Pubblicato il 29 marzo 2012 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Ora che Rafael Nadal si è dimesso dal comitato giocatori dell’ATP – a quanto pare perché la sua proposta di modifica del sistema di classifica su due anni non ha avuto un serio riscontro – è probabile che sentiremo parlare ancora di questa modalità alternativa.
Presumibilmente, il metodo suggerito da Nadal dovrebbe considerare i risultati delle ultime 104 settimane (due anni appunto) invece che le attuali 52, senza l’aggiunta, per quanto é dato sapere, di ulteriori modifiche. Se così fosse, il resto del comitato (e l’ATP in generale) fa bene a non dare seguito alla proposta di Nadal. Il danno per il tennis infatti sarebbe molto rilevante a fronte di benefici marginali, riducendo drasticamente le possibilità di ascesa dei giocatori più giovani e apportando pochi cambiamenti per quelli già in cima alla classifica.
Qual è lo scopo di un particolare sistema di classifica?
L’interrogativo di fondo riguarda lo scopo per cui viene adottato un particolare sistema di classifica. Se l’obiettivo è quello di premiare le prestazioni passate, un sistema su due anni può essere funzionale. Se l’obiettivo invece è quello di compilare una classifica dei giocatori rispetto al loro livello di gioco del momento, considerare un torneo di 22 mesi fa allo stesso modo di un torneo della settimana scorsa è chiaramente privo di senso.
Prendiamo la classifica attualmente in uso. Assegnando lo stesso peso ai tornei delle ultime 52 settimane (con più punti per i tornei più importanti naturalmente) la classifica di un giocatore è la media di quanto ha giocato bene durante le ultime 52 settimane o, in altre parole, è una stima di quanto quel giocatore fosse in forma 26 settimane fa. Per la maggior parte dei giocatori, questa è un’approssimazione valida del loro livello di forma del momento. Se si dovesse passare a un sistema su due anni, la classifica restituirebbe una stima del livello di forma dei giocatori risalente a un anno fa…
Effetti negativi sui giovani
I giocatori che più ne ne subirebbero gli effetti negativi sono i giovani (o qualsiasi altro giocatore, in realtà) in ascesa. Anche nel sistema corrente, la classifica impiega del tempo prima di riflettere pienamente lo stato di forma di stelle nascenti come Bernard Tomic o Milos Raonic. Quando Raonic ha messo insieme degli ottimi risultati all’inizio del 2011, la classifica teneva ancora in considerazione i punti ottenuti nei tornei Challenger dell’anno prima. In un sistema su due anni, i risultati più recenti di Ranoic varrebbero ancora meno. Gli servirebbe il doppio del tempo per consolidare la sua classifica.
Benefici per i giocatori già affermati in declino o infortunati
I giocatori che di fatto trarrebbero benefici sono, naturalmente, quelli del tipo opposto, cioè giocatori già affermati in declino o infortunati. Se un giocatore continua ad avere un ottimo stato di forma, come nel caso di Novak Djokovic, Nadal stesso, Roger Federer o Andy Murray che sono sempre tra i primi quattro, il sistema di classifica adottato non è così rilevante. Lo diventa invece per i giocatori che hanno giocato bene nel periodo tra 104 e 52 settimane fa e non hanno fatto granché successivamente. Tra questi ci sono al momento giocatori infortunati come Robin Soderling, e giocatori in declino come Andy Roddick e Fernando Verdasco.
È giusto che Roddick e Verdasco continuino a beneficiare dei risultati ottenuti nel 2010? Almeno per me, la risposta è decisamente “no”. Seppur in uno stato di forma negativo, Roddick comunque sarà testa di serie al Roland Garros 2012. Merita più di questo?
Il caso di Soderling
Soderling invece? Non ha più giocato da giugno ed è sceso al 30esimo posto della classifica. A meno che non riprenda nei prossimi 3 mesi, uscirà anche dalla lista infortunati. Se c’è un caso per il quale il sistema di Nadal può valere, è il suo. Ma l’ATP ha già in adozione due metodi per proteggere giocatori nella situazione di Soderling: la classifica protetta (protected ranking o PR) e le wild card, cioè gli inviti dagli organizzatori dei tornei.
