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Due prime di servizio sono meglio di una? — parte 2

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Pubblicato il 27 giugno 2020 su StatsOnTheT – Traduzione di Edoardo Salvati

Dopo aver approfondito le logiche alla base della scelta di una strategia ottimale al servizio, nella seconda parte di quest’analisi s’indaga sulle dinamiche che caratterizzano il servizio di Alexander Zverev, cercando di identificare gli specifici fattori che lo rendono un sorprendente candidato all’utilizzo di una strategia a due prime.

È difficile pensare a un giocatore dei primi 10 di recente memoria con una seconda di servizio più frustrante di quella di Zverev. Il 2019 è stato per Zverev una stagione martoriata dai doppi falli, con in media un doppio fallo ogni cinque battute. E si è assistito a cadute epiche, come ad esempio il secondo turno al Cincinnati Masters contro Miomir Kecmanovic, numero 59 del mondo, con ben 20 doppi falli, il massimo in carriera per Zverev e un conteggio in cui nessun giocatore vorrebbe eccellere.

Un peggioramento nel tempo

Il racconto si fa più intrigante osservando che il rendimento di Zverev sulla seconda era un tempo molto alto. Tra il 2015 e il 2018, la percentuale di seconde in campo si attestava in media intorno al 90% e Zverev vinceva almeno il 60% dei punti con la seconda, come mostrato dall’immagine 1. Nel 2019 però si è assistito a un peggioramento significativo nella precisione della seconda di Zverev, che ha contribuito a una discesa in picchiata nell’efficacia complessiva del suo gioco.

IMMAGINE 1 – Andamento in carriera della seconda di servizio di Zverev

Se la resa con la seconda è stata deficitaria, tutt’altra storia è la prima di servizio, come mostrato dall’immagine 2. Nel 2019 infatti Zverev ha raggiunto il massimo di sempre in termini di Prob(Prima in campo) e di Prob(Vittoria | Prima in campo). Inoltre, da quando è entrato stabilmente nel circuito maggiore, la sua prima è stata caratterizzata da un miglioramento costante. Sembra quasi che l’evoluzione del servizio di Zverev sia l’equivalente tennistico di una personalità doppia.

IMMAGINE 2 – Andamento in carriera della prima di servizio di Zverev

Dalle stelle di Madrid..

Scendendo nel dettaglio, possiamo analizzare l’andamento in quel periodo della precisione della seconda di Zverev partita per partita e fare chiarezza su quando possono essere iniziate le difficoltà.

All’inizio del 2018, la precisione di Zverev sulla seconda era ragguardevole. Il suo stato di grazia ha avuto il massimo splendore al Madrid Masters (come evidenziato in rosso nell’immagine 3), in cui Zverev sembrava provenire da un altro pianeta. Per conquistare il titolo ha vinto cinque partite senza mai perdere un set, tra cui contro John Isner nei quarti di finale, Dennis Shapovalov in semifinale e Dominic Thiem in finale. Un aspetto ancora più impressionante è stato il dominio mostrato da Zverev in quelle partite: un solo doppio fallo (contro Shapovalov) e una sola palla break concessa nel terzo turno (che è riuscito a salvare). Una prestazione esemplare per qualsiasi giocatore, a ricordare del valore assoluto del potenziale di Zverev.

IMMAGINE 3 – La Prob(Seconda in campo) di Zverev per le partite giocate dal 2018. Per eliminare il rumore associato al campione osservato, è stata applicata la tecnica del filtro mediano con dimensione della finestra di 5 valori. Le aree ombrate rappresentano una deviazione standard sopra o sotto la mediana all’interno della finestra di calcolo

..alle stalle di Acapulco

Purtroppo, Zverev non è stato poi in grado di sostenere un livello così alto con la seconda, con le prime incrinature che si sono manifestate a partire da agosto di quell’anno e che sono diventate nel 2019 un vera e propria frattura, tra cui diverse prestazioni con Prob(Seconda in campo) inferiore al 60%, come nel Canada Masters e nel Cincinnati Masters.

Non sappiamo come sarebbe andato il 2020 se non fosse stato messo sottosopra dalla pandemia, ma la prestazione di Zverev alla ATP Cup e ad Acapulco ha riproposto il familiare rapporto turbolento con la seconda. In undici partite (escludendo la debacle dell’Adria Tour), Zverev ha servito in media 1 doppio fallo ogni 4 tentativi sulla seconda rispetto a 1 su 10 del resto del circuito (una frequenza in linea invece con quanto ottenuto arrivando in semifinale agli Australian Open 2020).

