Pubblicato il 22 gennaio 2019 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Vincendo in tre set contro Anastasia Pavlyuchenkova, Danielle Collins si è qualificata come prima semifinalista degli Australian Open 2019. Era già la sorpresa più grande tra le giocatrici ai quarti di finale. Una settimana fa, molti opinionisti (tra cui il sottoscritto) avrebbero scelto una dozzina di nomi con più probabilità di trovarsi nelle ultime quattro.
In un solo torneo, Collins, americana di venticinque anni, ha raddoppiato l’esperienza negli Slam. Ha iniziato a farsi notare come stella del college, vincendo il titolo nazionale nel 2014 e nel 2016, con il quale ha ottenuto wild card per i suoi primi due Slam.
Pur mettendo Simona Halep sotto pressione con la vittoria di un set nel primo turno degli US Open 2014, le wild card non hanno portato fortuna. Dopo la semifinale a Miami 2018, si è guadagnata il tabellone di altri tre Slam, dove però ha sorteggiato sempre teste di serie, dovendosi accontentare dell’assegno per una sconfitta al primo turno.
In tutto, il cammino di Collins negli Slam consisteva in cinque apparizioni nel tabellone principale, cinque sconfitte al primo turno e un paio di vittorie nelle qualificazioni.
Semplicemente, non esiste un precedente per l’impresa di Collins a Melbourne. È partita sconfiggendo di misura Julia Goerges, testa di serie numero 14, poi ha vinto sei set di fila eliminando Sachia Vickery, Caroline Garcia, testa di serie numero 19 e Angelique Kerber, testa di serie numero 2, con a malapena un’ora di gioco a partita. L’ultima è durata di più, ma con lo stesso risultato, cioè una vittoria per 2-6 7-5 6-1 su Pavlyuchenkova, che per la quinta volta in uno Slam era ai quarti di finale.
Solo altre tre giocatrici dal 1980
Un posto in semifinale senza aver mai vinto prima negli Slam merita certamente una ricerca dettagliata. Dal 1980, solo tre giocatrici ci sono riuscite: Monica Seles al Roland Garros 1989, Jennifer Capriati nello stesso torneo nel 1990 e Alexandra Stevenson a Wimbledon 1999.
Si fatica però ad accomunare Collins a questo trio. Seles e Capriati erano al loro primo Slam e non avevano ancora compiuto i sedici anni. Stevenson ne aveva 18 e giocava in appena il terzo tabellone principale di uno Slam.
L’esempio più simile per Collins va trovato tra gli uomini, con Marco Cecchinato che a 25 anni è arrivato in semifinale al Roland Garros 2017 pur non avendo mai vinto nei precedenti Slam.
Raggiungere la semifinale nel sesto slam non è così raro, ci sono riuscite 12 diverse giocatrici, tra cui Seles, Capriati e Stevenson, oltre a Venus Williams e Eugenie Bouchard. Ma gli anni trascorsi alla University of Virginia la distanziano da questo gruppo, in cui erano tutte adolescenti. La sola eccezione è rappresentata da Clarisa Fernandez, che è arrivata in semifinale al Roland Garros 2002 a vent’anni.
La semifinalista venticinquenne con meno esperienza è stata Fabiola Zuluaga agli Australian Open 2004, il suo 17esimo Slam, con 22 partite vinte in totale negli altri sedici. La storia offre poco conforto a Collins.
Se giocatori transitati per il college come Kevin Anderson e John Isner si sono ritagliati uno spazio tra i primi 10 e raggiunto i turni finali negli Slam, tra le donne l’età è sempre stata a favore delle più giovani.
L’età favorisce le giovani
I giorni delle fenomenali quindicenni come Capriati e Seles non ci sono più, è vero, ma l’ultima vincitrice Slam è la ventenne Naomi Osaka, e nello stesso anno in cui Collins ha vinto il primo titolo nazionale, Bouchard – che ha due mesi in meno – ha raggiunto la finale a Wimbledon. È Lisa Raymond la collegiale che ha ottenuto il maggior successo nel circuito femminile, anche se in larga parte dal doppio.
Forse l’ascesa di Collins invertirà la tendenza, così come Anderson – che ha giocato la prima semifinale a trentuno anni e al 34esimo Slam – ha fatto vedere che il college non necessariamente è di ostacolo ai piani di una futura stella del circuito maschile.
Con il 20% delle prime 100 della classifica femminile che ha già superato i trenta, mai come ora sono alte le speranze di una giocatrice che matura più tardi. Non è ragionevole pensare che Collins sarà costantemente presente nella seconda settimana degli Slam, ma è possibile che superi Raymond, la cui massima classifica in singolare si è fermata alla quindicesima posizione.
La prossima volta di Collins in fondo a uno Slam non desterà la stessa sorpresa. ◼︎