Pubblicato il 12 ottobre 2016 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// È di nuovo di attualità: alcuni dirigenti pensano che le partite siano eccessivamente lunghe, l’attenzione degli appassionati è troppo volatile e il formato tradizionale delle partite di tennis va modificato. Visto che l’ATP e la WTA hanno già introdotto il super-tiebreak a 10 punti nel set decisivo, sarebbe logico aspettarsi una simile proposta per limitare la durata anche dei singolari.
Vediamo, con l’aiuto dei numeri, quanto tempo verrebbe risparmiato se la WTA decidesse di sostituire un normale terzo set con un super-tiebreak.
Occorre resistere alla tentazione di usare la durata delle partite di doppio perché, da un lato, i dati relativi ai doppi non sono strutturati a sufficienza per un’analisi statistica, dall’altro, i fattori che influenzano la durata di una partita – come ad esempio la durata media di un punto e il tempo trascorso fra un punto e l’altro – sono diversi a seconda che si stia giocando un singolare o un doppio.
Utilizzando quindi i dati relativi solo ai singolari femminili, vogliamo procedere in questo senso:
- determinare il numero di partite che verrebbero coinvolte nella sostituzione
- stimare quanto tempo viene impiegato dai terzi set giocati
- stimare la durata dei super-tiebreak per i singolari
- calcolare l’impatto (come tempo risparmiato) del cambiamento
Il problema: le partite che vanno al terzo set
Per la stagione WTA 2016 fino ai tornei della settimana scorsa, possiedo la durata (in minuti) di 1915 partite di singolare. Ho escluso i tornei dello Slam perché in tre di essi i terzi set possono proseguire oltre il 6-6, alterando di fatto la durata “tipica” di un terzo set.
La durata media di una partita di singolare femminile è di circa 97 minuti, all’interno di una forbice di 40-225 minuti. Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite di quest’anno:
Le durate più frequenti sono tra i 70 e i 90 minuti. Alcuni dirigenti vorrebbero accorciare tutte le partite, passando ai game senza vantaggi o a un formato radicalmente diverso, come il Fast4, ma per il momento credo sia ragionevole ritenere che le partite di 90 minuti non debbano temere tagli indiscriminati.
Se esiste un “problema” con le partite lunghe, in termini di coinvolgimento degli spettatori e di programmazione, questo nasce principalmente dalle partite che finiscono al terzo set. Sono queste, circa un terzo di tutti i singolari femminili, a rappresentare la quasi totalità delle partite che superano le due ore di gioco. In questa stagione, 460 partite sono andate oltre la soglia delle due ore e, ad eccezione di 24, tutte si sono concluse al terzo set.
Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite di singolare femminile che sono andate al terzo set:
Se banalmente togliessimo il terzo set, quasi tutte le partite finirebbero entro le due ore. Naturalmente, se così facessimo, avremmo moltissime situazioni di parità sull’1-1 da dover gestire. Quello che vogliamo invece è sostituire il terzo set con qualcosa di più breve.
Arrivederci, terzo set
Nelle partite che vanno al terzo set, i terzi set sono leggermente più brevi del primo e del secondo. Se consideriamo i set che vanno al tiebreak come set da 14 game, il numero medio di game in un terzo set è di 9.5, rispetto ai tipici 9.7 game del primo e del secondo set di una partita che va al terzo.
Vista la poca differenza tra questi due numeri, possiamo stimare la durata di ciascun set semplicemente come un terzo della durata complessiva della partita. Ci sono altri elementi minori da considerare, come ad esempio la frequenza della pausa bagno prima dei terzi set o il numero delle interruzioni per intervento del medico nei diversi set, per i quali però i dati a disposizione sono davvero ridotti per giungere a qualsiasi valida conclusione.
La durata di un super-tiebreak
La tipica partita WTA che va al terzo set è fatta di circa 189 punti individuali, da cui stimiamo grosso modo che, facendo a meno del terzo set, si risparmiano circa 63 punti. Quanti sono i punti che vengono invece aggiunti giocando un super-tiebreak?
