Pubblicato il 20 febbraio 2019 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Dominic Thiem è uno dei più forti giocatori sulla terra battuta del mondo, con otto titoli e una finale al Roland Garros. Un record che però non è servito a granché nella sua partita inaugurale a Rio de Janeiro, dove ha perso in due set dal numero 90 Laslo Djere. È una sconfitta che richiama altri fallimenti di inizio torneo, come quello contro Martin Klizan ad Amburgo 2018 o l’incredibile vittoria a sorpresa del numero 222 Ramkumar Ramanathan sull’erba di Antalya 2017.
E non è nemmeno la prima volta in stagione che un giocatore non riesce a capitalizzare il vantaggio della testa di serie più alta. Di recente, le teste di serie numero 1 in tre tornei del circuito maggiore hanno perso le loro partite inaugurali. Andando più in profondità, ho trovato che le teste di serie numero 1 ottengono risultati inferiori alle attese in questo tipo di tornei minori. Tecnicamente, Rio è un evento di più alto profilo, ma il risultato è lo stesso: un giocatore di livello in un torneo non obbligatorio che torna a casa anticipatamente.
Naturalmente abbondano le teorie in merito. Ad esempio, che con la garanzia del bye per le teste di serie di vertice, è possibile che poi i più forti siano in pericolo di fronte alla miglior forma degli avversari (che hanno già giocato almeno una partita). In qualsiasi evento non obbligatorio, è possibile che le teste di serie di vertice non siano estremamente motivate, arrivando solamente per collezionare il gettone presenza. Infine, c’è il vecchio adagio che alcuni giocatori necessitano di adattarsi al contesto. In altre parole, devono trovare la loro strada per proseguire nel torneo. È quest’ultima teoria che m’interessa approfondire.
Abile e arruolato
Se a un giocatore serve del tempo per essere a suo agio, ci aspetteremmo che al primo turno giochi peggio del previsto, e che anche al secondo turno, seppur in misura minore, possa non fare bene quanto dovrebbe. Per dare credito a questa interpretazione, dovrebbe poi giocare meglio del previsto nei turni successivi perché, se non lo facesse, il rendimento mediocre nei turni iniziali non sarebbe stato sotto la media, ma semplicemente scadente. Queste prestazioni sopra e sotto la media sono altresì quantificabili.
Iniziamo da Thiem. Ho analizzato i suoi risultati in carriera sul circuito maggiore e suddiviso le partite in molteplici categorie (alcune si sovrappongono), come: prima partita in un torneo, seconda partita, prima partita in un torneo non obbligatorio, seconda partita o successive, finali, e così via. Per ciascuna, ho sommato il rendimento ottenuto e l’ho confrontato con le attese (Vittorie attese o “V att” nella tabella), sulla base delle previsioni Elo di quel momento. La tabella riepiloga i numeri di Thiem.
Categoria Partite V att Vitt.
Primo 141 94.3 94
Primo (250) 84 52.9 54
Primo/Secondo 238 151.3 151
Secondo 97 59.9 60
Secondo+ 203 117.7 118
Terzo 58 34.9 35
Terzo+ 106 60.7 61
Quarto 32 18.5 19
Finali 17 10.2 10
La sua prevedibilità ha quasi del comico. In 84 tornei non obbligatori fino al 17 febbraio 2019, secondo Elo avrebbe dovuto vincere la prima partita 53 volte. Thiem ne ha vinte 54. Se si considerano tutti i tornei, ha vinto la prima partita che ha giocato 94 volte, perfettamente in linea con le stime di Elo. Nelle nove categorie elencate, il rendimento non è mai migliore o peggiore delle attese di 1.1 partite. Se ha bisogno di adattarsi al contesto del torneo, certamente non lo si evince dai suoi risultati.
Cosa si può dire di Sandgren?
Anche a Thiem è capitata qualche sconfitta nei primi turni ma, nel corso della carriera, di solito ha vinto quel tipo di partite. Faremmo forse meglio a concentrarci su un giocatore da alti e bassi, cioè qualcuno che perde più spesso al primo turno, diventando però pericoloso quando avanza ai turni successivi.
Un perfetto esempio è dato da Tennys Sandgren. L’americano ha raggiunto i quarti di finale degli Australian Open 2018, la finale a Houston nello stesso anno e ha vinto a Auckland a inizio stagione. A parte questo, raramente viene intercettato dal radar tennistico. Recentemente, ha ammesso la mancanza di continuità di gioco nel podcast di Carl Bialik Thirty Love, spiegando secondo la prospettiva di un professionista perché ritiene che i suoi risultati siano così variabili. Come Thiem, ha perso facilmente in una partita di apertura a Delray Beach, racimolando solo quattro game contro Reilly Opelka.
