[…] Ubi: Credi che le continue discussioni sui record, GOAT e così via sviliscano la vera analisi descrittiva, spacciando gli albi d’oro per numeri che hanno un impatto sulla partita e soprattutto sui match-up tecnici fra i giocatori?
EDOARDO SALVATI (ES): Sviliscono l’analisi se sono impostate su sterili argomentazioni a favore del proprio giocatore in un confronto da stadio, come spesso mi è capitato di vedere su Twitter tra sostenitori di Federer, Nadal e Djokovic (e non tra le donne, forse perché il dominio di Williams non lascia spazio a repliche). Non la sviliscono se hanno invece l’obiettivo di fare chiarezza, fare previsioni, aumentare la conoscenza complessiva. Nel primo caso, la ricerca dell’espressione della grandezza di un giocatore attraverso un numero assoluto che lo dichiari il migliore è un’inclinazione tipicamente americana. Fatico onestamente ad apprezzarne la valenza, visto che confronti tra epoche sono per forza limitati da mancanza di omogeneità di condizioni. E anche tra giocatori dello stesso periodo: sulla base di quale criterio si stabilisce la preminenza di un parametro rispetto ad altri? Gli Slam vinti, gli altri tornei, le settimane al numero 1, gli scontri diretti? Si può certamente sostenere meriti e demeriti di ciascuno senza riuscire ad arrivare a un’approvazione universale.