Pubblicato il 28 dicembre 2020 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Quando Margaret Court vinse il primo Slam agli Australian Championships 1960, non ci fu stupore per i suoi giovani 17 anni, ma per il fatto che fosse riuscita a rimanere in piedi anche solo per giocare la finale. Sulle cronache che precedettero quella partita, venne elogiato il talento di Court, che le avrebbe regalato un futuro roseo, ma contestualmente pronosticata la vittoria dell’avversaria, la diciottenne Jan Lehane, che l’aveva sconfitta 6-6 6-0 nella finale juniores del 1959. Nonostante Court (che giocava ancora con il cognome da nubile Smith) avesse vinto contro la rivale più di recente, era il calendario ad aver fatto fatto propendere gli opinionisti verso Lehane. Court infatti aveva giocato quasi per due settimane di fila.
È proprio da qui che arriva il titolo dell’articolo: in una presentazione della finale, si sosteneva che Court avesse giocato 451 game in 10 giorni. A differenza di Lehane che si era iscritta unicamente al tabellone di singolare femminile, Court giocò singolare e doppio, così come singolare e doppio juniores. Raggiunse la finale nel doppio femminile e nel singolare juniores, oltre alla semifinale nel doppio juniores (un giornale sostiene che raggiunse altre tre finali, ma il punteggio della semifinale di doppio juniores in mio possesso mostra che Court e la compagna Val Wicks vennero sconfitte).
Perse le sue prime due finali, tra cui quella del singolare juniores, da un’altra futura stella, Lesley Turner, ed è possibile quindi che la fatica fu determinante. A peggiorare la situazione, in entrambi i casi si andò al terzo set.
Sono davvero 451 game?
A quei tempi, gli Australian Championship erano un torneo ben più modesto degli Australian Open di oggi. Le giocatrici provenivano in maggioranza dai dintorni, anche se nel 1960 si presentarono due straniere di livello come la brasiliana Maria Bueno e la britannica Christine Truman. Bueno e Truman vinsero il doppio, ma Bueno perse da Court nei quarti del singolare e Lehane superò Truman in semifinale. E comunque il tabellone di singolare aveva solo cinque turni (contro i sette attuali, n.d.t.).
Visto che i primi turi erano spesso delle passeggiate (Court vinse la prima partita per 6-1 6-0), ho faticato a mettere insieme i 451 game di cui si parla. Ecco un rapido elenco delle partite giocate da Court di cui si sa con certezza:
- Singolare femminile (89 game): primo turno b. Dorothy Linde 6-1 6-0; secondo turno b. Jan Shearer 6-3 6-2; quarti di finale b. Bueno 7-5 3-6 6-4; semifinale b. Mary Carter Reitano 7-5 2-6 6-2
- Doppio femminile (97 game): primo turno bye; quarti di finale b. Turner/Noelene Turner 5-7 10-8 8-6; semifinale b. Lehane/Reitano 4-6 6-0 6-3; finale persa contro Bueno/Truman 6-2 5-7 6-2
- Singolare juniores (83 game): primo turno b. Heather Ross 6-2 6-2; secondo turno b. Helen Gourlay 6-0 6-0; quarti di finale b. Wicks 6-1 6-0; semifinale b. Jill Blackman 6-0 7-5; finale persa contro Turner 2-6 6-2 6-2
- Doppio juniores (più di 23 game): primi turni sconosciuti; semifinale persa contro Blackman/A Plummer 0-6 6-4 6-1.
In totale, si contano 292 game, più quelli da altri due possibili turni di doppio juniores (si può pensare che ci fosse un altro turno iniziale di singolare juniores, per quanto è improbabile che il tabellone juniores avesse più giocatrici di quello femminile). Pur senza il tiebreak, un paio di partite di doppio difficilmente fanno salire il conteggio di più di 150 game.
Un evento non basta
Proprio come accade oggi, anche le giocatrici più forti di sei decenni fa gestivano i loro impegni professionali con molta attenzione. Ad esempio, potevano pensare di giocare solo il doppio nella settimana precedente al torneo di Wimbledon. Ma nel gennaio del 1960, Court non era una giocatrice di vertice, e il suo calendario veniva fondamentalmente dettato dalla federazione dello stato. Per le juniores australiane, i giorni prima dei Championships erano dedicati alla Coppa Wilson, un torneo a squadre interstatale (contestualmente, i juniores giocavano la Linton Cup). Si trattava di partite a girone tra sei stati dell’Australia, nello stile della Fed Cup, con ogni scontro formato da due singolari e un doppio.
