Pubblicato il 26 ottobre 2012 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Il settimo articolo della serie Gemme degli US Open.
Negli ultimi giorni, ho affrontato da varie angolazioni il tema delle wild card assegnate per i tornei del circuito maggiore. Molti giocatori di vertice non ne hanno mai ricevuta una, altri ne hanno ricevute molte senza mai sfruttarle del tutto. Altri ancora sono riusciti a guadagnare alcune posizioni in classifica con wild card occasionali, pur non possedendo il gioco per progredire senza far leva su benefici addizionali.
Conflitto di priorità
L’aspetto forse più interessante sulle wild card emerge da un punto di vista strutturale. Ogni torneo ha la possibilità di assegnare dai tre agli otto posti del tabellone principale: quello che ne viene fatto è affascinante. Gli organizzatori devono scegliere quale elemento privilegiare rispetto ad altri: assicurarsi i giocatori migliori per avere un tabellone davvero competitivo? Assegnare posti a giocatori famosi anche se è poco probabile che vincano più di una partita? Assecondare gli scopi delle federazioni nazionali (e forse investire nell’interesse futuro degli appassionati) concedendo posti ai migliori prospetti emergenti che il paese è in grado di offrire?
Naturalmente sono priorità in conflitto tra loro. Il Canada Masters assegna la maggior parte delle wild card a giocatori canadesi, 56 delle ultime 59. Sono però i preferiti del pubblico locale che non sono riusciti a vincere nemmeno un quarto delle partite, il secondo peggior record per le wild card assegnate a giocatori del paese ospitante tra i tornei Master. Wimbledon è lo Slam meno favorevole per i giocatori locali, ma forse è pur sempre troppo accomodante, visto che le wild card inglesi hanno vinto a malapena una partita su cinque negli ultimi quindici anni. Recentemente, è stato ancora peggio.
A beneficio degli stranieri
Il dilemma si fa più pronunciato per i tornei in paesi senza una forte movimento tennistico. Sono tornei che generalmente assegnano la maggior parte delle wild card a giocatori stranieri, a parte i migliori che il paese ospitante ha da offrire. Ad esempio, solo 10 delle ultime 42 wild card per il torneo di Dubai sono state assegnate a giocatori degli Emirati Arabi Uniti. Sfortunatamente, nessuno dei dieci ha mai vinto una partita. Lo stesso accade per Doha e Kuala Lumpur.
Un diverso orientamento è evidente a Tokyo, l’ultimo torneo rimasto in Giappone. Per le ultime edizioni, nel tabellone a 32 giocatori c’è stato posto solo per tre wild card, e gli organizzatori non le hanno sprecate sugli stranieri: dal 1992, ogni wild card disponibile è andata a un giocatore giapponese. Però hanno fatto meglio di quanto si possa pensare, vincendo quasi il 30% delle partite, giungendo al 45esimo posto tra i 65 tornei che ho analizzato.
Anzi, non c’è una forte correlazione tra favoritismi verso giocatori locali e prestazioni scadenti da parte delle wild card. Tra i tornei di lunga data, Newport ha assegnato wild card con la maggiore frequenza di successo, visto che i giocatori hanno vinto più della metà delle partite. Segue il torneo di Halle, sempre con una percentuale di vittorie di poco superiore alla metà. Sono due tornei però con un orientamento decisamente diverso tra loro sui giocatori locali. Newport assegna solo il 63% delle wild card ad americani, al penultimo posto tra i tornei negli Stati Uniti. Halle invece assegna quasi tutti i posti liberi a giocatori tedeschi.
Parzialità strutturali
Quando si esamina la parzialità strutturale del sistema di wild card, è facile prendersela con gli Stati Uniti considerando che, in quanto paese che ospita molti più tornei di qualsiasi altro, ha a disposizione il maggior numero di wild card da assegnare. Molte delle scelte sono fatte da una sola organizzazione, la federazione americana di tennis o USTA. I tornei negli Stati Uniti però mancano di coerenza nel loro approccio.
Gli US Open sono di gran lunga il più nazionalistico degli Slam, con circa l’85% di wild card degli ultimi quindici anni assegnate a giocatori americani. Segue il Roland Garros con il 78%, poi gli Australian Open al 69% e infine Wimbledon al 67%. Anche queste percentuali sottovalutano la situazione. Se si escludono le wild card reciproche del Roland Garros dal 2008 e quelle Australiane dal 2005, 100 delle ultime 105 wild card a New York hanno rappresentato la nazione ospitante (le wild card reciproche sono regolate da accordi tra gli Australian Open, il Roland Garros e gli US Open ormai in vigore da diversi anni, a mutuo beneficio di giocatori delle rispettive federazioni, n.d.t.).
Eppure, come abbiamo visto, Newport mostra il favoritismo per i giocatori di casa più limitato rispetto a qualsiasi altro torneo ATP, e il Miami Masters è ancora più estremo, dando credito al soprannome di “Slam sudamericano” con a stento metà delle wild card assegnate a giocatori americani. Anche la terra battuta di Houston, il torneo più accomodante con gli americani (a parte gli US Open), non è nemmeno nel primo terzo di quelli considerati, assegnando “solo” l’86% di wild card agli americani.