I giocatori infortunati per un certo periodo di tempo possono usare la loro PR (che equivale alla loro classifica dell’ultima volta in cui hanno giocato) per accedere al tabellone principale di uno specifico numero di tornei. Fino a poco tempo fa, Tommy Haas continuava a utilizzare la PR di 20. Soderling avrebbe una PR che gli permetterebbe di partecipare a un sufficiente numero di tornei per ricostruire la sua classifica, sempre nell’ipotesi che si ripresenti con una forma simile a quella che aveva prima dell’infortunio.
Protected Ranking o Wild Card
Naturalmente, ci sono anche le wild card. Se Soderling dovesse ritornare a giocare, anche nel caso in cui non abbia una classifica, ogni torneo di livello 250 o 500 gli darebbe una wild card senza pensarci troppo. Questo rende la PR ancora più importante di quanto l’ATP avesse in mente: Haas ad esempio ha potuto mantenere la PR di 20 così a lungo perché ha ricevuto diverse wild card, potendo così risparmiarla per quando gli è effettivamente servita.
L’unico svantaggio della PR o delle wild card è che i giocatori non ricevono la testa di serie. Ma dopo essere stato fuori dal circuito per un anno, è giusto che a un giocatore sia garantito il passaggio al terzo turno? Faccio fatica a crederlo. E se dovesse essere un elemento così importante, forse giocatori come Soderling potrebbero ricevere la testa di serie più bassa (tipo la numero 32 all’Indian Wells Masters, al Miami Masters o negli Slam) due delle volte in cui utilizzano la loro classifica protetta.
In sintesi: un sistema semplice su due anni rallenterebbe l’ascesa delle giovani promesse, costringendole a doversi imporre per un periodo due volte più lungo di quello necessario nella classifica attuale. Non avrebbe invece effetti negativi sui giocatori che continuano ad avere un ottimo stato di forma. Aiuterebbe i giocatori in declino che probabilmente non hanno bisogno di essere aiutati. I giocatori di più alta classifica di rientro da un infortunio non farebbero fatica a partecipare a tornei perché il metodo proposto da Nadal darebbe loro una testa di serie.
Assegnare importanza diversa ai risultati
Se ve lo steste chiedendo, anche il mio sistema di classifica per pronosticare i tornei usa due anni di risultati. È fondamentale però distinguere tra l’utilizzo di due anni di risultati (accettabile) e assegnare lo stesso peso a tutti i risultati (inaccettabile).
Il problema maggiore con la classifica ATP – che diventerebbe ancora più grande con un sistema come quello di Nadal – è che attribuisce la stessa importanza a tornei giocati tempo fa e a tornei giocati molto recentemente. Il vincitore dell’Indian Wells Masters 2012 ha 1000 punti che valgono per la sua classifica, il vincitore del Miami Masters 2011 ha 1000 punti che valgono per la sua classifica. Il vincitore dell’Indian Wells Masters 2011 ha..beh..0 punti che valgono per la sua classifica.
Le prestazioni di un giocatore risalenti a 18 o 20 mesi fa hanno un certo valore predittivo, ma sicuramente non lo stesso delle sue più recenti prestazioni. A parziale supporto del sistema di Nadal, questo è particolarmente vero per i giocatori che rientrano da un infortunio. Il mio sistema non ha mai tolto Juan Martin Del Potro dalle prime dieci posizioni o giù di li, mentre con un sistema a un anno la classifica ATP lo ha visto uscire ben oltre la 100esima posizione.
Distinzione tra passato prossimo e recente diventa fondamentale
Se si utilizzano i risultati di due anni, è assolutamente imperativo distinguere tra risultati passati e risultati più recenti. In realtà, un approccio di questo tipo migliorerebbe anche il sistema su 52 settimane. Il mio algoritmo assegna un peso ai risultati di un anno fa di circa la metà di quello per i risultati della settimana scorsa e di circa un quarto ai risultati di due anni fa. L’assegnazione di pesi non è semplice e così impostata non andrebbe bene per la classifica ATP, che deve essere facilmente compresa sia dai giocatori che dagli appassionati. Ma sicuramente indica un direzione per soluzioni più semplici che potrebbero funzionare. ◼︎