Pubblicato il 14 maggio 2022 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
A inizio anno, Jeff Sackmann si è imbarcato in un immenso progetto di elaborazione di una classifica dei 128 giocatori e giocatrici più forti di tutti i tempi, ponendosi l’obiettivo di terminare a dicembre 2022. Con una media di più di 2000 parole per singolo profilo, si tratta di una vera e propria enciclopedia di chi è chi nel tennis, dalla sua nascita a oggi. Per limiti di tempo e più evidenti limiti di talento, settesei.it propone una selezione delle figure maggiormente rappresentative per vicinanza d’epoca e notorietà, n.d.t.
Svetlana Kuznetsova [RUS]
Data di nascita: 27 giugno 1985
Carriera: 2002-presente
Gioco: destro (rovescio a due mani)
Massima classifica WTA: 2 (10 settembre 2007)
Massima valutazione Elo: 2192 (terza nel 2015)
Slam in singolo: 2
Titoli WTA in singolo: 18
// Le due partite più lunghe della stagione 2011 sono durate, ognuna, esattamente 4 ore e 48 minuti: agli Australian Open, David Nalbandian ha battuto Lleyton Hewitt al primo turno 3-6 6-4 3-6 7-6(1) 9-7; agli US Open, Juan Carlos Ferrero ha battuto Gael Monfils 7-6(5) 5-7 6-7(5) 6-4 6-4. Durante l’anno, 17 partite sono andate oltre le 4 ore, tra cui la finale degli US Open tra Novak Djokovic e Rafael Nadal. La terza partita più lunga del 2011 non è andata al quinto set. Si è trattato infatti del quarto turno femminile sempre agli Australian Open tra Svetlana Kuznetsova e Francesca Schiavone, che sono rimaste in campo per 4 ore e 44 minuti prima che Schiavone vincesse per 6-4 1-6 16-14. È stata la seconda partita più lunga nella storia della WTA, dietro solo a una pazza partita del 1984 con il famoso scambio di 643 colpi!
Nella maratona a Melbourne è successo di tutto: 80 volte in parità, 50 palle break e 17 break ottenuti, per più di 1800 colpi complessivi. Entrambe le giocatrici hanno anche osato il servizio e volée, Schiavone per ben due volte. Dire che è stato come sulle montagne russe è considerare la partita infinita a Wimbledon tra John Isner e Nicolas Mahut semplicemente “lunga”. Il volontario che ha raccolto le statistiche dei 358 (!) punti della partita, ha segnalato anche come alla quarta ora e venticinque minuti di gioco “entrambe danno l’idea di essere un po’ stanche”. Gli scontri diretti tra Kuznetsova e Schiavone, come mostrato nell’immagine 1, rappresentano una delle storie più incredibili nel tennis femminile del ventunesimo secolo.
IMMAGINE 1 – Scontri diretti tra Kuznetsova e Schiavone
Kuznetsova ha vinto 10 volte su 16, ma Schiavone si è aggiudicata metà delle sei partite in tre set. La prima delle loro epiche partite l’ha vinta Kuznetsova in finale della Fed Cup 2007. Quattro anni dopo gli Australian Open, si sono ripetute al Roland Garros, finendo 10-8 al terzo set. Pur non arrivando a quattro ore, anche quella partita è stata una collezione completa di ribaltamenti di fronte. La rivalità con Schiavone è una miniaturizzazione della carriera di Kuznetsova: assaporare lo sporadico trionfo tra una discontinuità di gioco e l’altra; trovarsi in partite estremamente combattute, perdendone molte per il minimo margine possibile; ma soprattutto, aver giocato tennis su tennis su tennis.
Ironicamente, le due vittorie Slam sono state un affare concluso con rapidità. Agli US Open 2004, ha superato Elena Dementieva per 6-3 7-5, mentre al Roland Garros si è liberata di Dinara Safina per 6-4 6-2, traendo vantaggio, in entrambi i casi, dalla difficoltà a gestire la pressione dell’avversaria. Raramente però è stato così semplice. Nella primavera successiva al primo Slam, ha perso così spesso a un passo dalla vittoria che giocatrici meno navigate avrebbero di certo optato per il ritiro. A Indian Wells perde 5-7 al terzo contro Dementieva; a Miami sempre 5-7 al terzo questa volta contro Ana Ivanovic. Un mese dopo a Varsavia, batte Kim Clijsters per poi perdere in finale contro Justin Henin — indovinate — 5-7 al terzo. Poco dopo al Roland Garros, di nuovo Henin la sconfigge in una partita al cardiopalma di tre ore. Non serve che vi dica come è andata dal 5 pari nel terzo set.