Sproporzione tra wild card americane e di altri paesi
Il problema non è il comportamento degli organizzatori dei tornei negli Stati Uniti, in fondo hanno un orientamento internazionale superiore a quello dei colleghi in altri paesi. Sono invece le loro priorità (far giocare i giocatori americani e mettere insieme un tabellone competitivo) unite all’incredibile numero di tornei ospitati negli Stati Uniti a generare una wild card dopo l’altra per un ristretto gruppo di giocatori americani e determinare l’assenza di vantaggi della stessa natura per giocatori provenienti da paesi che non organizzano tornei del circuito maggiore.
La tabella riepiloga molti dei numeri che ho citato nell’articolo. Comprende tutti i tornei del circuito maggiore per la stagione 2011 o 2012, e i dati arrivano fino al 1998. “WCo%” indica la percentuale di wild card assegnate ai giocatori del paese ospitante, “WCV%” è la percentuale di vittoria di tutte le wild card, “WCVo%” è la percentuale di vittorie di tutte le wild card del paese ospitante. Ho escluso le wild card testa di serie, perché solitamente si tratta di giocatori con iscrizione al torneo dell’ultimo minuto, non riflettendo quindi le priorità degli organizzatori nella stessa misura delle altre wild card. ◼︎
Torneo Paese WC WCo WCo% WCV% WCVo% Johannesburg RSA 9 9 100.0% 55.0% 55.0% Bucarest ROU 39 39 100.0% 36.1% 36.1% Amburgo GER 57 57 100.0% 36.0% 36.0% Tokyo JPN 60 60 100.0% 29.4% 29.4% Eastbourne GBR 36 35 97.2% 44.4% 39.7% Internazionali ITA 62 60 96.8% 36.7% 36.8% Parigi Bercy FRA 43 41 95.3% 33.8% 33.9% Sidney AUS 40 38 95.0% 40.3% 40.6% Canada Masters CAN 59 56 94.9% 27.2% 24.3% Zagabria CRO 19 18 94.7% 26.9% 28.0% Stoccarda GER 50 47 94.0% 35.9% 34.7% Buenos Aires ARG 29 27 93.1% 38.3% 35.7% Halle GER 42 39 92.9% 51.9% 53.8% Metz FRA 25 23 92.0% 40.5% 39.5% Montpellier FRA 36 33 91.7% 37.9% 38.9% Rotterdam NED 42 38 90.5% 28.8% 29.6% Mosca RUS 40 36 90.0% 28.6% 29.4% Brisbane AUS 39 35 89.7% 45.7% 44.3% Bastad SWE 44 39 88.6% 38.0% 36.1% Costa Do Sauipe BRA 35 31 88.6% 33.3% 24.4% Gstaad SUI 41 36 87.8% 21.2% 16.3% Houston USA 36 31 86.1% 44.1% 49.1% Vienna AUT 36 31 86.1% 36.8% 29.5% Monaco GER 40 34 85.0% 37.5% 37.0% US Open USA 118 100 84.7% 29.8% 30.1% Casablanca MAR 39 33 84.6% 22.4% 17.9% Stoccolma SWE 38 32 84.2% 49.3% 48.3% Estoril POR 35 29 82.9% 37.0% 34.1% Memphis USA 44 36 81.8% 44.3% 40.0% Los Angeles USA 37 30 81.1% 41.0% 40.0% Santiago CHI 36 29 80.6% 32.7% 33.3% Kitzbuhel AUT 46 37 80.4% 34.3% 31.5% Winston-Salem USA 5 4 80.0% 44.4% 50.0% Valencia ESP 35 28 80.0% 34.0% 24.3% Marsiglia FRA 34 27 79.4% 50.0% 45.8% Barcellona ESP 62 49 79.0% 38.6% 38.0% Roland Garros FRA 119 93 78.2% 29.2% 32.1% Basilea SUI 36 28 77.8% 40.0% 33.3% Delray Beach USA 36 28 77.8% 28.0% 22.2% Cincinnati USA 57 44 77.2% 45.2% 42.9% San Pietroburgo RUS 42 32 76.2% 38.2% 30.4% Atlanta USA 8 6 75.0% 38.5% 45.5% Madrid ESP 35 26 74.3% 38.6% 31.6% San Jose USA 42 31 73.8% 41.4% 46.4% Chennai IND 42 31 73.8% 26.3% 22.5% Belgrado SRB 11 8 72.7% 31.3% 33.3% Washington USA 54 39 72.2% 36.1% 32.8% Nizza FRA 7 5 71.4% 36.4% 16.7% Pechino CHN 24 17 70.8% 36.8% 22.7% Australian Open AUS 119 82 68.9% 28.3% 28.7% Shanghai CHN 16 11 68.8% 20.0% 15.4% s-Hertogenbosch NED 34 23 67.6% 45.8% 37.8% Wimbledon GBR 110 74 67.3% 31.9% 20.4% Indian Wells USA 70 47 67.1% 48.1% 47.8% Acapulco MEX 39 26 66.7% 36.1% 16.1% Umago CRO 43 28 65.1% 34.8% 33.3% Newport USA 38 24 63.2% 53.2% 46.7% Auckland NZL 42 26 61.9% 23.6% 21.2% Queen's Club GBR 64 39 60.9% 37.9% 31.6% Miami USA 76 42 55.3% 38.0% 34.4% Bangkok THA 28 12 42.9% 24.3% 14.3% Doha QAT 43 13 30.2% 32.3% 0.0% Dubai UAE 42 10 23.8% 24.1% 0.0% Kuala Lumpur MAS 12 2 16.7% 45.5% 0.0% Monte Carlo MON 57 8 14.0% 42.3% 27.3%