Come rappresentante dello stato di Victoria, Court ebbe la sua buona dose di riscaldamento. Ho trovato i risultati di tre giorni della Coppa Wilson (è probabile che ci fossero cinque turni, in parte perché è il numero più logico in una competizione a sei squadre, in parte perché il primo giorno di risultati che ho trovato è indicato come “terzo turno”).
Ecco i risultati di Court:
- 19 gennaio contro New South Wales – singolare b. Lehane 6-1 6-3; doppio perso contro Lehane/Dawn Robberds 6-3 6-2
- 20 gennaio contro Tasmania – singolare b. Gourlay, 6-0 6-0 (non giocò il doppio)
- 21 gennaio contro South Australia – singolare b. Felicity Harris, 6-0 6-0 (non ho trovato risultati per il doppio, e sembra che molte partite quel giorno siano state sospese o cancellate per pioggia).
Sono altri 57 game. In un resoconto sulla Coppa Wilson si scrisse che Court perse solo 8 game in singolare. Se avesse giocato una partita in più, sarebbero altri 16 game (tipo una vittoria per 6-2 6-2); se ne avesse giocate due, sarebbero altri 28 (ad esempio, 6-0 6-1 e 6-3 6-0). È anche plausibile che abbia giocato anche una o due partite di doppio. La Coppa Wilson iniziò il 18 gennaio e il “terzo turno” fu il 19, quindi è possibile che Court avesse giocato tre o quattro partite solo il primo giorno.
Due settimane indimenticabili
Pur non avendo traccia assoluta di tutti i 451 game (e i 20 aggiuntivi della finale femminile), sappiamo però che Court ha giocato almeno 13 partite di singolare, quasi sicuramente 14 e probabilmente 15. C’è il punteggio di 5 partite di doppio, ma potrebbero essere quasi sicuramente 7 e probabilmente fino a 10. Non c’è dubbio che il totale dei game sia almeno di 365, con molti altri che non si riescono a contare. Tutto questo accadde tra l’inizio della Coppa Wilson il 18 gennaio 1960 e la finale del singolare femminile l’1 febbraio.
Non so se siamo di fronte a un record. Penso subito all’epopea tra John Isner e Nicolas Mahut, per un totale di 183 game, con Mahut che perse poi nel primo turno del doppio giocando altri 46 game (Isner si ritirò dal doppio e nessuno dei due giocò il doppio misto). O anche la partecipazione di Martina Navratilova a Wimbledon 1986. Come da lei stessa evidenziato, la pioggia la costrinse a giocare la bellezza di 17 partite solo nella seconda settimana. Pur avendo raggiunto la finale del singolare, del doppio e del doppio misto, Navratilova giocò “solo” 333 game nelle due settimane di torneo (anche se il numero di game giornaliero probabilmente superò quello di Court). Almeno Court ebbe il buon senso di non giocare il doppio misto.
Il mio database non è completo per quanto riguarda i risultati del doppio, e per quelli di juniores è ancora più limitato. Difficile quindi accertare che si tratti di un record. Con partite al meglio dei cinque set in singolare e (per diversi anni) in doppio, un giocatore potrebbe arrivare più facilmente a 400 o 500 game in uno Slam. È anche possibile che Navratilova ha collezionato più game in un altro Slam con una programmazione meno scombussolata. Di fatto nel 1986 ha superato i 300 game con partite tutte terminate in due set.
Tornando a Court, festeggiò prendendosi una strameritata pausa di…una settimana! Meno di dieci giorni dopo infatti era in Nuova Zelanda, dove perse in un’altra finale da Ruia Morrison (una forte giocatrice Maori la cui storia merita un articolo dedicato). Quell’anno la federazione del suo stato non la mandò in giro per il mondo, e il resto della stagione ebbe un calendario più tranquillo. Se la si legge in ottica moderna dell’importanza del recupero di energie, fu un’idea eccellente. ◼︎