Pubblicato il 6 novembre 2012 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// In 12 delle partite dei primi due turni del Master di Parigi Bercy 2012 il primo set è arrivato al tiebreak. Di queste, 9 si sono poi concluse in due set, con il secondo set che si è chiuso con un punteggio più agevole. Il qualificato Jerzy Janowicz ha vinto le prime due partite del tabellone principale esattamente in questo modo.
Siamo di fronte a circostanze anomale. Un tiebreak non è un’occorrenza del tutto casuale, ma ci va vicino. E se due giocatori arrivano al tiebreak, i dati a disposizione suggeriscono che il loro livello di gioco in quel momento è abbastanza simile. Di conseguenza, il vincitore del primo set ha più probabilità di vincere la partita e forse ancora più probabilità di vincere il secondo set, ma certamente non è più probabile che abbia un percorso molto più semplice nel set successivo.
Da un punto di vista narrativo, sembra in realtà una dinamica familiare: dopo un primo set molto combattuto al tiebreak, il vincitore poi gestisce facilmente il secondo, forse grazie al vantaggio psicologico di aver vinto il primo in quel modo o perché la resistenza dell’avversario cede.
Ed è anche abbastanza frequente. Dal 2000, circa il 9% delle partite del circuito maggiore al meglio dei tre set sono vittorie in due set in cui il primo set conclusosi al tiebreak è seguito da un set dal punteggio più largo. Quando il primo set termina al tiebreak, l’esito di gran lunga più comune (quasi la metà di queste partite) è una vittoria in due set in cui il secondo set ha un punteggio più comodo del primo.
Fatti o previsioni?
Ma è davvero così? Vincere il primo set al tiebreak diventa una spinta aggiuntiva che permette al giocatore in vantaggio di chiudere con agilità il secondo set e la partita? O i tiebreak al primo set sono invece evidenza del fatto che il loro vincitore era comunque il giocatore migliore durante tutta la partita, e che quindi si sarebbe potuto prevedere, già prima dell’inizio, un punteggio del tipo 6-3 o 6-4 nel set successivo?
Non esiste una risposta definitiva a queste domande, ma possiamo tentare di dare un’interpretazione con l’aiuto dei numeri.
Interpretazioni
Per definire il contesto, iniziamo con il raffronto tra le partite con il tiebreak al primo set e tutte le partite al meglio dei tre set, a partire dal 2000:
- nelle partite al meglio dei tre set, il vincitore del primo set vince poi il secondo e la partita il 66.1% delle volte. Se il primo set viene deciso dal tiebreak, il vincitore del primo set vince la partita in due set il 60.5% delle volte;
- in tutte le partite al meglio dei tre set, il vincitore del primo set vince il secondo di almeno un break (quindi senza dover giocare il tiebreak) il 57.1% delle volte. Se il primo set si conclude al tiebreak, il vincitore del primo set vince anche il secondo con almeno un break il 50% delle volte;
- il vincitore del primo set perde una partita al meglio dei tre set il 18% delle volte. Se il primo set viene deciso dal tiebreak, il vincitore del primo set perde la partita il 22.3% delle volte.
Naturalmente, il tiebreak al primo set è, in media, evidenza di partite più equilibrate (e probabilmente non servivano tutte queste percentuali per scoprirlo). Non è ancora chiaro però se il tiebreak al primo set dia al vincitore una spinta aggiuntiva, o rifletta semplicemente l’equilibrio tra i due giocatori.
Lo status di favorito
Per isolare l’effetto associato alla bravura di un giocatore, analizziamo le partite con il tiebreak al primo set, suddividendole in quattro categorie determinate da quanto il vincitore del primo set fosse considerato favorito:
In 2 set Facile set 2 Sconfitta Non favorito 48.5% 39.3% 33.8% (Circa) Pari 61.2% 51.4% 19.2% Favorito 69.4% 57.3% 14.1% Super favorito 74.1% 62.0% 9.2%
Non troviamo sorprese. Più il vincitore del tiebreak al primo set è considerato favorito, maggiore è la probabilità che vinca in due set, che vinca il secondo set con almeno un break e minore è la probabilità che perda la partita.
Ancora più significativo è il fatto che un’ulteriore analisi rivela come quasi tutte – almeno l’80% – le variazioni di queste percentuali siano determinate dalla bravura, in termini relativi, dei due giocatori. È possibile che, del rimanente 20%, una parte possa essere giustificata dal vantaggio psicologico dell’aver vinto un primo set molto equilibrato, ma è solo una possibilità e solo in minima parte.
Un resoconto per ogni sequenza di punteggio
In precedenza ho affermato che una dinamica del tipo 7-6 6-x sembra essere piuttosto frequente. È ovvio che lo sia, visto che le combinazioni di punteggio in una partita al meglio dei tre set sono in numero finito e limitato.
È facile caratterizzare una partita di questo tipo con una descrizione che possa poi essere applicata universalmente: “Roger Federer ha vinto gli ultimi 3 punti del tiebreak, facendo sembrare John Isner in balia dei suoi colpi. Non è stata quindi una sorpresa vedere Isner perdere il servizio per la prima volta nel game successivo”.
Un resoconto come questo riflette con accuratezza almeno una sezione di partita, ne spiega il punteggio e spinge a teorizzare che: a) il break subito da Isner è stato dovuto al fatto di aver perso il primo set al tiebreak e b) i giocatori generalmente perdono il servizio a inizio di secondo set dopo aver perso il primo al tiebreak.
Corretto. Spesso (ma quanto spesso?) però, abbiamo ragione di utilizzare un altro tipo di resoconto: “Andy Murray ha vinto gli ultimi 3 punti del tiebreak, facendo sembrare Jo Wilfried Tsonga in balia dei suoi colpi. Tuttavia, non è stata una sorpresa vedere Murray iniziare il secondo set in sordina e perdere il servizio per la prima volta nel game successivo”.
Alcuni di questi resoconti riflettono dinamiche effettivamente concrete, ed è il motivo per cui molti degli articoli su TennisAbstract indagano la logica di quelli più diffusi. Però è più probabile di quanto non sembri che molte di queste storie siano state elaborate per cercare di dare un significato alla casualità sottostante. ◼︎