliori del mondo. Inoltre, a eccezione del 2022, Medvedev ha sempre mostrato una discreta capacità di aggiudicarsi partite equilibrate contro chiunque.
Anno Decisivo V-P Decisivo %V
2024 2-0 100.0%
2023 14-6 70.0%
2022 4-11 26.7%
2021 14-5 73.7%
2020 9-4 69.2%
2019 10-11 47.6%
2018 16-9 64.0%
2017 13-6 68.4%
2016 23-9 71.9%
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Totale 105-61 63.3%
Non dovremmo contare il 2016, che è una collezione di ITF, Challenger e assaggi di circuito maggiore ma, visti i risultati, ho pensato che valesse la pena inserirlo. Quale sia il parametro di riferimento, non viene proprio da considerare Medvedev deficitario in partite molto combattute. Di recente ho analizzato quale “dovrebbe” essere il record di un giocatore al terzo set rispetto al livello di bravura, e un valore superiore al 60% è meglio del previsto per praticamente chiunque.
Medvedev non avrebbe dovuto collezionare così tanti finali all’ultimo respiro, qualcuno potrebbe dire. Ci si aspettava che liquidasse Emil Ruusuvuori molto più velocemente di quanto abbia fatto nel secondo turno a Melbourne, e anche sulla terra del Roland Garros 2023 Thiago Seyboth Wild non avrebbe mai dovuto trascinarlo al quinto, ancor meno buttarlo fuori dal torneo. A volte però capita a tutti di prendere la strada più panoramica o quella più complicata: l’anno scorso, ha giocato 14 set decisivi contro un giocatore tra i primi 50, e 10 contro uno dei primi 20.
Le cose cambiano nel set decisivo
Quando una partita si riduce a un-set-vince-tutto, diventa un po’ meno incentrata sul servizio. Si tratta di un fattore comune a tutte le situazioni ad alta pressione, tiebreak, palle break, quinti set. Chi serve lo fa con più cautela, chi risponde aumenta il livello di attenzione e i punti facili sono più rari. L’effetto è minimo ma reale. Dal 2017, in più di 1200 partite del Match Charting Project terminate al set decisivo, chi è al servizio vince 1.1% punti in meno rispetto ai primi due o ai primi quattro set. Mette anche più prime in termini relativi, però solo con margini di sicurezza più ampi: la percentuale di servizi senza risposta scende più del 5% e in media lo scambio aumenta da 4.1 a 4.3 colpi.
Si può fare leva su queste differenze fondamentalmente in due modi. Primo, opporsi alla dinamica e continuare a servire con potenza mentre l’avversario soccombe alla naturale tendenza verso la cautela. Questa è in parte la ragione per cui John Isner e Roger Federer sono stati tra i pochi a vincere più tiebreak del dovuto nel lungo periodo. Non è facile, specialmente con l’avanzare della fatica. Ma se si riesce a servire con lo stesso livello che nei primi due o quattro set, all’ultimo c’è un vantaggio, per quanto minimo. Secondo, si può essere il tipo di giocatore che eccelle nello stile di tennis da set decisivo. Scegliere tra Medvedev e Hurkacz in uno scenario in cui ci sono più risposte al servizio e i punti durano di più sembra immediato, no? Non c’è nessuna garanzia, sia ben chiaro: è un cambiamento marginale e non è detto che si manifesti. Nel quarto di finale in questione ad esempio, più scambi si sono conclusi in massimo quattro colpi al quinto set rispetto ai primi quattro set. Ma, in media, si va in direzione opposta, esattamente nella tana di Medvedev.
Ci sono prove a sostegno del fatto che Medvedev segua queste indicazioni, mantenendo offensività al servizio e traendo vantaggio dalla maggiore cautela degli avversari. Altri giocatori di vertice, in modi diversi, fanno lo stesso. Iniziamo dalle basi. Per ogni statistica, ho calcolato il rendimento di ciascun giocatore nei set decisivi, e in tutti i set che li hanno preceduti. I numeri che vedrete sono un indice che rappresenta l’intensità di variazione della tattica quando inizia l’ultimo set. Un valore positivo identifica una maggiore adozione di quella combinazione strategica, uno negativo il contrario. Prendiamo i quattro semifinalisti agli Australian Open, più Carlos Alcaraz (perché non può mancare) e Hurkacz (per la sua fama all’ultimo set). Da tenere a mente che i dati di Novak Djokovic sono limitati alle partite dal 2017. La tabella mostra la frequenza di punti vinti al servizio e la frequenza di prime di servizio in campo.
Giocatore PVS% %1maIn
Carlos Alcaraz 3.9% 4.4%
Jannik Sinner 2.6% -1.2%
Novak Djokovic 1.5% -1.1%
Hubert Hurkacz 0.8% -1.9%
-- Media -- -1.1% 0.7%
Daniil Medvedev -1.2% -1.7%
Alexander Zverev -4.5% 3.2%
Quando si tratta di vincere punti al servizio, Medvedev è in linea con la media del circuito: nel set decisivo ne perde qualcuno in più che negli altri. Non è una media negativa di per sé, anche se risulta mediocre in questo particolare gruppo di giocatori. Un segnale più incoraggiante, almeno in termini di approccio tattico, è la variazione nelle prime di servizio in campo. Medvedev, così come Djokovic, Hurkacz e Jannik Sinner, nel set decisivo sembra forzare di più la mano. Alcaraz sfida la gravità, servendo più conservativo pur vincendo più punti, mentre Alexander Zverev appare fuori posto, una caricatura della prudenza. Osserviamo ora la percentuale di servizi che non hanno risposta (%NoRisp) e la percentuale di punti al servizio vinti in massimo tre colpi %PVS <=3).