Si rifà a Wimbledon, raggiungendo i quarti di finale, ma al momento di difendere la vittoria agli US Open, la tensione crolla, con una sconfitta contro la numero 97 Ekaterina Bychkova in due set, la prima volta in cui la detentrice degli US Open perde al primo turno nell’edizione successiva. Anche la classifica ne risente, perché dal quarto posto in agosto, il massimo sino a quel punto, esce dalle prime 10. La difesa del titolo al Roland Garros 2009 è quasi altrettanto debole. L’intera stagione 2010 sulla terra dura sette partite, tra cui sconfitte al primo turno a Roma e Madrid contro, rispettivamente, Maria Kirilenko e Shahar Peer (entrambe in tre set, anche se l’ultimo set contro Peer finisce 0-6). Al Roland Garros si spinge al terzo turno per perdere di nuovo contro Kirilenko, ovviamente in tre set. Dopo la vittoria a Pechino 2009, in classifica risale fino alla terza posizione, ma venendo meno i punti del Roland Garros si trova di nuovo fuori dalle prime 10.
L’apice per Kuznetsova è maturato tra i due titoli Slam, quando verso la fine del 2007 si issa al numero 2 (e al terzo posto nelle valutazioni Elo), il più alto di sempre per lei. Vince il torneo di New Haven in preparazione agli US Open nel modo più assurdo possibile, una vittoria in tre set contro Agnieszka Radwanska e poi tre ritiri di fila! Complessivamente in stagione, vince 17 partite al terzo set su 24. Sfortunatamente rimedia due delle sconfitte nelle Finali di stagione a Madrid: non riesce a vincere nemmeno una partita contro le prime 8, venendo eliminata da Ana Ivanovic con il punteggio, impossibile a credersi, di 5-7 al terzo.
Tendenze di fondo
Confido nel fatto che abbiate riconosciuto una tendenza di fondo. Peter Bodo ne ha parlato come di “un’intricata giovane donna che non ha mai giocato una partita senza la possibilità di perderla sotto pressione”. Non è del tutto corretto, anche se a volte è sembrato proprio così. Certamente è una persona molto complessa, e ha un talento per rendere ogni partita che gioca altrettanto complicata, spesso per emergere dalla confusione come la — per quanto esausta — vincitrice. La tabella riepiloga le migliori giocatrici nelle partite andate al terzo set.
Giocatrice Terzi set Vinte Perse Svetlana Kuznetsova 355 215 140 Venus Williams 306 187 119 Angelique Kerber 271 152 119 Alize Cornet 261 140 121 Petra Kvitova 254 149 105 Sara Errani 251 125 126 Anastasia Pavlyuchenkova 246 133 113 Serena Williams 236 170 66 Vera Zvonareva 234 137 97 Karolina Pliskova 208 131 77
Potrebbero esserci un paio di imprecisioni qua e la, tra cui qualche partita ITF o un paio di partite finite per ritiro. La stessa ricerca con i filtri di Tennis Abstract restituisce un risultato diverso. I margini però sono così grandi in questo caso da rendere i dettagli immateriali. Kuznetsova ha giocato più partite al terzo set di qualsiasi altra tra quelle in attività, ed è in cima all’elenco per vittorie e per sconfitte. Sorprende notare, viste tutte le memorabili sconfitte, una percentuale di vittoria così alta (61%), di un nulla dietro a Venus Williams (sempre al 61%). Le uniche a vincere più spesso sono Serena Williams (72%) e Karolina Pliskova (63%). Anche Jelena Jankovic, che ha molto in comune con Kuznetsova, ha giocato più di 300 terzi set in carriera, ma ha perso più spesso di quanto abbia vinto. Kuznetsova si distingue anche restringendo il campo alle partite al terzo set più combattute. La tabella riepiloga le migliori tra le giocatrici in attività in termini di partite arrivate 5 pari al terzo set. Pure in questa categoria Kuznetsova ha giocato più di chiunque altra: ha vinto più di tutte e ha lo stesso numero di sconfitte di Venus. Di nuovo, nonostante tutte le sanguinose sconfitte per 5-7, ha una frequenza di vittoria rispettabile. Jankovic ne ha giocate 78, e ha più sconfitte che vittorie. Un’altra cui non manca di complicarsi la vita, Samantha Stosur, ha vinto solo 24 partite su 67 così ravvicinate.