Vi esento dall’addentrarsi in oscuri calcoli matematici, ma usando la tipica frequenza di punti vinti al servizio e in risposta da ciascuna giocatrice in una partita di tre set (58% al servizio e 46% in risposta per la giocatrice migliore in una specifica partita), possiamo usare il mio modello di calcolo probabilistico per i tiebreak per determinare la distribuzione delle possibili risultanze, come ad esempio i punteggi finali di 10-7 o 12-10.
In sintesi, un super-tiebreak medio richiederebbe circa 19 punti, meno di un terzo dei punti che servono per un terzo set di durata media.
Questo però non dà una risposta definitiva. Siamo infatti interessati al tempo risparmiato, non alla riduzione del numero dei punti. Il terzo set di una tipica partita di singolare femminile dura circa 44 minuti, vale a dire 42 secondi per punto. Il super-tiebreak verrebbe giocato alla stessa velocità?
La velocità del tiebreak
Mentre i tiebreak a 10 punti al singolare sono ancora territorio inesplorato, sui tiebreak classici a 7 punti abbiamo parecchio materiale di analisi. Sembra ragionevole estendere le conclusioni sui tiebreak a 7 punti ai loro cugini a 10 punti, considerando che le regole sono molto simili – alternanza di servizio ogni due punti, cambio campo ogni sei punti – e simile è il livello di pressione aggiuntiva quando il punteggio si fa più delicato.
Utilizzando dati IBM punto per punto relativi ai singolari femminili degli Slam 2016, abbiamo misure temporali per circa 700 punti dai tiebreak. Sebbene la stima dei 42 secondi a punto di un intero set includa i cambi di campo, i tiebreak sono giocati ancora più lentamente. Comprendendo anche i mini-cambi di campo previsti nei tiebreak, per un punto di un tiebreak occorrono circa 54 secondi, quasi il 30% in più della media di un normale set.
L’impatto conclusivo dei super-tiebreak al terzo set
Come detto, la durata media di un terzo set è di 44 minuti. Nell’ipotesi in cui servano 54 secondi per punto, un super tie-break a 19 punti durerebbe circa 17 minuti, che si traducono in una riduzione superiore al 60% della durata di un tipico terzo set, o di circa il 20% dell’intera partita.
Se accorciamo le partite di singolare femminile della stagione in corso secondo questa logica, riducendo quindi la durata di tutti i terzi set di un quinto del tempo impiegato, otteniamo dei risultati che alcuni dirigenti apprezzeranno sicuramente. La durata media di una partita si riduce da 97 a 89 minuti e, ancora più significativo, molte meno partite superano la soglia delle due ore.
L’introduzione del super-tiebreak eliminerebbe più di due terzi delle delle 460 partite di questa stagione che sono andate oltre le due ore, portandone il totale a 147. Il grafico mostra la distribuzione della durata delle partite rivista sulla base delle ipotesi sin qui fatte:
Il maggior beneficio derivante dall’introduzione del super-tiebreak nel set decisivo è forse quello legato alla programmazione. Riducendo significativamente il numero delle partite maratona, è meno probabile che giocatori e spettatori debbano attendere le 23 per l’inizio della partita.
Tra le varie proposte che sono circolate per la riduzione della durata delle partite – i super-tiebreak al terzo set, game senza vantaggi, servizi sul nastro che non si ripetono e il Fast4 – la modifica al formato del terzo set esprime il miglior equilibrio tra la necessità di ridurre la durata delle partite più lunghe e la volontà di non alterare in modo sostanziale la natura dello sport.
Conclusioni
Personalmente, spero che la WTA o l’ATP non introducano mai cambiamenti di questo tipo nelle partite di singolare. Dopotutto, mi piace il tennis e vorrei vederne di più, non di meno. Se proprio deve essere fatto qualcosa, preferirei che venissero selezionati nuovi dirigenti che smettano di cercare di rattoppare il tennis con tentativi maldestri.
Ma di fronte all’esigenza di ridurre la durata delle partite per venire incontro ai vincoli imposti dalla programmazione televisiva, l’introduzione del super-tiebreak al terzo set è probabilmente il cambiamento più facile da mandare giù. ◼︎