Se c’è una nota positiva, è data dal rendimento sulla prima, specialmente nella Prob(Prima in campo), che continua ad aumentare, permettendo a Zverev di raggiungere con più sicurezza e fiducia un livello di tennis più alto rispetto a quando si trova sotto attacco servendo una seconda debole.

Va tuttavia detto in via cautelativa che un incremento stabile nella Prob(Prima in campo) può nel lungo periodo portare a una limitazione, quando non a una riduzione, della resa associata alla Prob(Vittoria | Prima in campo). È probabile infatti che un servizio diventi più prevedibile come conseguenza della sua efficienza, perdendo quindi via via di efficacia all’aumentare della prevedibilità. Anche se l’ascesa di Zverev in entrambe le categorie è stata ininterrotta, probabilmente è arrivato al limite massimo del rendimento ottenibile con la prima.

Cosa sta succedendo a Zverev con il servizio?

Considerata la differenza tra la prima e la seconda di Zverev, è normale cercare di capire le dinamiche sottostanti all’andamento suo servizio. Se una minore accuratezza nel servizio di Zverev dipendesse dalla tecnica, ci attenderemmo che si verificasse in qualsiasi fase di gioco. Analizziamo quindi varie situazioni di punteggio al servizio in funzione della pressione che l’importanza del punto esercita. I dati che seguono si basano su statistiche punto per punto delle partite Slam recuperate dal database GitHub di Jeff Sackmann. Vale la pena notare che le partite Slam rappresentano solo un sottoinsieme di tutte le partite di un giocatore in una stagione. Pur fornendo informazioni molto utili, non sono necessariamente indicative del rendimento complessivo di Zverev al servizio. Nel 2019 ad esempio le partite Slam di Zverev sono state solo il 20% di quelle che ha giocato durante l’anno.

Per determinare la resistenza al rischio in circostanze di punteggio a diversa intensità di pressione, confrontiamo la frequenza di doppi falli di Zverev con la frequenza di ace. Per natura, rischiare di più con il servizio dovrebbe aumentare la frequenza di doppi falli e di ace. Allo stesso modo, dovrebbe accadere il contrario con meno rischio.

Situazioni di punteggio

Per semplificare, ho raggruppato le situazioni di punteggio in sei categorie in funzione del loro impatto e significato nel contesto della partita. Ispirandomi al lavoro di Tennis Analytics, le categorie sono le seguenti:

  • Palla break — quando Zverev è in procinto di subire il break, come ad esempio 40 – AD, 30 – 40, 4 – 6, etc;
  • Punto del game — quando Zverev ha l’opportunità di conquistare il game, come ad esempio AD – 40, 40 -0, 6-4, etc;
  • Primo punto — primo servizio di ciascun game
  • Indietro — quando Zverev è indetro nel punteggio, ma senza palle break, come ad esempio 0 – 15, 15 – 30, 2 – 4, etc;
  • Avanti — quando Zverev è avanti nel punteggio, ma senza punti del game, come ad esempio 15 – 0, 30 – 15, 4 – 2, etc;
  • Parità — quando il punteggio è in parità, ma senza i primi punti del game, come ad esempio 15 – 15, 30 – 30, 3 – 3, etc.

Non sono categorie equamente dimensionate, perché ad esempio nel 2019 Zverev ha fronteggiato solo 150 palle break nelle partite Slam rispetto a un numero relativamente più grande di 422 punti dell’insieme avanti. Anche senza avere un’indicazione precisa di quando un campione è sufficientemente ampio, per trasparenza metodologica è importante invitare alla prudenza nell’interpretazione dei risultati.

Dal 2018 al 2019, la frequenza di doppi falli di Zverev è aumentata stabilmente nelle sei categorie. È interessante come la frequenza più alta di 0.12 è avvenuta sulle palle break, circa un doppio fallo ogni otto servizi che è costato la perdita del game. Inoltre, ha commesso un numero relativamente più ampio di doppi falli in presenza di punti del game.

IMMAGINE 4 – Frequenza di doppi falli commessi da Zverev nel 2018 e nel 2019 agli Slam

Un aumento nella frequenza di doppi falli suggerisce da parte di Zverev una scelta sistematica di maggior rischio sul servizio. Accade lo stesso sulla prima? Curiosamente, si nota che la frequenza di ace non è cresciuta in modo clamoroso nelle sei categorie, così come visto per i doppi falli. Ad esempio, sulle palle break l’aumento è modesto, da 0.062 a 0.073. In realtà, si assiste a un aumento evidente della frequenza di ace solo nelle categorie avanti e parità.

