Pubblicato il 30 maggio 2017 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Ci sono già state due partite del tabellone singolare femminile andate oltre il punteggio di 6-6 nel terzo set nell’edizione 2017 del Roland Garros. Nel primo turno di domenica 28, Madison Brengle ha eliminato Julia Goerges 13-11 nel set decisivo e, in quello di lunedì 29, Kristina Mladenovic ha battuto Jennifer Brady 9-7 al terzo set. Le maratone di tre set non producono lo stesso livello di adrenalina dell’equivalente versione maschile al quinto set, ma richiedono in ogni caso alle giocatrici di andare oltre la durata tradizionale di una partita nei tornei non Slam.
Sui destini della giocatrice che rimane in tabellone incide una maratona al terzo set?
Nel 2012 ho pubblicato un’analisi che dimostrava come i giocatori che vincono le maratone al quinto set (vale a dire quelle partite con un punteggio di almeno 8-6 nel set decisivo) vincono poi meno del 30% delle partite successive, una frequenza ben inferiore alle attese, anche tenendo in considerazione il livello di bravura dei successivi avversari. Può sembrare che partite in tre set molto lunghe non abbiano lo stesso effetto, specialmente considerando che molte giocatrici sarebbero disponibili a giocare al meglio dei cinque set.
I numeri confermano l’intuizione. Prendiamo gli Australian Open: nel periodo dal 2001 al 2017, ci sono state 185 maratone al terzo set nelle partite del tabellone di singolare femminile e le vincitrici hanno poi vinto il 42.2% delle loro partite successive. Si tratta di un valore più alto dell’equivalente maschile ed è anche migliore di quello che possa sembrare.
Se c’è un effetto è marginale, soprattutto rispetto agli uomini
Le giocatrici che hanno bisogno di combattere fino all’ultimo punto per superare un avversaria dei primi turni sono, in media, più deboli di quelle che vincono in due set, quindi molte delle giocatrici maratonete sarebbero già considerate sfavorite nelle partite successive. Utilizzando sElo – cioè la variante del sistema di valutazione Elo specifica per superficie, che ho introdotto in un recente articolo – si nota come queste 185 maratonete si attendevano di vincere solo il 44% delle loro successive partite. Dovesse esserci un effetto concreto, di certo è marginale, specialmente se paragonato a quello che interessa i giocatori che faticano in maratone di cinque set.
Ho applicato lo stesso algoritmo di calcolo alle partite Slam femminili che si sono concluse all’ultimo set con punteggi come 7-6, 7-5 e 6-4 e 6-3. Dato che solo gli US Open prevedono il tiebreak al terzo set, il campione a disposizione per quel punteggio è limitato, e questo potrebbe spiegare dei risultati lievemente inusuali. Per gli altri punteggi si osserva che i numeri sono abbastanza simili a quelli trovati per le partite maratona. Le vincitrici tendono a essere sfavorite contro le avversarie dei turni successivi ma le conseguenze sono ridotte o inesistenti.
3° set Campione Vitt. succ. Vitt. attesa succ. Maratone 185 42.2% 44.0% 7-6 56 48.2% 42.2% 7-5 232 43.1% 42.7% 6-4 / 6-3 421 41.6% 43.2%
In breve, si può affermare che una partita molto lunga fornisce delucidazioni sulla probabilità di vittoria della vincitrice maratoneta contro l’avversaria che dovrà affrontare subito dopo, ma si tratta di informazioni che già conoscevamo. Siano o non siano una maratona, tre set molto tirati hanno un effetto marginale sulla probabilità di vittoria al turno successivo. Per Mladenovic quindi è una buona notizia in vista del secondo turno con Sara Errani, un’avversaria che probabilmente le darà parecchio filo da torcere. ◼︎