Giocatrice Terzo 5-pari Vinte Perse Svetlana Kuznetsova 80 46 34 Venus Williams 75 41 34 Serena Williams 56 32 24 Angelique Kerber 54 31 23 Karolina Pliskova 53 31 22 Caroline Garcia 49 33 16 Petra Kvitova 49 27 22 Andrea Petkovic 47 22 25 Varvara Lepchenko 47 20 27 Kristina Mladenovic 45 20 25
Uno dei luoghi comuni nel tennis è che giocatori e giocatrici fanno più fatica quando pensano troppo e non agiscono d’istinto. Per Kuznetsova, non è del tutto distante dalla realtà, visto che ha certamente una predisposizione a ingarbugliarsi la mente. Il giornalista Matt Cronin l’ha descritta come la giocatrice più introspettiva tra le stelle russe della sua generazione. In un’intervista del 2013, Kuznetsova non esprimeva esattamente un desiderio irrefrenabile di ritorno al circuito, a seguito di sei mesi di pausa: “Giocando anno dopo anno contro le stesse avversarie e negli stessi tornei, diventa abbastanza impegnativo. Adoro il tennis, quindi non potrò mai stancarmene. Mi infastidisce però dover viaggiare e stare lontano da casa, dalla mia famiglia, dai miei amici. Non ho mai odiato il tennis, lo amo e mi piace giocare. Ho guardato diverse partite ma non ho provato troppa nostalgia”.
Non è ancora finita
Nonostante qualche apparente riserva, riprende da dove ha lasciato. Per tre anni si dedica a un calendario integrale, passando dove necessario per le qualificazioni e giocando qualche finale. Per tornare al vertice, serve aspettare il 2016, a trent’anni compiuti e a più di un decennio dal suo primo Slam. Inizia la stagione al 25esimo posto, imponendosi subito con una vittoria in tre set contro la numero 1 Simona Halep a Sydney. Per dare ai tifosi un assaggio della gloria ritrovata, riscrive la storia della Fed Cup con una partita di quattro ore contro Richel Hogenkamp, la più lunga di sempre in quella competizione. La perde per 8-10, ma durante l’anno vince la quantità incredibile di 22 terzi set. Non è un record di per sé — Petra Kvitova ne ha vinti 25 nel 2013 — ma è di gran lunga il numero più alto in una carriera piena di terzi set. In uno di questi, vince contro la numero 1 Serena a Miami; in un altro, si presenta alla seconda settimana a Wimbledon grazie alla vittoria contro Sloane Stephens per 6-7(1) 6-2, 8-6. Deve vincere il torneo di Mosca a ottobre per qualificarsi alle Finali di stagione, e ci riesce con due vittorie al terzo nei quarti e in semifinale. Non sono passate 48 ore ed è già a 8000 km di distanza a Singapore, nella prima partita del girone contro Radwanska. Ricomparsa tra le prime 10 dopo sei anni di assenza, è convinta di poter affrontare qualsiasi situazione, anche un ormai famoso auto taglio di capelli in campo, rei di non essere della lunghezza giusta.
Le ultime notizie la davano sull’orlo di una crisi di nervi, eppure si sbarazza di Radwanska per la tredicesima volta in carriera. Batte anche Pliskova al tiebreak del terzo, ma in semifinale è costretta a fermarsi per mano di Dominika Cibulkova: vince il primo set 6-1, ma non ne ha più per tenere nel secondo e nel terzo. Non è il lieto fine che sperava, ma è di nuovo una con cui fare i conti sul circuito, e rimane tra le prime 10 per tutto il 2017. Un operazione al polso mette fine al suo ritorno, e da allora ha giocato solo limitatamente. Non più tardi dell’estate 2019, comunque, mette ancora una volta in mostra la potenza e la continuità che l’hanno resa campionessa Slam, battendo sia Pliskova che Ashleigh Barty per arrivare in finale a Cincinnati. È inattiva da Wimbledon 2021, nel tentativo di tornare in forma. Quasi 37enne, non sembra poter aspirare al vertice, ma le avversarie dovrebbero farsi trovare pronte ad affrontarla. L’anno scorso ha vinto solo 5 partite sulle 16 giocate, ma la metà sono andate al terzo set. Figuriamoci! ◼︎