Pubblicato il 20 novembre 2013 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Più di qualsiasi altro colpo, la palla corta ha il potere di enfatizzare il talento innato del giocatore che la colpisce o la natura dilettantesca del suo tentativo. A separare le due condizioni è la proverbiale sottile linea rossa.
Quando si combinano talento e goffaggine, che valutazione si può fare sulla palla corta? Quanto vantaggio ricava o che effetto negativo subisce il giocatore che la utilizza con regolarità?
Le palle corte di Volandri
Nella partita conclusiva delle Finali Challenger del 2013 tra Alejandro Gonzalez e Filippo Volandri, Volandri ha colpito l’incredibile numero di 23 palle corte, quasi una per game. Volandri è un professionista di esperienza con un’eccellente conoscenza tattica del gioco sulla terra, quindi ha evitato le palle corte più maldestre, sbagliandone solo tre in tutto. Tuttavia, nonostante il suo avversario ami stazionare ben oltre la linea di fondo, Volandri ha vinto solo 11 di quei 23 punti. Quasi la metà delle volte in cui la palla corta è entrata, Gonzalez ci è arrivato, ha piazzato un colpo di recupero ed è riuscito a vincere il punto.
La prestazione di Volandri in finale non è stata un’anomalia. Nella semifinale con Teymuraz Gabashvili, Volandri ha tentato 17 palle corte vincendo solo 9 punti. L’altro giocatore delle Finali Challenger dalla palla corta facile, Oleksandr Nedovyesov, ne ha colpite 19 contro Gabashvili in una partita di round robin. Anche se 8 di quelle 19 palle corte sono stati vincenti, Nedovyesov ha poi perso 10 dei successivi punti.
Il torneo di San Paolo 2013
Con i dati punto per punto relativi a cinque partite del torneo di San Paolo 2013, è possibile ampliare l’analisi delle tattiche legate alla palla corta e dei risultati che ne derivano. Per quanto questo campione possa non essere rappresentativo di tutto il tennis giocato sulla terra (per prima cosa, l’altitudine rende più facile raggiungere una palla corta), nel loro insieme i numeri sollevano dei dubbi sulla saggezza dell’uso della palla corta.
In totale, i sei giocatori delle cinque partite considerate hanno colpito 95 palle corte. 16 (il 16.8%) sono risultate in errori non forzati, rispetto a una frequenza complessiva di circa un errore non forzato ogni 10 scambi. 29 (il 30.5%) sono state vincenti diretti, mentre altre 5 hanno portato a un errore forzato che ha concluso immediatamente il punto. Rimangono 45 palle corte che l’avversario è riuscito a raggiungere. Di queste, il giocatore che ha colpito la palla corta ne ha vinte solo 19 (il 42.2%).
Il risultato complessivo non è poi così male. Il giocatore che ha giocato la palla corta ha vinto 53 punti (il 55.8%), e il 67.1% dei punti quando la palla corta è entrata.
Il gruppo degli infrequenti
C’è una differenza considerevole però nella riuscita della palla corta tra i giocatori che la utilizzano con regolarità (Volandri e Nedovyesov) rispetto agli altri quattro, che hanno giocato in media meno di 4 palle corte a partita. Mentre questi giocatori di quello che ho definito “gruppo degli infrequenti” – vale a dire Gabashvili, Gonzalez, Guilherme Clezar, e Jesse Huta Galung – possono avere minore dimestichezza con la palla corta, è probabile che abbiano scelto di usarla con molta più attenzione, quando cioè ricorrere a quel colpo era la tattica più evidente.
Il gruppo degli infrequenti ha colpito 22 palle corte, sbagliandone solo due. Non solo 9 sono state vincenti, ma i risultati complessivi sono stati altrettanto positivi, perché hanno vinto 14 di quei colpi (il 63.6%). Se togliamo i numeri del gruppo degli infrequenti dal conteggio totale, i giocatori dalla palla corta facile hanno vinto appena il 53.4% dei punti in cui hanno utilizzato quella tattica.
Il 53.4% non è terribile, tutto sommato se si vincono il 53.4% dei punti di una partita, si vince poi quasi sempre anche la partita. Tuttavia, il punto in cui ha senso giocare una palla corta non è il tipico punto medio. Di solito, il giocatore che gioca la palla corta ha una posizione in campo migliore del suo avversario, il quale può trovarsi sbilanciato o molto dietro la linea di fondo.
A volte può non essere la soluzione più efficace
Non è sempre questo il caso, specialmente quando il giocatore decide di giocare la palla corta semplicemente per cercare di concludere il punto, o perché ha perso improvvisamente lucidità. Nella maggior parte delle situazioni però, il giocatore che gioca la palla corta ha un vantaggio così evidente in termini di posizione in campo che una tattica più comune, come ad esempio un colpo aggressivo durante lo scambio seguito magari da un approccio a rete, sarebbe una soluzione più efficace.
C’è un’altra considerazione che esula dal contesto di uno specifico punto. Un giocatore che non riesce a raggiungere una palla corta probabilmente terrà a memoria il punto perso per uno o due game successivi, giocando leggermente più vicino alla linea di fondo, alterando anche nel processo la sua predisposizione di gioco. È possibile che si verifichi un effetto duraturo favorevole al giocatore che ricorre abitualmente alla palla corta.
Ma tra le 4 palle corte di Gonzalez e le 23 di Volandri durante la finale, il vantaggio marginale di ogni palla corta addizionale deve esaurirsi. Trovo difficile pensare che una palla corta per game abbia effetti strategici più duraturi di una palla corta ogni tre game. Se così fosse, Volandri ha colpito 13 o 14 palle corte in più di quanto avrebbe dovuto. Perciò, in circa l’8% dei 162 punti della finale, Volandri ha sprecato un vantaggio di posizione giocando un colpo dal 50% di probabilità di successo.
L’effetto ricaduta
Più dati a disposizione possono dare sicuramente una migliore visione d’insieme della tattica della palla corta sulla terra. Si potrebbe riuscire a determinare se esiste veramente un “effetto ricaduta” a seguito di una palla corta vincente e, se è questo il caso, quante palle corte servono per raccoglierne i benefici. Fino a quel momento, è giusto chiedersi se le palle corte valgono il loro rischio, specialmente quando ci sono a disposizione alternative a ben più alta percentuale realizzativa. ◼︎