Giocatore %NoRisp %PVS <=3
Novak Djokovic 10.9% 5.4%
Carlos Alcaraz 0.2% 1.0%
Daniil Medvedev -0.6% -2.0%
Hubert Hurkacz -1.1% 0.2%
-- Media -- -5.7% -3.6%
Jannik Sinner -7.4% 0.3%
Alexander Zverev -13.4% -11.2%
La prima regola quando si scrive di tennis maschile è che, qualunque l’argomento, si finisce sempre per lodare Djokovic. Negli ultimi anni ha certamente imparato a sfruttare di più il servizio, e quando arriva il set decisivo è capace di aumentare il volume. Nell’ultimo set, la maggior parte dei giocatori fa semplicemente fatica a rimanere aggrappata alla partita, Djokovic inizia a servire con ancora più potenza. La frequenza di servizi senza risposta di Medvedev è il tipo di segnale positivo che richiede un vero estimatore per essere apprezzato: “-0.6%” non è materiale da capogiro. Quando però il classico giocatore serve con così tanta più cautela, la continuità di Medvedev diventa un vantaggio. I 3 colpi massimi non fanno molta differenza ma, rispetto alla media, sono un passo indietro meno marcato. Anche qui, lo Zverev dell’ultimo set è una bestia insolita.
Risposte opportunistiche
Se da un lato la sfida nell’ultimo set è continuare a mettere pressione al servizio, dall’altro il compito alla risposta è trarre vantaggio da un avversario che probabilmente non ci riesce. Idealmente, significa essere più offensivi alla risposta, ma un servizio più debole dell’1 o del 5% non facilita più di tanto il compito. I giocatori invece dovrebbero impegnarsi a non sprecare le opportunità che si presentano: mettere in campo più risposte e poi prepararsi a non sbagliare in scambi inevitabilmente più lunghi. La tabella mostra tre statistiche di analisi della tendenza alla risposta nel set decisivo, anche qui espresse come indice tra il rendimento di un giocatore nell’ultimo set rispetto ai set precedenti.
Giocatore %Risp Valide ENF/Pt %Dritto
Alexander Zverev 6.7% 1.1% 1.0%
Daniil Medvedev 3.9% -3.2% -1.2%
Novak Djokovic 3.0% -10.5% 1.5%
Hubert Hurkacz 2.9% -1.7% 0.3%
Carlos Alcaraz 2.7% -10.4% -1.9%
-- Media -- 2.5% -2.4% -0.3%
Jannik Sinner -1.2% 0.1% 0.4%
Come si poteva pensare, Zverev mette molte risposte in campo nel set decisivo, in linea con l’atteggiamento estremamente conservativo visto sinora. Dietro, guida la categoria dei timorosi proprio Medvedev, che mette in campo quasi il 4% di risposte in più rispetto agli altri set. A differenza di Zverev, Medvedev rimane in controllo durante lo scambio: non è in grado di trovare improvvisamente la concentrazione assoluta come Djokovic o Alcaraz, che riescono a ridurre la frequenza di errori non forzati del 10%, ma è davanti a tutti gli altri, diminuendo gli errori più della media del circuito.
La terza statistica — dritti come percentuale di tutti i colpi a rimbalzo — è semplicemente una curiosità. Non esiste una selezione giusta o sbagliata dei colpi, almeno non con questa bravura di gioco. Come emerso in un recente articolo, Medvedev o Zverev usano il dritto sul +1 più di chiunque altro, perché è per loro il colpo che di fatto rappresenta l’opzione migliore. Se al quinto set un giocatore diventa più bravo negli scambi — e non è niente più che un’ipotesi — potrebbe riflettersi nei numeri come aumento dei colpi dal suo lato preferito. Nessuno di questi giocatori modifica in modo drammatico la scelta dei colpi, ma si nota come Medvedev colpisca qualche rovescio in più di quanto non faccia nei set precedenti.
Se Medvedev e Zverev vanno al quinto set in semifinale, non gli servirà essere così consapevole di quello che sta succedendo. La tattica di Zverev, se voluta o d’istinto, è decisamente chiara: può trasformare il set in una guerra di nervi, avendo già vinto due tiebreak al quinto nel torneo e un record di 22 set decisivi vinti su 26. Sarà sicuramente una maratona, ma Medvedev potrà forse sfruttare a suo favore la passività dell’avversario. Di fronte ai margini microscopici di un quinto set di uno Slam, vale la pena esplorare qualsiasi vantaggio addizionale (Medvedev ha poi vinto 6-3 al quinto set, avendo perso i primi due set, n.d.t). ◼︎