Nessuna rilevanza statistica
I risultati per ciascun turno di Sandgren sono meno prevedibili di quelli di Thiem. Non c’è però molto nei numeri a supporto di una possibile versione iper spinta di giocatore del tipo “arrivo fino in fondo o vado a casa subito”. Visto che Sandgren ha giocato meno tornei di Thiem, ho incluso anche il rendimento dei Challenger prima di raggruppare le partite nelle categorie precedentemente individuate.
Categoria Partite V att Vitt.
Primo 124 64.7 62
Primo (250) 113 60.2 60
Primo/Secondo 186 96.4 98
Secondo 62 31.7 36
Secondo+ 120 60.3 63
Terzo 35 17.3 15
Quarto 15 7.3 9
Finali 8 4.2 3
Sandgren ha giocato peggio del previsto nelle prime partite e andato oltre le aspettative nei secondi turni, ma è un effetto che scompare dopo due partite del torneo. E in ogni caso, nessuno scostamento positivo o negativo rispetto al rendimento atteso è lontanamente vicino dall’avere una rilevanza statistica. Le sconfitte extra nelle prime partite hanno una probabilità su tre di accadere per caso, mentre le vittorie in più nelle seconde partite una probabilità su sei. Potrebbe esserci una tendenza interessante, ma l’effetto è ridotto ed è molto probabile che sia riconducibile esclusivamente al caso.
C’è qualcuno con risultati positivi?
Fino a questo punto abbiamo analizzato due giocatori che sembrava potessero avere un rendimento superiore o inferiore alle attese in determinati gruppi di partite, non trovandone riscontro. La teoria dell’adattamento al contesto del torneo sopravviverà sicuramente a questo articolo, ma facciamo in modo che non ci siano giocatori che la incarnino, anche se Thiem e Sandgren non sono tra quelli.
Ho replicato la procedura per gli altri 98 giocatori dei primi 100 della classifica attuale, raggruppando le partite in categorie e sommando le vittorie attese secondo la valutazione Elo e le vittorie effettive, calcolando infine la probabilità che i risultati – sopra o sotto le attese – siano dovuti al caso.
Emergono 1043 giocatori-categoria, dalle finali di Novak Djokovic alle prime partite (o le partite di primo turno) di Pedro Sousa (non tutti i giocatori hanno partite in ciascuna categoria, come la sesta partita o le finali, quindi il numero complessivo non è preciso). Di quei 1000 giocatori-categoria, solo 29 rientrano nei parametri tradizionali di significatività statistica, vale a dire che la probabilità che possano essere ricondotti al caso è inferiore al 5%.
Un esempio noto è quello del record di finali di Gael Monfils. Anche dopo la vittoria a Rotterdam, gli 8 titoli sono comunque oscurati dalle 21 sconfitte. Si tratta però di casi assolutamente rari. Visto che meno del 3% dei giocatori-categoria supera il limite del 5%, è sbagliato dire che queste categorie rappresentano delle tendenze concrete (come ad esempio una spiegazione di carattere psicologico per l’incapacità di Monfils di vincere le finali che gioca). In un migliaio di gruppi di partite, dozzine di queste dovrebbero essere degli estremi.
Conclusioni
In altre parole, non esiste supporto statistico all’affermazione che determinati giocatori sono più o meno efficaci in specifici turni del tabellone. È sempre possibile che un numero molto ridotto di giocatori abbia caratteristiche di questa natura, ma tra i 29 giocatori-categoria con risultati particolarmente improbabili, solo il record nelle finali di Monfils è interpretabile da teorie apparse in precedenza. Richard Gasquet ha vinto 120 volte le prime partite di un torneo non obbligatorio, undici in più di quanto ci si attendesse da lui, un extra rendimento poco probabile quanto lo è il crollo di Monfils nelle finali. Dovremmo forse parlare di quanto assiduamente si prepari Gasquet per l’inizio di un torneo, a prescindere dall’importanza dello stesso?
Può sempre succedere che i giocatori più forti, di fatto, si adattino gradualmente al contesto del torneo. Sulla base di quest’analisi però, è così solo se tutti entrano in forma approssimativamente con la stessa frequenza. Forse i primi turni mostrano una qualità inferiore alle semifinali. Ma se siamo interessati a fare previsioni sull’esito delle partite – anche nel caso dei risultati di primo turno di Thiem contro giocatori navigati – faremmo meglio a ignorare le teorie che popolano il tennis. Le partite di apertura non sono così speciali, nemmeno per i giocatori che pensano che lo siano. ◼︎