IMMAGINE 5 – Frequenza di ace serviti da Zverev nel 2018 e nel 2019 agli Slam

In sintesi, in una situazione di punteggio almeno in parità, Zverev mostra una ragionevole tendenza a correre più rischi con il servizio e a servire un numero maggiore di ace. Quando è indietro però, e specialmente di fronte alle palle break, Zverev è decisamente più conservativo, come evidenziato da una frequenza di ace relativamente inferiore. Inoltre, quando è sotto pressione nel punteggio ed è costretto a giocare la seconda, il rischio di commettere un doppio fallo è pericolosamente alto. Un aumento generalizzato del rischio con la seconda e uno più selettivo sulla prima induce a pensare a un cambiamento biomeccanico o mentale sulla seconda rispetto a una modifica intenzionale nella strategia di rischio da adottare.

Velocità al servizio

La semplice analisi della frequenza di doppi falli o di ace non riesce però a descrivere direttamente le intenzioni che si celano dietro al servizio di Zverev. Per una migliore comprensione del processo sottostante al servizio anziché dei soli esiti conseguiti, indirizziamo ora l’attenzione alla velocità del servizio. Limitiamoci agli Australian Open, da un lato per ridurre il rumore statistico associato a misurazioni della velocità specifiche di un singolo torneo, dall’altro perché tra gli Slam sono gli Australian Open a fornire dati sulla velocità con la massima precisione.

A un primo esame, la distribuzione della velocità di Zverev con la prima è costantemente più elevata rispetto alla seconda. In Australia, la velocità media della prima è aumentata dai 202 km/h del 2018 ai 206 km/h del 2019. A confronto, la velocità media della seconda è rimasta ferma intorno ai 167 km/h. Non stupisce quindi se la maggior parte degli ace è arrivata da una prima formidabile.

Combinando velocità del servizio e situazioni di punteggio, si trova che la seconda è stata particolarmente lenta quando Zverev era indietro, soprattutto di fronte alle palle break. Non è di certo prerogativa di Zverev, visto che le palle break sono probabilmente il momento meno adatto della partita per avere un braccio sciolto al servizio, per di più sulla seconda. In ogni caso, è conferma di quanto trovato in precedenza, cioè che Zverev non ha avuto grande spinta a rischiare sul servizio quando era indietro nel punteggio. La resa grafica è identica anche per gli altri tre Slam, come si può vedere a questo link.

IMMAGINE 6 – Grafico a scatole della distribuzione di velocità della prima e della seconda di Zverev agli Australian Open nel 2018 e 2019. La linea orizzontale tratteggiata rappresenta la velocità media della seconda (167 km/h). I pallini rossi in ciascuna scatola identificano la velocità degli ace, i pallini blu nella scatola della seconda identificano quella dei doppi falli. Sfortunatamente, la velocità degli errori con la prima non era disponibile

Nota finale

Si è analizzata anche la velocità degli ace e dei doppi falli. L’ipotesi di partenza era che se velocità estremamente alte o basse sono per natura una deviazione dalla norma, allora sono più suscettibili di essere generate da un ace o da un doppio fallo. Si osserva però che la maggior parte delle velocità di ace e doppi falli non si discostano eccessivamente dal centro di ciascuna distribuzione. Altri fattori, come la posizione e la bravura del giocatore alla risposta, potrebbero incidere sull’esito di questi servizi rispetto alla sola isolata velocità.

Dal 2019, la seconda di Zverev è stata un dilemma. È quasi sconvolgente come, nonostante una seconda così debole, Zverev sia comunque riuscito a rimanere tra i primi 7 del mondo, senza mai uscirne da metà stagione 2017. A 23 anni, ha ovviamente ancora grandi margini di crescita e tempo per riflettere su dove e come indirizzare la sua carriera. Per esprimere tutto il potenziale, serviranno decisioni più sagge e una rivisitazione approfondita della seconda di servizio (la scelta di farsi allenare da David Ferrer a questo proposito ha già dato i primi risultati, con una finale agli US Open e una al Master di Parigi Bercy, n.d.t.). ◼︎

When Two First Serves are Better Than One – Part 2

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